Il 30 novembre l’ex presidente della Camera Laura Boldrini si è chiesta sui social che cosa ci sia di sbagliato nel «proporre un contributo di solidarietà da parte di chi ha di più».

Le parole di Boldrini si inseriscono nel dibattito di questi giorni su un emendamento alla legge di Bilancio per il 2021 – ora all’esame della Camera – con cui alcuni parlamentari hanno proposto di introdurre una nuova tassa sui patrimoni oltre il mezzo milione di euro. A sostegno della sua posizione, la deputata del Pd ha citato i casi di Spagna e Belgio, che secondo Boldrini avrebbero proposto un’imposta sulle «grandi ricchezze».

Ma quanto sta succedendo in questi due Paesi europei è simile al dibattito che c’è oggi in Italia? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza, partendo dall’uso dei termini più ricorrenti in questi giorni.

Di che cosa stiamo parlando

Quando si parla di “patrimoniale”, il rischio di fare confusione è molto alto. Secondo una definizione generica del termine, un’imposta patrimoniale è un qualsiasi tributo calcolato in base al patrimonio complessivo del contribuente (e non al suo reddito).

L’Imu, ovvero l’imposta municipale su case e fabbricati, è ad esempio una patrimoniale, come molte altre. Secondo alcuni, anche le tasse sui rifiuti sarebbero delle vere e proprie patrimoniali, essendo per lo più calcolate sulla grandezza dell’immobile in cui vive un contribuente.

Nel dibattito pubblico e politico, quando si usa il termine “patrimoniale”, il riferimento ricorrente è a un’imposta sul patrimonio inteso come “ricchezza netta” (la net wealth, come sottolinea un rapporto Ocse del 2018), ossia la ricchezza totale di un contribuente, sia finanziaria che non, al netto delle passività, come i debiti. Prendiamo il dibattito di questi giorni.

Tra gli emendamenti alla legge di Bilancio per il 2021 – ora in discussione alla Commissione Bilancio della Camera – ce n’è uno, firmato tra gli altri da Nicola Fratoianni (Leu) e Matteo Orfini (Pd), che propone di introdurre dal 1° gennaio 2021 un’imposta sui grandi patrimoni la cui base imponibile superi i 500 mila euro. In questo caso l’imposta verterebbe sulla ricchezza del contribuente, al netto dei suoi debiti.

L’aliquota andrebbe dallo 0,2 per cento, per i patrimoni tra 500 mila e un milione di euro, al 2 per cento per i patrimoni oltre i 50 milioni di euro (solo per il 2021 sarebbe prevista un’aliquota del 3 per cento per patrimoni superiori al miliardo di euro). Questa imposta patrimoniale – che con ogni probabilità non avrà il voto favorevole della commissione – andrebbe a sostituire l’Imu e l’imposta di bollo sui conti correnti e di deposito titoli.

Bisogna fare attenzione a paragonare una patrimoniale di questo tipo a un «contributo di solidarietà» – quello a cui ha fatto riferimento Boldrini. Sempre per quanto riguarda la legge di Bilancio per il 2021, è stato infatti presentato da Leu un emendamento – non ancora pubblico, ma visionato da Pagella Politica – con cui si propone di introdurre «un contributo di solidarietà per le grandi ricchezze».

In questo caso, la proposta – che ha ricevuto molta poca attenzione mediatica – è quella di tassare con un’aliquota dell’1 per cento le ricchezze nette superiori a 1,5 milioni di euro, soltanto per l’anno 2021, «per attuare politiche sociali atte a contrastare gli effetti prodotti dalla crisi determinata dalla pandemia Covid-19». Un elemento così specifico all’emergenza in corso non è presente nell’emendamento Fratoianni-Orfini, che puntano a una modifica più strutturale del sistema tributario italiano.

I “contributi di solidarietà” sono di solito considerati come interventi una tantum, e non strutturali. A volte questi contributi di solidarietà sono commisurati ai patrimoni – sono insomma delle patrimoniali. Si pensi, per esempio, al prelievo forzoso fatto dal governo Amato nel 1992: era stata una misura eccezionale, ma che aveva colpito i patrimoni dei contribuenti.

Già nel 2011 un «contributo di solidarietà» era stato introdotto dal centrodestra, dall’ultimo governo Berlusconi, durante la crisi economica di quel periodo. In quel caso però l’aumento delle tasse riguardava il reddito, e non la ricchezza (non era insomma una patrimoniale).

Ricapitolando: anche se spesso sono utilizzati come sinonimi, “patrimoniale” e “contributo di solidarietà” possono fare riferimento a cose ben diverse tra loro. Ma al di là di queste distinzioni, il loro obiettivo è lo stesso: fare pagare di più a «chi ha di più». In Spagna e Belgio sono davvero arrivate proposte in questa direzione, come ha scritto Boldrini sui social? La risposta è sì, ma vanno fatte delle distinzioni. Partiamo dalla Spagna.

