Il 9 dicembre, Gian Marco Centinaio, senatore della Lega ed ex ministro delle Politiche agricole e del Turismo, ha scritto su Facebook che dei 196 miliardi a disposizione con il Recovery plan il governo ne ha previsti «solo 3 per cultura e turismo». Con il commento, il senatore leghista ha postato un’immagine con una sua citazione virgolettata in cui si legge che il turismo è un settore «capace da solo di garantire il 13 per cento del Pil».

Abbiamo verificato e il dato riportato dal senatore leghista sul Recovery plan è corretto, mentre la stima dell’impatto del turismo è un po’ generosa. Vediamo i dettagli.

Il Piano di ripresa e il turismo

Come abbiamo spiegato di recente, dopo mesi di riservatezza in cui del Recovery plan italiano si conoscevano solo le linee guida e poco altro, nei giorni passati è trapelata una bozza del “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, aggiornata al 6 dicembre 2020. Oltre a descrivere le missioni su cui l’Italia punterà per il rilancio dell’economia nei prossimi anni, il documento contiene un’informazione chiave finora mancante: la suddivisione delle risorse.

Ricordiamo che cos’è questo piano: per beneficiare dei fondi del Recovery and resilience facility – la parte più consistente del Next Generation Eu, il fondo per la ripresa da 750 miliardi di euro – gli Stati membri dovranno presentare i propri piani nazionali (qui la guida della Commissione europea per la stesura dei piani). I programmi devono individuare obiettivi di investimento e di riforma sulla base dei criteri suggeriti dall’Ue. La scadenza per la presentazione di questi piani, come si legge sul sito della Commissione Ue, è il 30 aprile 2021.

Come riassume la bozza, l’Italia nel periodo 2021-26 «potrà accedere a circa 65,4 miliardi di euro di sovvenzioni e 127,6 miliardi di euro di prestiti», per un totale di 193 miliardi finanziati dal Recovery and resilience facility, che salgono a circa 209 miliardi se si considerano anche le altre voci del Next Generation Eu destinate al nostro Paese. Secondo le ultime stime ufficiose i miliardi provenienti dal Recovery and resilience facility potrebbero essere un po’ di più, intorno a 196.

Il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” si articolerà in sei “missioni”: 1) digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; 2) rivoluzione verde e transizione ecologica; 3) infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4) istruzione e ricerca; 5) parità di genere, coesione sociale e territoriale; 6) salute.

“Cultura e turismo” rientrano nella missione sulla digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, a cui sono assegnati in totale 48,7 miliardi di euro. Di questi, 3,1 sono previsti per la «componente» (così si chiamano i sottogruppi delle missioni all’interno del documento) “cultura e turismo”. Le fette più corpose in questa missione spettano alla “digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella pubblica amministrazione” (10,1 miliardi) e soprattutto alla voce “innovazione, competitività digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione” (35,5 miliardi).

Centinaio cita dunque un dato corretto sulle risorse destinate al turismo dal Recovery plan italiano, peraltro in condivisione con la cultura.

Quanto vale il turismo per il Pil italiano

Secondo l’ex ministro Centinaio, il settore turistico è «capace da solo di garantire il 13 per cento del Pil».

La percentuale fornita dal senatore leghista è esagerata. Secondo un report dell’Istat di giugno 2020, riferito a dati del 2017, il turismo in Italia produce il 6 per cento del Pil nazionale. Si tratta della ricchezza generata direttamente dalle attività turistiche. Queste, però, influiscono positivamente anche su altri settori.

Il World Trade and Tourism Council, un’associazione globale degli operatori del settore turistico, ha stimato che nel 2017 l’impatto complessivo del turismo sul Pil italiano sia stato del 13 per cento. Questa cifra tiene conto degli effetti “indiretti” del settore turistico (forniture di beni e servizi) e di quelli “indotti” (i consumi dei lavoratori).

Centinaio riporta quindi una percentuale esagerata. È eccessivo dire che il turismo possa garantire da solo il 13 per cento del Pil – la stima Istat è di circa la metà – ma secondo altre stime è corretto dire che il settore incida sul Prodotto interno lordo nazionale nel complesso con questa percentuale.

Il verdetto

L’ex ministro delle Politiche agricole e del Turismo Gian Marco Centinaio, oggi responsabile per il settore turistico per la Lega, ha scritto su Facebook che dei 196 miliardi a disposizione con il Recovery plan il governo ne ha previsti solo 3 per cultura e turismo. Secondo il senatore leghista, il turismo è un settore «capace da solo di garantire il 13 per cento del Pil».

Abbiamo verificato e i dati riportati dal senatore leghista sono corretti, anche se la stima del peso del turismo è esagerata. Il “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, stando alla bozza aggiornata al 6 dicembre, prevede 3,1 miliardi per il turismo, in condivisione con la cultura.

È eccessivo invece dire che il turismo possa garantire da solo il 13 per cento del Pil, ma secondo una stima di settore è corretto dire che esso incida sul Prodotto interno lordo nazionale con questa percentuale.

Il senatore leghista merita quindi un “C’eri quasi”.