Il 24 novembre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha partecipato in videoconferenza all’evento “Dalla parte delle donne: il ruolo fondamentale dei Centri antiviolenza”, organizzato in Senato in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, del giorno successivo.

Tra le altre cose, Conte ha voluto sottolineare (min. 6:40) che durante i mesi del lockdown in Italia i femminicidi sono «triplicati», raggiungendo la media di «uno ogni due giorni».

Abbiamo verificato e i dati del presidente del Consiglio non sono corretti.

A marzo e aprile i femminicidi si sono dimezzati

Lo scorso 1° luglio la “Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere” ha approvato una relazione con i dati sulla violenza contro le donne relativi al periodo di applicazione delle misure di contenimento per l’emergenza coronavirus.

Nella parte dedicata ai femminicidi, la Commissione ha sottolineato che «non tutte le uccisioni di donne possono essere considerate “femminicidi”» e che «nel nostro sistema penale non è prevista un’autonoma figura di reato di “femminicidio”, che sanzioni l’uccisione di una donna per ragioni di genere». I dati che vengono riportati, in assenza di una definizione univoca, sono dunque quelli relativi agli omicidi di donne in generale, al massimo suddivisi in base all’autore del reato (partner, ex, familiare, e via dicendo).

Guardiamo allora che cosa dicono i dati sugli omicidi di donne registrati nel periodo del lockdown. Ricordiamo che la chiusura del Paese è iniziata l’11 marzo e si è conclusa il 4 maggio, con l’inizio della cosiddetta “Fase 2”.

I dati contenuti nella relazione della Commissione – forniti dal Servizio analisi criminale del Ministero dell’Interno – non sono relativi a questo preciso intervallo di tempo, ma fanno riferimento ai due mesi di marzo e aprile nel complesso.

A marzo 2020 in Italia sono state uccise sette donne, mentre ad aprile cinque. Nei due mesi del lockdown nazionale sono state assassinate complessivamente 12 donne (soltanto una non in ambito familiare/affettivo), circa il 44 per cento su un totale di 27 omicidi registrati in quei due mesi (gli altri 15 hanno riguardato uomini).

Nello stesso periodo dell’anno scorso (marzo-aprile 2019), le donne uccise erano state 24: il doppio di quelle uccise durante il lockdown. Dunque non è vero, come ha detto Conte, che i femminicidi sono «triplicati» con la chiusura totale del Paese: semmai si sono dimezzati.

La media giornaliera durante il lockdown è stata di circa un femminicidio ogni cinque giorni, e non di «uno ogni due giorni», come ha dichiarato il presidente del Consiglio. Nel 2019 i femminicidi erano stati in totale 111, con una media di uno poco più di ogni tre giorni, mentre nel 2018 133: uno poco meno di ogni tre giorni.

In generale, tra marzo e aprile 2020 si è registrato un calo degli omicidi di oltre il 60 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019: da 70 si è passati a 27. Ma se gli omicidi di uomini sono scesi di quasi il 70 per cento (calando da 48 a 15), quelli delle donne sono scesi un po’ meno, del 50 per cento.

Che cosa dicono i dati del Viminale

Perché Conte ha parlato di un «triplicamento» dei femminicidi durante il lockdown se i dati indicano in realtà un dimezzamento? Non è chiara quale sia la fonte del presidente del Consiglio, ma è possibile fare un’ipotesi.

Lo scorso Ferragosto il Ministero dell’Interno ha pubblicato l’annuale “Dossier Viminale”, in cui sono contenuti alcuni dati sugli omicidi registrati tra il 1° agosto 2019 e il 31 luglio 2020. In questi 12 mesi sono stati commessi 278 omicidi (56 in meno rispetto allo stesso periodo a cavallo tra 2018 e 2019), di cui 149 in ambito familiare/affettivo.

Tra questi, 104 (ossia il 69,8 per cento) hanno riguardato donne. Stiamo parlando in media di un femminicidio ogni 3,5 giorni.

Tra i suoi dati, il “Dossier Viminale” indica anche gli omicidi commessi nel «periodo di lockdown», individuato tra il 9 marzo e il 3 giugno 2020, un lasso temporale lungo 87 giorni, circa un mese in più rispetto a quello del lockdown nazionale effettivo, come abbiamo visto prima.

In questo periodo, gli omicidi in ambito familiare/affettivo che hanno riguardato donne sono stati 44 (il 75,9 per cento su 58 totali in quella categoria), con una media di uno ogni due giorni. Ecco dunque a cosa ha voluto fare riferimento molto probabilmente Conte quando ha parlato di un’«inquietante media di uno ogni due giorni».