L’aumento dell’imposta spagnola sui patrimoni

Il 27 ottobre il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez (Partito socialista) e il suo alleato e vicepresidente Pablo Iglesias (Podemos) hanno presentato i Presupuestos Generales del Estado de 2021, l’equivalente del nostro disegno di legge di Bilancio per il prossimo anno.

Tra le altre cose, la stampa spagnola ha sottolineato che il testo propone di introdurre novità in materia fiscale, per esempio aumentando alcune aliquote dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (che in Spagna si chiama Irpf, con una “e” in meno rispetto alla nostra Irpef) e sulle società.

L’articolo 66 della proposta di legge, inoltre, vuole modificare l’“Impuesto sobre el Patrimonio”, ossia l’imposta sopra i patrimoni – così come regolata da una legge del 1991 – che ha otto aliquote a partire dai patrimoni tra zero e circa 170 mila euro fino ad arrivare quelli superiori ai 10 milioni.

Solo per quest’ultimi, il testo presentato dal governo chiede di aumentare in via permanente, dal 1° gennaio 2021, l’aliquota dal 2,5 per cento attuale al 3,5 per cento.

Già a maggio scorso si era discusso sulla modifica di questa patrimoniale – con un aumento voluto soprattutto da Podemos – e ora potrebbe diventare realtà, anche se manca ancora l’approvazione del Parlamento spagnolo. La discussione sul disegno di legge di Bilancio spagnolo sta infatti entrando nel vivo proprio in questi giorni. Come hanno confermato a Pagella Politica i colleghi fact-checker di Maldita, è molto probabile che le novità fiscali saranno alla fine introdotte, ma ad oggi la certezza ancora non c’è.

Vediamo ora che cosa è successo in Belgio.

L’imposta del Belgio sui conti di deposito titoli

Lo scorso 2 novembre, come spiega il suo sito ufficiale, il Consiglio dei ministri belga – presieduto dal primo ministro liberale Alexander De Croo – ha approvato una proposta di legge, su indicazione del ministro delle Finanze Vincent Van Peteghem, per introdurre una nuova imposta annuale sui conti di deposito titoli (i conti che si aprono per investire, per esempio, in titoli finanziari).

Come riporta più nel dettaglio la Gazzetta ufficiale belga, la base imponibile di questa nuova imposta è calcolata sul valore medio degli strumenti finanziari detenuti sui conti di deposito titoli. L’aliquota indicata dal Consiglio dei ministri è dello 0,15 per cento per i conti con un valore medio superiore a un milione di euro.

Si tratta di una proposta preliminare, su cui il Consiglio di Stato belga – un organo che, tra le altre cose, ha poteri consultivi sui provvedimenti normativi – ha 30 giorni di tempo, a partire dal 4 novembre scorso, per esprimere il proprio giudizio sulla nuova imposta.

Come hanno riportato fonti stampa belghe a inizio novembre, questa tassa – che, ripetiamo, varrà per singoli conti di deposito titoli, e non contribuenti – è stata pensata dal governo De Croo come un vero e proprio «contributo di solidarietà», per raccogliere risorse economiche da destinare al sistema sanitario.

Tiriamo le somme

È vero: sia nella legge di Bilancio spagnola che in una proposta di legge belga, sono state introdotte – ma per ora non ancora approvate in via definitiva – alcune novità fiscali che potranno andare a colpire «chi ha di più».

Entrambe le proposte però – a differenza di un «contributo di solidarietà» una tantum – mirano a introdurre degli aumenti permanenti. Tra l’altro, l’imposta sul patrimonio in Spagna era già presente: l’intento del governo di Sánchez è quello di aumentarla per chi ha più di 10 milioni di euro. L’idea avanzata in Belgio, invece, inciderebbe su un elemento molto specifico, ossia i conti di deposito titoli.

Il verdetto

Secondo Laura Boldrini (Pd), Spagna e Belgio hanno proposto di introdurre un «contributo di solidarietà», e dunque non ci sarebbe nulla di sbagliato ad affrontare questo tema anche in Italia.

Al momento, nel nostro Paese sono stati presentati due emendamenti alla legge di Bilancio: uno propone di tassare con aliquote progressive i patrimoni sopra al mezzo milione di euro; l’altro di tassare una tantum – solo per il 2021 – i patrimoni sopra a 1,5 milioni. Mentre per il primo caso si è tornati a parlare di “patrimoniale”, nel secondo caso il riferimento è andato al “contributo di solidarietà”, come quello citato da Boldrini. I due termini, come abbiamo visto, non sono sinonimi.

In Spagna, il Parlamento potrebbe approvare un aumento permanente per l’imposta sul patrimonio – già in vigore nel Paese – per chi ha una ricchezza superiore ai 10 milioni di euro. In Belgio, la proposta – ancora preliminare – è quella di introdurre una nuova imposta, anche qui permanente, sui conti di deposito titoli. È vero che queste due proposte vanno nella direzione indicata da Boldrini, ma sono comunque abbastanza diverse rispetto a quelle discusse ora nel Parlamento italiano.

Per questo motivo, l’ex presidente della Camera si merita un “C’eri quasi”.