Il 16 febbraio, ospite a Cartabianca su Rai 3, il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti si è difeso dalle critiche degli ultimi giorni, che accusavano il suo partito di aver dato poco spazio alle donne nella formazione del governo Draghi. Nel nuovo esecutivo il Pd ha ottenuto tre ministeri e questi sono stati tutti assegnati a uomini: Andrea Orlando al Lavoro, Lorenzo Guerini alla Difesa e Dario Franceschini ai Beni culturali.

Secondo Zingaretti, queste critiche sono malposte perché il Pd avrebbe (min. 12:43) «in tutti gli organismi, esecutivi ed elettivi, la parità di genere».

Abbiamo verificato e il segretario del Pd ha fatto un’affermazione scorretta, e non di poco. Al netto delle legittime valutazioni di carattere politico, non è vero che tutti gli organismi del Pd hanno metà dei membri donne e metà uomini. Vediamo nel dettaglio.

La parità di genere nel Pd

La struttura del Partito democratico – la «Squadra», come la chiama il sito ufficiale del partito – è parecchio articolata ed è composta da una serie di organismi con funzioni diverse. Al vertice ci sono segreteria e presidenza.

Presidenza e segreteria nazionale

Il segretario e il vicesegretario del Partito democratico sono entrambi uomini, Nicola Zingaretti e il neoministro Andrea Orlando. La presidenza del partito è invece composta esclusivamente da donne, con la presidente Valentina Cuppi e le due vicepresidenti Anna Ascani e Debora Serracchiani.

C’è poi la segreteria nazionale, che in base allo statuto del Pd (approvato a novembre 2019) è l’organo collegiale con funzioni esecutive che collabora con il segretario. Lo statuto dice che «la sua composizione dovrà sempre rispettare la parità di genere». È l’unico organismo a cui è imposta esplicitamente questa condizione, anche se lo statuto stabilisce (art. 3) anche che il Pd «assicura, a tutti i livelli, la presenza paritaria di donne e di uomini negli organismi di garanzia e nei suoi organismi esecutivi».

Ma nella pratica la regola non sembra applicata. Secondo quanto riporta il sito ufficiale del partito, la divisione tra i membri della segreteria nazionale nominata da Zingaretti a febbraio 2020 non rispetta la parità di genere imposta dallo statuto. Gli uomini sono infatti 13 (15 se si contano anche Zingaretti e Orlano), mentre le donne 10.

Abbiamo contattato l’ufficio stampa del Pd e ci è stato detto che la lista dei membri della Segreteria nazionale presente sul sito non è aggiornata, perché mancano i nomi dell’ex ministra Paola De Micheli e di Valentina Cuppi. Il conto resterebbe però leggermente a favore degli uomini, con 13 membri a 12 (15 a 12 contando anche Orlando e Zingaretti).

Direzione e assemblea nazionale

La Direzione nazionale del partito, in base allo statuto, è l’organo di «esecuzione degli indirizzi dell’Assemblea nazionale ed è organo d’indirizzo politico». È composto da sessanta membri eletti dall’Assemblea nazionale con metodo proporzionale; quattro eletti dai delegati all’Assemblea nazionale della Circoscrizione estero; e sessanta indicati dai livelli regionali. A questi va aggiunta tutta un’altra serie di membri di diritto, che va dai segretari regionali al segretario e al vicesegretario nazionale.

Nel complesso, in base ai dati aggiornati a febbraio 2020, la Direzione nazionale del Pd conta più di 210 membri. Oltre il 60 per cento di questi sono uomini. Una percentuale simile è presente anche nell’Assemblea nazionale – che esprime indirizzi sulla politica del partito attraverso il voto di mozioni, ordini del giorno, risoluzioni – dove su quasi 1.160 membri, circa il 57 per cento è composto da uomini.

Altri organismi

Ci sono poi alcuni organismi collaterali, che concorrono alla gestione del partito.

I 29 Dipartimenti affiancano il lavoro della segreteria su varie questioni, dalla cooperazione internazionale alle politiche per lo sport, passando per le crisi industriali. Qui gli uomini sono 15 e le donne 14, mentre i due Forum tematici su salute e società digitale hanno un uomo e una donna. Nella voce “Altri incarichi” rientrano invece sette vice-responsabili, con cinque uomini e due donne.

Anche il Comitato di tesoreria – che supervisiona la gestione finanziaria del partito – ha una prevalenza di uomini, cinque contando il tesoriere Walter Verini, rispetto a due donne.

La parità di genere non è rispettata neppure nell’Esecutivo delle funzioni politiche e istituzionali, che racchiude membri con ruoli politici di primo piano nel partito (per esempio, ministri o capigruppo). Anche qui, in base alla lista presente sul sito del Pd (ancora da aggiornare con il nuovo governo), gli uomini sono la maggioranza: 13 contro quattro donne.

La Commissione di garanzia svolge invece la funzione di commissione nazionale per i vari congressi regionali del partito. I suoi membri sono sei uomini e tre donne.

Infine anche nella rappresentanza a livello territoriale la parità di genere non è rispettata: su 21 segretari regionali, soltanto tre sono donne.

Il verdetto

Secondo il segretario Nicola Zingaretti, il Partito democratico rispetta la parità di genere «in tutti gli organismi, esecutivi ed elettivi, la parità di genere». Abbiamo verificato e quello che dice Zingaretti non è corretto.

È vero che la presidenza del Pd è interamente femminile e che la segreteria nazionale, non contando Zingaretti e il suo vice Orlando, per poco non raggiunge la parità tra donne e uomini – rispettivamente 12 e 13 – ma tutti gli altri organismi del partito hanno una maggiore presenza maschile rispetto a quella femminile. “Pinocchio andante” per il segretario.