Il deputato della Lega Paolo Grimoldi l’11 novembre ha criticato sulla sua pagina Facebook la proposta della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese di creare canali di immigrazione legale per scoraggiare quella illegale, perché secondo lui in questo modo si toglierebbe lavoro agli italiani.

Al di là della validità o meno di questo assunto, ci concentriamo qui su un numero che cita Grimoldi nel suo post, quello del «35 per cento di nostri giovani che devono espatriare» (altra categoria messa a rischio dalla proposta di Lamorgese, secondo il deputato leghista).

Si tratta di un dato completamente sbagliato.

Quanti sono i giovani italiani

Parlando di espatrio per ricerca di lavoro, sembra ragionevole considerare i “giovani” a cui fa riferimento Grimoldi la fascia di età 25-34 anni.

Secondo i dati Istat, nel 2020 i residenti in Italia in quella fascia di età ammontavano a quasi 6,5 milioni (6.497.501). Il 35 per cento di loro equivale dunque a circa due milioni e trecentomila individui (2.274.125).

L’anno scorso, sempre secondo l’Istat, si sono ufficialmente trasferiti all’estero 164 mila residenti in Italia, di qualsiasi età. Anche ammettendo che questa sia una sottostima del dato reale – è possibile che infatti ci siano persone che si sono trasferite senza però cancellarsi dall’anagrafe dei residenti in Italia – appare evidente come la distanza col dato di 2,3 milioni di giovani appena visto sia molto ingente.

In un nostro precedente articolo avevamo ritenuto corretta una stima di circa 250 mila giovani, di età compresa tra i 25 e i 34 anni, che nel corso di dieci anni hanno lasciato l’Italia per l’estero. E se si considerano dieci anni di tempo, ovviamente, il numero di giovani (o ex giovani) da prendere in considerazione per calcolare il 35 per cento di cui parla Grimoldi aumenta e con esso aumenta la dimensione dell’errore del deputato leghista.

Insomma, è fuor di dubbio che sia totalmente sbagliato dire che il 35 per cento dei giovani italiani abbia dovuto espatriare.

Vediamo quale potrebbe essere, forse, quel che intendeva dire Grimoldi.

La disoccupazione giovanile

Grimoldi forse intendeva fare riferimento a un dato circolato nel recente passato – è contenuto nel rapporto “Italiani nel Mondo” relativo al 2018 della Fondazione Migrantes – secondo cui il 37,4 per cento di chi era emigrato quell’anno aveva un’età compresa tra i 18 e i 34 anni. Si tratta di meno di 50 mila individui.

Ma se sarebbe più o meno corretto affermare che un terzo abbondante di chi espatria sono giovani, è del tutto sbagliato dire che un terzo abbondante dei giovani espatria.

Un’altra possibilità è che Grimoldi volesse fare riferimento al dato sulla disoccupazione giovanile, che riguarda i giovani di 15-24 anni (anche se non si capisce il collegamento con l’espatrio). Questa infatti, secondo i più recenti dati Istat, è vicina al 30 per cento (29,7), un dato non troppo distante da quello citato dal deputato leghista.

Anche in questo caso bisogna però fare una precisazione: come abbiamo spiegato in passato relativamente alla disoccupazione giovanile nel Meridione, questo non significa che quasi un giovane under 24 su tre non trovi lavoro in Italia e sia disoccupato. Significa che solo tra coloro che cercano lavoro – che nella fascia di età 15-24 anni sono una minoranza, vista la grande quantità di studenti presenti in questa fascia demografica – uno su tre non lo trova.

Il verdetto

Il deputato della Lega Paolo Grimoldi il 10 novembre ha scritto, in un post in cui criticava alcune dichiarazioni della ministra dell’Interno Lamorgese, che il «35 per cento di nostri giovani che devono espatriare».

Questo dato è del tutto falso: il 35 per cento dei nostri giovani (25-34 anni) equivale a quasi 2 milioni e 300 mila individui. L’anno scorso hanno spostato la propria residenza all’estero 164 mila persone, di qualsiasi età, e una stima ragionevole è che 250 mila giovani abbiano lasciato l’Italia in un decennio. Anche ammettendo che si tratti di una sottostima, la distanza col dato che deriva dalle parole di Grimoldi è molto grande.

Per il deputato della Lega quindi una “Panzana pazzesca”.