La deputata di Forza Italia Mara Carfagna ha scritto su Twitter il 19 ottobre che, dopo la cancellazione dal Dpcm del riferimento ai sindaci come soggetti incaricati di attuare o meno “mini-lockdown” in strade o piazze a rischio assembramenti dopo le 21, «ora non si capisce chi dovrà chiudere le strade e con quali mezzi controllare».

La sua affermazione è imprecisa. Andiamo a vedere i dettagli.

La marcia indietro del governo sui sindaci

Durante la conferenza stampa di presentazione dei contenuti del nuovo Dpcm, domenica 18 ottobre, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva detto che «i sindaci potranno disporre la chiusura al pubblico dopo le ore 21 di vie e piazze dove si creano assembramenti».

Immediatamente i sindaci avevano fatto emergere il proprio malcontento. Il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro (Pd), aveva dichiarato il 18 stesso che la disposizione del Dpcm in questione «sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell’opinione pubblica».

Il governo a questo punto ha fatto marcia indietro e nel testo del Dpcm del 18 ottobre è effettivamente scomparso il riferimento ai sindaci. Qui infatti si legge (art. 1 co.1 lett. a)) che «delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00». Non viene insomma specificato chi debba disporre questa chiusura.

Ma, a differenza di quanto affermato da Carfagna, anche nel silenzio del Dpcm non c’è particolare incertezza su a chi tocchi disporre le chiusure e controllarne il rispetto.

I poteri dei sindaci

Come abbiamo scritto anche in una nostra precedente analisi, in base al Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, i sindaci possono adottare (art. 50) «in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti».

Inoltre, in base all’art. 54 del Testo unico, il sindaco sovrintende «allo svolgimento, in materia di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, delle funzioni affidategli dalla legge» e «alla vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l’ordine pubblico, informandone il prefetto». Inoltre «il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta (…) provvedimenti contingibili e urgenti al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità dei cittadini».

Il ruolo dei sindaci in una situazione emergenziale, a prescindere dalla loro esplicita menzione nel Dpcm, è insomma previsto dalla legge ordinaria. In particolare si tratta di prendere la decisione di eventuale chiusura di strade o piazze tramite un ordinanza.

I poteri del prefetto

I sindaci, tuttavia, non sono i soli soggetti coinvolti in una situazione del genere. La responsabilità ultima dell’ordine e della sicurezza pubblica, in base alla legge, è infatti del prefetto e dunque è lui il soggetto incaricato di far rispettare le eventuali ordinanze di chiusura di piazze e strade. Anche il prefetto comunque non agisce da solo.

Il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che ha una funzione di consulenza, è sì presieduto dal prefetto ma ne fanno parte anche il questore, il sindaco del comune capoluogo (e altri sindaci, se coinvolti nelle questioni specifiche di volta in volta) e i comandanti di Carabinieri, Finanza e Forestale.

Dunque è in questo contesto che il sindaco può, avendo sentito il parere del prefetto e degli altri soggetti del Comitato, prendere le sue decisioni e sempre in questo contesto il prefetto valuta come farle rispettare.

Tiriamo le fila

Alla luce delle disposizioni di legge, e delle funzioni degli organi locali e statali che abbiamo appena visto, era abbastanza chiaro che la decisione di chiudere vie o piazze per evitare assembramenti e il controllo sul rispetto delle disposizioni spettasse a sindaci e prefetti, coadiuvati dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Ospite di Rai New 24 lo stesso 19 ottobre, il sottosegretario all’Interno con delega agli Enti Locali Achille Variati (Pd, ex sindaco di Vicenza), ha confermato a proposito del Dpcm che «il governo non ha innescato delle particolari novità», che «l’autorità sanitaria locale è il sindaco» – e quindi è lui l’incaricato di decidere se e quali piazze o vie dove ci sono assembramenti chiudere – e che «il sindaco sarà supportato, coperto, aiutato e accompagnato dal Comitato d’ordine pubblico che esiste in ogni capoluogo di provincia».

Anche il presidente dell’Anci Decaro, che come abbiamo visto era stato tra i più duri sulle parole di Conte di domenica 18 ottobre, già il 19 ottobre aveva sposato questa linea. Decaro ha infatti dichiarato che «noi sindaci individueremo le aree all’interno del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, lo Stato dovrà assicurare il controllo attraverso le forze dell’ordine coordinate dal prefetto e dal questore».

Il 20 ottobre, infine, è stata diffusa una circolare del Gabinetto del ministro dell’Interno che fa definitivamente chiarezza sul tema. Qui si legge infatti che, «tenuto conto che l’intervento è diretto a una mitigazione del rischio di contagio da Covid-19, e che, pertanto, la sua finalità ispiratrice risiede nella tutela della salute pubblica, il relativo strumento di declinazione è da individuarsi nelle ordinanze del Sindaco, quale Autorità sanitaria locale». E, ancora, che «l’attuazione di tale intervento richiederà poi la più ampia concertazione e collaborazione tra Sindaco e Prefetto».

Questo chiarimento esaustivo, bisogna però considerare, non era ancora stato pubblicato quando Carfagna ha scritto il suo tweet.

Il verdetto

Mara Carfagna (Fi) ha sostenuto che la decisione del governo di cancellare dal Dpcm il riferimento ai sindaci abbia creato incertezza su a chi spettasse chiudere le strade, per evitare rischi di assembramento in determinate zone a rischio, e su quali fossero i mezzi per il controllo.

L’affermazione è imprecisa: anche senza una esplicita menzione nel Dpcm i sindaci sono, in base alla legge, i soggetti che devono stabilire eventuali chiusure a carattere locale di vie e piazze per motivi di sanità pubblica. Non sono però gli unici soggetti coinvolti in questo genere di decisioni: i prefetti in particolare, ma più in generale tutti i componenti del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, forniscono supporto e consulenza al sindaco. Quanto all’applicazione in concreto di eventuali ordinanze previste dai sindaci, di nuovo questo compito spetta per legge al prefetto. Per Carfagna quindi un “Nì”.