Il 25 novembre, la senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè ha scritto su Facebook che un emendamento della deputata del Pd ed ex presidente della Camera Laura Boldrini al decreto “Migranti” – con cui il governo ha modificato i decreti “Sicurezza” del primo governo Conte – permetterà agli immigrati irregolari espulsi da un giudice di fare nuovamente richiesta di asilo.

Abbiamo verificato e la dichiarazione di Santanchè è sostanzialmente corretta, con una piccola imprecisione. È infatti il contenuto del decreto a permettere la reiterazione della domanda di asilo, mentre l’emendamento di Boldrini a cui fa riferimento la senatrice di FdI si limita a rafforzare la previsione già esistente.

Vediamo che cosa prevede il decreto “Migranti” e come interviene la modifica proposta da Boldrini.

Il decreto “Migranti” e le domande “reiterate”

Il 5 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge che ha modificato alcune disposizioni contenute nei due decreti “Sicurezza” dello scorso governo Conte I, che erano stati fortemente voluti dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini (Lega).

Santanchè chiama anche questa nuova legge decreto “Sicurezza”. Qui adotteremo il titolo più diffuso di decreto “Migranti”, anche allo scopo di non fare confusione fra i due decreti “Sicurezza” (maggioranza Lega-M5s) e il nuovo decreto in materia di immigrazione (maggioranza Pd-M5s-Leu-Iv).

Come abbiamo spiegato in passato, il nuovo testo ha introdotto novità consistenti, dalla nuova protezione speciale al ripristino del sistema di accoglienza diffusa. Al momento il decreto è in fase di conversione: è già stato esaminato dalla Commissione Affari costituzionali della Camera, che è intervenuta con diverse modifiche. Il provvedimento verrà quindi approvato in questi giorni dall’aula di Montecitorio e passerà poi al Senato.

Secondo Santanchè, un emendamento di Boldrini (Pd) darà agli irregolari espulsi la possibilità di presentare una nuova domanda d’asilo. Quello che dice la senatrice di Fratelli d’Italia è vero, ma non è previsto da un emendamento della ex presidente della Camera, bensì dal decreto così com’è stato scritto dal governo.

Il decreto Migranti cambia infatti la disciplina sulle domande d’asilo reiterate (art. 2, co. 1, lett. d). La legge precedentemente in vigore – modificata dal primo decreto “Sicurezza” – prevedeva che un migrante, di cui fosse già stata decisa una prima volta l’espulsione, non potesse fare una nuova domanda d’asilo alla commissione incaricata di decidere. La domanda sarebbe infatti stata considerata automaticamente inammissibile.

Il decreto “Migranti” invece stabilisce che «se lo straniero presenta una prima domanda reiterata», anche dopo aver ricevuto un provvedimento di allontanamento, «la domanda è trasmessa con immediatezza al Presidente della Commissione territoriale competente che procede all’esame preliminare entro tre giorni e contestualmente ne dichiara l’inammissibilità ove non siano stati addotti nuovi elementi». In altri termini, con la nuova normativa, la seconda domanda del migrante a cui sia stata comunicata l’espulsione non sarà automaticamente dichiarata inammissibile, ma sarà esaminata entro tre giorni, e solo a quel punto, se necessario, dichiarata inammissibile.

Questa modifica è stata rafforzata da un emendamento presentato da Boldrini. Vediamo cosa prevede la modifica proposta dall’ex presidente della Camera e approvata dalla commissione Affari costituzionali della Camera.

L’emendamento Boldrini

Il 24 novembre la Commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato l’emendamento 2.141 firmato dalle deputate del Pd Laura Boldrini e Barbara Pollastrini. Il nuovo decreto, come abbiamo già visto, prevede che se lo straniero di cui sia già stata decretata l’espulsione presenta una seconda domanda di richiesta d’asilo, con nuovi elementi, la domanda venga trasmessa ed esaminata dalla Commissione territoriali competente entro tre giorni.

Con l’emendamento Boldrini si specifica che questo esame debba avvenire «valutati anche i rischi di respingimento diretti e indiretti».

Che cosa significa? Come si legge nel resoconto della seduta della Commissione del 24 novembre, la modifica proposta da Boldrini ha attirato dure critiche da parte delle opposizioni di centrodestra. In risposta, la deputata Boldrini ha specificato che «il riferimento alla necessità di valutare i rischi di refoulement [“respingimenti” in italiano, ndr] diretti e indiretti è contenuto nell’articolo 33 della Convenzione di Ginevra, allo scopo di apprestare un’efficace tutela all’incolumità dell’immigrato richiedente la protezione internazionale».

L’articolo 33 della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati stabilisce che «nessuno Stato contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche». Sono quindi questi i rischi di respingimento diretti o indiretti richiamati dalla deputata del Pd. Ricordiamo che l’Italia ha ratificato la Convenzione di Ginevra nel 1954.

Con la modifica introdotta dall’approvazione dell’emendamento Boldrini, la previsione già contenuta nel decreto “Migranti” viene solo rafforzata alla luce del diritto internazionale. Non solo la seconda domanda d’asilo del migrante – seppur già raggiunto da un decreto di allontanamento – dovrà essere comunque esaminata, ma lo si dovrà fare valutando sempre che la sua vita o libertà non siano minacciate nel Paese di origine, ma anche in un Paese terzo (si pensi alla Libia) per motivi politici, di razza, religione, cittadinanza o di appartenenza a un determinato gruppo sociale.

Il verdetto

Secondo Daniela Santanchè, un emendamento al nuovo decreto “Migranti” della deputata del Pd ed ex presidente della Camera Laura Boldrini permetterà agli immigrati irregolari espulsi da un giudice di fare nuovamente richiesta di asilo.

Abbiamo verificato e la dichiarazione della senatrice di Fratelli d’Italia è sostanzialmente corretta, ma con una piccola imprecisione. È infatti il testo del decreto “Migranti” – così com’è stato approvato dal governo – a prevedere che un migrante di cui sia già stata decisa l’espulsione possa presentare, con nuovi elementi, una seconda domanda d’asilo alla commissione territoriale competente, che dovrà esaminarla entro tre giorni.

Un emendamento presentato anche da Boldrini rafforza questa norma, richiedendo che la valutazione della commissione territoriale avvenga sulla base dei «rischi di respingimento diretti e indiretti». La modifica richiama l’articolo 33 della Convenzione di Ginevra (sottoscritta dall’Italia) secondo cui gli Stati non possono espellere o respingere, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche.

In conclusione, la senatrice Santanchè si merita comunque un “C’eri quasi”.