Aggiornamento 9 novembre, ore 17:30 – Una precedente versione di questo articolo definiva erroneamente Donzelli come un deputato «leghista».

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Il 4 novembre il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli
ha scritto su Twitter che per effetto della legge Zan contro l’omotransfobia «sarà obbligatorio insegnare ai bambini alle elementari a scegliere, anche a giorni alternati, se sentirsi o maschi o femmine o trans».


Abbiamo verificato e il deputato esagera, presentando in termini estremi e fuorvianti una delle misure prevista dalla proposta di legge.

Che cos’è la legge Zan

Il 4 novembre la Camera dei deputati ha approvato con 265 sì e 193 la proposta di legge contro l’omotransfobia, nota come legge Zan dal nome del relatore, il deputato del Partito democratico Alessandro Zan. Il provvedimento all’articolo 1 modifica il codice penale (604-bis e 604-ter) e all’articolo 5 la legge Mancino (decreto-legge n. 122 del 26 aprile 1993).

Per quanto riguarda il codice penale in particolare, se il testo dovesse essere approvato così com’è anche al Senato, verrà punito con la reclusione fino a un anno e 6 mesi o una multa fino a 6 mila euro chiunque «istiga a commettere o commette atti di discriminazione» per motivi di sesso, di genere, di orientamento sessuale e di identità di genere. La pena è poi più severa, con la reclusione da 6 mesi a 4 anni, per chiunque «istiga a commettere o commette violenza» o atti di provocazione alla violenza con gli stessi motivi. Inoltre, la discriminazione fondata sul sesso, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità si aggiungerà anche alle aggravanti che, sulla base l’articolo 604-ter del codice penale, possono aumentare fino alla metà la pena prevista per i reati commessi con questa finalità.

Per quanto riguarda la legge Mancino, che stabilisce “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa”, viene integrata inserendo nell’elenco anche la discriminazione fondata «sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità» (quest’ultima è stata inserita dalla maggioranza con le modifiche in aula).

Oltre a questi interventi normativi, le nuove norme introducono alcune iniziative di prevenzione e sensibilizzazione. Fra queste, ci sarà la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.

Che cosa c’entrano i bambini

L’articolo 7 della legge Zan istituisce la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia da celebrare il 17 maggio. In occasione di questa Giornata nazionale, «sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile» per la realizzazione delle finalità elencate al comma 1: «Promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione». Anche le scuole, si legge al comma 3, dovranno provvedere a organizzare delle attività in occasione della ricorrenza. È questo l’unico passaggio riferito agli istituti scolastici.

Donzelli si spinge a dire che «sarà obbligatorio insegnare ai bambini delle elementari a scegliere, anche a giorni alternati, se sentirsi o maschi o femmine o trans». Messa a confronto con il contenuto della legge, la dichiarazione del deputato di Fratelli d’Italia risulta quantomeno eccessiva.

La misura si limita infatti a chiedere alle scuole – in termini generici – di «promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione» per «contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere». Non si chiede ai bambini di interrogarsi sulla propria identità di genere, ma si insegna loro a non discriminare chi percepiscono come diverso.

Il problema, secondo i critici, sta nel fatto stesso di avvicinare gli studenti, di ogni età, ai concetti di genere e identità di genere così come vengono indicati dalla legge Zan. All’articolo 1 si definisce “genere” «qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso» e si parla di “identità di genere” come identificazione «percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione».

Per Donzelli, il fatto stesso che si dica ai bambini che il genere può non corrispondere al sesso è paragonabile a portarli a scegliere «se sentirsi o maschi o femmine o trans». Un ragionamento che, però, non trova conferma nel contenuto della legge, che mira a prevenire discriminazioni e atti violenti e non a inserire nelle scuole insegnamenti di educazione sentimentale, sessuale o qualsiasi tipo di lezione mirata a interrogare gli alunni sulla propria identità di genere.

Il verdetto

Secondo il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, per effetto della legge Zan contro l’omofobia «sarà obbligatorio insegnare ai bambini alle elementari a scegliere, anche a giorni alternati, se sentirsi o maschi o femmine o trans».

Donzelli esagera fortemente. La legge Zan prevede l’istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia da celebrare il 17 maggio. In questa occasione, le scuole saranno chiamate a organizzare iniziative che promuovano l’inclusione e il rispetto reciproco, per prevenire ogni discriminazione basata sul genere, l’identità di genere o l’orientamento sessuale.

La norma non specifica come si debbano svolgere queste attività, ma in nessun passaggio del provvedimento si prevede che ai bambini si chieda di scegliere se si sentono «maschi o femmine o trans».

Donzelli si merita un “Pinocchio andante”.