Non è però possibile sapere quanti siano stati i femminicidi tra il 9 marzo e il 3 giugno 2019, per vedere quale sia stata l’evoluzione nel tempo.

Il “triplicamento” indicato dal presidente del Consiglio viene però molto probabilmente da un altro calcolo. Se si tolgono i 44 femminicidi avvenuti tra il 9 marzo e il 3 giugno 2020 dai 104 complessivi registrati tra il 1° agosto 2019 e il 31 luglio 2020, si ottengono 60 femminicidi. Sui 278 giorni rimanenti (i 365 di un anno meno gli 87 del periodo del lockdown, secondo l’intervallo del Viminale), si ottiene una media di un femminicidio ogni 4,6 giorni.

Rispetto alla media di uno ogni due giorni, registrata tra il 9 marzo e il 3 giugno 2020, non si tratta di un vero e proprio triplicamento, ma comunque di un raddoppio abbondante.

Un’interpretazione simile dei dati era circolata già a inizio settembre, ma è comunque arbitraria. Come abbiamo visto, tiene conto di un periodo di lockdown più lungo di quello reale, e confronta i dati con una media ottenuta da un periodo diverso.

Femminicidi e violenza contro le donne

Il fatto che a marzo-aprile 2020 i femminicidi siano dimezzati rispetto allo stesso periodo del 2019, non significa che il problema delle violenze di genere possa essere sottovalutato.

Come ha sottolineato nel suo rapporto la Commissione parlamentare sul femminicidio, uno degli elementi centrali da sottolineare in questo dibattito è che in 25 anni gli omicidi degli uomini (passati da 4 per 100 mila persone nel 1992 a 0,8 nel 2016) sono diminuiti molto di più rispetto a quelli delle donne, rimasti «complessivamente stabili» (da 0,6 per 100 mila persone nel 1992 a 0,4 nel 2016).

«La violenza contro le donne è un fenomeno ampio e diffuso, segnato da una vera e propria strage con ben oltre 1.600 uccisioni di donne registrate nel corso del decennio 2008-2018 (il picco più alto di omicidi, ben 179, si è verificato nel 2013)», si legge nel rapporto della Commissione.

Come abbiamo spiegato di recente, il lockdown – e più in generale l’emergenza coronavirus – hanno sia aumentato le violenze contro le donne (come testimoniano i dati in crescita delle chiamate al numero antiviolenza 1522 durante i mesi di maggiore crisi) sia peggiorato le condizioni lavorative delle donne, facendo crescere il rischio di finire vittime di violenze di genere per una minore indipendenza economica.

Il verdetto

Secondo Giuseppe Conte, durante il lockdown i femminicidi sono «triplicati, raggiungendo l’inquietante media di uno ogni due giorni».

Abbiamo verificato e tra marzo e aprile 2020 – i due mesi di chiusura totale del Paese – sono stati registrati 12 omicidi di donne, la metà rispetto ai 24 registrati nello stesso periodo del 2019. Un dimezzamento, dunque, e non un triplicamento, con un femminicidio ogni cinque giorni circa.

Il “triplicamento” di cui parla Conte molto probabilmente fa riferimento ad alcuni dati – interpretati per eccesso dal presidente del Consiglio – contenuti nel “Dossier Viminale”, pubblicato lo scorso Ferragosto.

Secondo il Ministero dell’Interno, dal 9 marzo al 3 giugno sono state uccise in Italia 44 donne: una ogni due giorni. Nei 278 giorni rimanenti nel periodo tra il 1° agosto 2019 e il 31 luglio 2020, i femminicidi sono stati 60: uno ogni cinque giorni circa. Due volte abbondanti in più rispetto al periodo 9 marzo-3 giugno 2020.

Questo confronto è però arbitrario e non è possibile sapere quanti siano stati i femminicidi nello stesso intervallo nel 2019.

Al di là del dimezzamento dei femminicidi durante il lockdown a marzo e aprile 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, figlio comunque di circostanze eccezionali, il problema delle violenze di genere in Italia rimane. A un calo generale degli omicidi, registrato negli ultimi anni, è corrisposto un minore calo degli omicidi delle donne rispetto agli uomini. Durante l’emergenza coronavirus, non solo sono aumentate le violenze di genere, ma sono anche peggiorate le condizioni lavorative di molte donne.

In conclusione, Conte si merita comunque un “Pinocchio andante”.