Il garante del M5s Beppe Grillo la sera del 9 febbraio ha pubblicato sul suo blog un video in cui fa un’apertura nei confronti del presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, e rinvia il voto degli iscritti alla piattaforma Rousseau a quando saranno più chiare le intenzioni e i programmi dell’ex governatore della Bce.

Tra le altre cose Grillo ha detto di aver proposto a Draghi «una cosa che succede in Spagna, in Francia, nel mondo, in Cina, da tutte le parti», cioè la creazione di «un Ministero della transizione ecologica sostenibile». Dove, secondo Grillo, «il Ministero della Finanza, dell’Economia sostenibile, insieme al Ministero dell’Ambiente e a quello dell’Energia convergono» allo scopo di filtrare «tutti gli investimenti futuri di questo Paese».

In Italia esistono il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, e le competenze relative all’energia sono attribuite al Ministero dello Sviluppo economico.

Abbiamo verificato se in Spagna, in Francia e in Cina – lasciamo da parte il resto del mondo – esistono in effetti ministeri della transizione ecologica sostenibile, con le funzioni indicate da Grillo, e diciamo che il fondatore del M5s semplifica molto e commette alcuni errori.

Spagna: il Ministerio para la Transición Ecológica y el Reto Demográfico

In Spagna nel 2018 è stato creato un Ministerio para la Transición Ecológica, successivamente diventato l’attuale Ministerio para la Transición Ecológica y el Reto Demográfico (Ministero per la transizione ecologica e la sfida demografica). La titolare del dicastero è al momento Teresa Ribera Rodriguez.

Come si legge nella legge che lo istituì nel 2018 – la parte sulla demografia venne aggiunta successivamente – il Ministero per la Transizione ecologica «è responsabile della proposta e dell’attuazione della politica del governo in materia di energia e ambiente per la transizione verso un modello produttivo e sociale più ecologico».

Anche secondo la normativa spagnola più recente (il regio decreto 125 del 5 maggio 2020) al Ministero, nella sua conformazione attuale, è attribuita la competenza in materia di ambiente ed energia e dalla normativa si capisce che questa vada in effetti a influire, in parte, anche nell’ambito dell’economia. L’economia è comunque primariamente affidata al Ministerio de Asuntos Económicos y Transformación Digital, oggi guidato da Nadia Calviño Santamaría.

Non risulta che «tutti gli investimenti» che avvengono in Spagna debbano per forza avere il via libera da parte del Ministero per la transizione ecologica.

Francia: il Ministère de la Transition écologique et solidaire

Anche in Francia esiste un Ministère de la Transition écologique et solidaire (Ministero della transizione ecologica e solidale) e il ruolo di ministra è oggi occupato da Barbara Pompili.

In base alla normativa francese questo dicastero «prepara e attua la politica del governo nei settori dello sviluppo sostenibile, dell’ambiente, in particolare della protezione e del miglioramento della natura e della biodiversità, delle tecnologie verdi, dell’energia e della transizione energetica». Inoltre «è responsabile della promozione e dello sviluppo dell’economia sociale e solidale».

L’attribuzione delle competenze in ambito energetico, oltre che ambientale, risale al 2017.

Anche in questo caso, come in quello spagnolo, l’esistenza di competenze che coinvolgono l’ambito economico non significa che l’economia sia attribuita in modo preponderante a questo Ministero. Anche in Francia infatti esiste un apposito Ministero dell’Economia (Ministère de l’Économie, des Finances et de la Relance), oggi guidato da Bruno Le Maire.

Infine anche in Francia non risulta che qualsiasi investimento debba essere approvato dal Ministero della transizione ecologica e solidale.

E la Cina?

Non ci risulta che in Cina ci sia un Ministero per la transizione ecologica. Dal 2018 esiste un Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente, ma un dicastero simile esiste in Italia fin dagli anni Ottanta.

Inoltre, come fanno notare alcuni osservatori, il fatto che il tema dell’ambiente sia stato sottratto al potente dicastero della programmazione economica cinese fa temere che in futuro possa non ricevere l’attenzione e i fondi necessari.

Anche la materia dell’energia, inoltre, è affidata a un ente a sé stante, che non risponde al Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente.

È vero, come riportano gli esperti, che negli ultimi anni la dirigenza del partito comunista cinese abbia compreso l’importanza della questione ambientale e alcuni passi siano stati mossi nella direzione di uno sviluppo meno dannoso per l’ambiente, ma le criticità restano molte e sembra azzardato indicare – come fa Grillo – in Pechino un esempio da seguire.

Il verdetto

Il garante del M5s Beppe Grillo il 9 febbraio ha detto che in Francia, in Spagna e in Cina – e addirittura «da tutte le parti» – esiste un Ministero per la Transizione ecologica. Secondo l’ex comico anche l’Italia dovrebbe ispirarsi agli esempi stranieri, dando a un ministero con quel nome il ruolo di filtrare tutti gli investimenti futuri, facendo da cabina di regia per i ministeri dell’Economia, dell’Ambiente e dello Sviluppo economico (che ha le competenze legate all’energia).

In ogni caso, è vero che in Spagna e Francia esistano dei ministeri denominati “per la transizione ecologica” (a volte anche con altre competenze associate), mentre non ci risulta un ministero analogo per la Cina. Sia nel caso spagnolo che francese le competenze in ambito energetico sono attribuite a questi ministeri, mentre l’economia rimane principalmente affidata agli omonimi dicasteri.

Infine non ci risulta che in nessuno dei casi citati i ministeri della transizione ecologica abbiano il potere di approvare o vietare «tutti gli investimenti» nei rispettivi Paesi.

Nel complesso per Grillo possiamo dire un “Nì”.