Il 18 gennaio, nella sua replica al dibattito alla Camera, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha rivendicato un successo del suo governo, dicendo che le immatricolazioni nelle università del Sud Italia «per la prima volta» sono cresciute, invertendo i «segni negativi» del passato. Anche il giorno dopo, nel suo discorso al Senato, Conte ha riportato una frase simile.

Ma è davvero così? Abbiamo verificato che cosa dicono i numeri e Conte esagera.

I dati sulle immatricolazioni

Sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca è disponibile un database (qui consultabile e scaricabile) con le statistiche sugli immatricolati agli atenei universitari – pubblici e privati – aggiornate a gennaio 2020-2021. Questi dati ci dicono quante persone si sono iscritte per la prima volta all’università, a partire dall’anno accademico 2010-2011. La fonte dei numeri è l’Ans, ossia l’Anagrafe nazionale degli studenti e dei laureati.

Vediamo le cifre dell’anno accademico in corso, quello a cui ha fatto riferimento Conte, guardando nello specifico ai numeri degli atenei nelle otto regioni del Sud e delle Isole: Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.

Qui nell’a.a. 2020-2021, in base ai dati più aggiornati, le immatricolazioni sono state 89.293, mentre nello scorso anno accademico 2019-2020 erano state 89.990, ossia qualche centinaio in più. Sembrerebbe dunque che, durante il governo Conte II (in carica dal settembre 2019) ci sia stato un piccolo calo.

In realtà è presto per trarre conclusioni: i dati del 2020-2021 sono ancora provvisori. Secondo quanto hanno riportato fonti stampa a fine novembre 2020, lo scorso autunno gli atenei del Sud avrebbero raccolto dati molto incoraggianti, nonostante la crisi causata dal coronavirus.

Dunque, un confronto sui dati di quest’anno è ancora prematuro. Nel caso fosse confermato il sorpasso rispetto all’a.a. 2019-2020, sarebbe davvero una sorta di record, come rivendicato da Conte? In breve, la risposta è no.

Dall’anno accademico 2010-2011 a quello 2015-2016 c’è stato un calo costante, di anno in anno, delle immatricolazioni negli atenei delle otto regioni prese in analisi. Dieci anni fa gli immatricolati alle università del Mezzogiorno erano stati 93.390, arrivati a 79.530 cinque anni dopo.

Nell’anno accademico 2016-2017 c’è stata una risalita, fino a 84.915, numero rimasto pressoché costante nell’a.a. 2017-2018 (84.352 immatricolati). Sia nell’a.a. 2018-2019 che in quello 2019-2020 c’è stata poi una crescita, con rispettivamente 88.610 e 89.990 immatricolati.

Se anche togliamo le Isole (Sicilia e Sardegna), un eventuale aumento dell’a.a. 2020-2021 tra gli iscritti in quelle restanti non sarebbe un primato. Una crescita degli immatricolati in Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria c’è stata anche di recente, negli anni accademici 2015-2016 e 2018-2o19 (nell’a.a. 2013-2014 l’aumento è stato di poche unità).

Il verdetto

Secondo Giuseppe Conte, «per la prima volta» nell’anno accademico 2020-2021 le università del Sud Italia hanno registrato un aumento delle immatricolazioni. Abbiamo analizzato quali sono i numeri e il presidente del Consiglio esagera.

In base ai dati ministeriali, nell’a.a. 2020-2021 ci sono state quasi 89.300 immatricolazioni, un numero di poco inferiore a quello dell’a.a. 2019-2020, ma si tratta di dati provvisori. È molto probabile che i numeri potranno essere superiori una volta consolidati.

La crescita non sarebbe però un inedito: le immatricolazioni alle università del Sud hanno avuto un calo costante dall’a.a. 2010-2011 all’a.a. 2015-2016, ma in almeno tre occasioni un aumento c’è stato.

In conclusione, Conte si merita un “Pinocchio andante”.