Il 9 dicembre la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha scritto sulla sua pagina Facebook che il governo italiano ha assegnato un terzo dei bandi per gestire l’emergenza Covid-19 «ad aziende cinesi, per un importo pari a 1,57 miliardi di euro». Questi numeri, che Meloni definisce «inquietanti», dimostrerebbero l’«assoluta dipendenza» del governo italiano dal regime di Pechino.

Al di là del commento molto netto che ne trae la leader di Fratelli d’Italia, il dato è corretto, anche se bisogna fare alcune precisazioni. Andiamo a vedere i dettagli.

Il progetto di Openpolis

Meloni sta facendo riferimento, con le sue parole, a quanto è emerso dal lavoro di approfondimento svolto dall’Osservatorio sui bandi pubblici Covid-19. Questo è un progetto di Openpolis in collaborazione con il Gran Sasso Science Institute, centro di ricerca e formazione universitaria con sede a L’Aquila. Il progetto ha esaminato i bandi con cui lo Stato o altri enti pubblici hanno comprato beni o servizi dalle aziende per far fronte alla crisi causata dalla Covid-19. Il lavoro dell’Osservatorio viene citato da un articolo de La voce del patriota che Meloni linka nel suo post e di cui mette anche uno screenshot.

Come ha sintetizzato Openpolis in un suo articolo del 9 dicembre, che presenta i dati aggiornati al 17 novembre, «dei 4,7 miliardi di euro finora aggiudicati per bandi relativi all’emergenza Covid in Italia, 1,7 miliardi (il 36,2%) è stato assegnato a imprese non italiane. Più del 90% di questi importi sono stati vinti imprese cinesi, che hanno fornito soprattutto mascherine e altri dispositivi di protezione individuale, principalmente nei primi mesi dell’emergenza».

Prima di vedere qualche altro dettaglio, bisogna notare che il progetto di Openpolis non ha la pretesa di essere esaustivo. Come si legge nelle Faq del sito dell’Osservatorio sui bandi pubblici Covid-19, il governo non fornisce tutti i dati necessari: «Il commissario Arcuri ha più volte annunciato l’imminente pubblicazione di tutti i dati sugli acquisti effettuati, ma ad oggi è un impegno disatteso». Quindi l’Osservatorio ha preso in considerazione i dati relativi a tutti i lotti pubblicati dalla Banca Dati Nazionale Contratti Pubblici (Bdncp) «che nell’oggetto del lotto o della gara hanno delle parole chiave riferibili all’emergenza Covid-19». Un singolo bando può contenere più lotti.

Un certo grado di approssimazione è insomma inevitabile (ad esempio nella Bdncp non compaiono i lotti con valore inferiore ai 40 mila euro). Ma torniamo ai dati elaborati da Openpolis.

I miliardi di contratti ottenuti dalla Cina

Come abbiamo detto, i bandi relativi all’emergenza Covid-19 aggiudicati ammontano al 17 novembre 2020 – secondo i calcoli dell’Osservatorio sui bandi pubblici Covid-19 – a 4,7 miliardi di euro circa. Sono esclusi dal conteggio 740 milioni e rotti di lotti inclusi in “accordi quadro”, cioè in procedure contrattuali avviate ma ancora non concluse. Ci sono poi altri otto miliardi e mezzo abbondanti di lotti messi a gara ma non ancora aggiudicati (il totale, tra aggiudicati e non, è pari a 14,13 miliardi di euro).

Di questi 4,7 miliardi, alle aziende cinesi sono andati oltre 1,57 miliardi di euro, cioè il 33,4 per cento del totale, «un terzo» come correttamente riportato da Meloni.

Le aziende cinesi, sempre secondo quanto riferisce Openpolis, hanno vinto pochi lotti ma molto grandi e soprattutto a inizio pandemia, quando il sistema italiano era impreparato ad affrontare la domanda in particolare di mascherine e di altri dispositivi di protezione individuale (Dpi).

La top 3

Se andiamo a vedere la classifica delle aziende vincitrici infatti, nelle prime tre posizioni troviamo la multinazionale cinese produttrice di mascherine Luokai Trade (Yongjia) Co. Ltd, che con due bandi vinti ottiene 634 milioni di euro; la Wenzhou Light Industrial Products Arts & Crafts Imp & Exp Co. Ltd, azienda cinese di import/export, che con tre lotti vinti – sempre per la fornitura di mascherine e altri Dpi – ottiene 590 milioni di euro; e la Byd Auto Industry Company Limited, azienda cinese di autovetture ma che in questo caso ha, di nuovo, fornito mascherine, con 5 lotti vinti per oltre 265 milioni di euro.

Sommando queste tre sole aziende cinesi si arriva a quasi 1,5 miliardi di euro degli 1,57 complessivi.

Il ruolo del governo italiano

In tutti e tre i casi appena visti il soggetto appaltante è riconducibile direttamente al governo, o tramite il Commissario straordinario all’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri o (solo per il terzo caso e solo in parte) alla Protezione civile che fa capo dalla presidenza del Consiglio.

In tutti e tre i casi non c’è stata una gara pubblica ma un affidamento diretto o al massimo una procedura negoziata senza previa pubblicazione. In ogni caso uno strumento eccezionale rispetto alle normali regole poste a tutela della concorrenza.

Il recupero delle imprese italiane

Passata la prima fase di emergenza, in ogni caso, le aziende italiane hanno recuperato terreno mentre quelle straniere – e cinesi – hanno ridotto il loro ruolo.

«Nel periodo tra il 14 aprile e il 14 maggio 2020 gli importi banditi e vinti da aziende straniere hanno superato quelli delle imprese italiane», riporta Openpolis, mentre «dal 1 giugno al 17 novembre le aziende straniere sono passate da 1,63 a 1,71 miliardi di importi vinti, dimostrando un incremento molto modesto, a dimostrazione di un certo recupero del sistema di produzione italiano».

Il verdetto

Il 9 dicembre Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha sostenuto che il governo italiano ha assegnato un terzo dei bandi per gestire l’emergenza Covid-19 «ad aziende cinesi, per un importo pari a 1,57 miliardi di euro».

L’affermazione si basa sul lavoro di ricerca e approfondimento condotto da Openpolis in collaborazione con il Gran Sasso Science Institute, in assenza di una pubblicazione esaustiva dei dati da parte del governo, che potrebbe ridurre qualche margine di incertezza. Abbiamo fatto quindi anche noi affidamento su questi dati che, controllati a campione, ci risultano attendibili. Al netto di queste precisazioni, la affermazione di Meloni è corretta.

Al 17 novembre, dati più aggiornati, risultano aggiudicati contratti per un valore pari a 4,7 miliardi di euro, la grande maggioranza ad aziende italiane. Tra le aziende straniere quelle cinesi rappresentano poi la grandissima maggioranza, con 1,57 miliardi di euro, un terzo del totale appena visto.

Tre aziende cinesi da sole pesano per circa 1,5 miliardi, sono tutte fornitrici di mascherine e Dpi, hanno stipulato contratti col commissario straordinario Arcuri – e in piccola parte con la Protezione civile, in ogni caso comunque con organi riconducibili al governo – tramite procedure emergenziali.

Nel complesso, dunque, per Meloni un “Vero”.