Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (M5s), durante l’audizione del 23 settembre presso le Commissioni riunite Affari esteri e Attività produttive della Camera, ha sostenuto (min. 1:14:55) che l’export del Sud pesi solo il 10 per cento del totale dell’export italiano e che quando l’export del Sud sale, «sale per gli idrocarburi esportati dalla Sicilia e dalla Basilicata».

La prima parte dell’affermazione è corretta, la seconda lo è se prendiamo in considerazione gli ultimi anni, ma basta ampliare un po’ lo spettro temporale considerato e le cose si complicano. Andiamo a vedere i dati.

Il peso dell’export del Sud sul totale

Secondo i dati del Ministero degli Esteri, nazionali e regionali da noi rielaborati in questa tabella, l’export complessivo dell’Italia nel 2019 è stato pari a circa 476 miliardi di euro (dati provvisori). Quello del Sud – otto regioni, incluse Sicilia e Sardegna – è invece stato pari a 49 miliardi. Dunque il 10,3 per cento del totale (la Lombardia da sola fa il circa il 27 per cento).

Anche negli anni precedenti la percentuale era stata sostanzialmente la stessa: nel 2018 su 465 miliardi totali di export, quello del Sud aveva pesato per poco meno di 50 miliardi, pari al 10,7 per cento; nel 2017 aveva pesato per circa 47 miliardi su 449 (10,4 per cento); e nel 2016 per circa 43 miliardi su 417 (10,3 per cento).

La prima parte dell’affermazione di Di Maio, dunque, è corretta. Ma andiamo a vedere la seconda, riguardo al peso dell’export di idrocarburi di Sicilia e Basilicata.

L’export di Sicilia e Basilicata

Come abbiamo visto, tra il 2016 e il 2018 l’export del Sud è salito in valori assoluti, mentre nel 2019 è leggermente calato.

Per quanto riguarda nello specifico la Sicilia, l’export dell’isola ha seguito il dato complessivo del Meridione, crescendo tra 2016 e 2018, e calando nel 2019. L’export della Basilicata invece è calato anche tra 2016 e 2017, per poi salire nel 2018 e poi calare nuovamente nel 2019.

Ma andiamo a vedere ora l’export di idrocarburi.

L’export di idrocarburi dal Sud

La situazione negli ultimi anni

In base ai dati Istat negli ultimi anni (si possono scaricare qui quelli relativi agli anni 2016-2017, 2017-2018 e 2018-2019, cliccando su “serie storiche”), risulta (vedi Tabelle 6) che in effetti quando cresce l’export di carbone di tipo coke e di prodotti petroliferi raffinati di Sud e Isole – come accaduto tra il 2016 e il 2017, e tra il 2017 e il 2018 – cresce anche il loro l’export complessivo. Quando invece cala l’export di carbone e petrolio, cala anche l’export complessivo. Questa correlazione, come vedremo meglio più avanti, non è però sempre vera e non sembra si possa stabilire un nesso causale.

L’export di coke e prodotti petroliferi pesa per un quinto sul totale delle esportazioni di Sud e Isole (vedi Tabelle 8). Quello degli idrocarburi è il secondo settore per impatto sull’export dal Sud Italia, dietro alla produzione di “Mezzi di trasporto”, che pesa leggermente di più, a seconda degli anni.

Tuttavia l’andamento del settore dei trasporti, negli anni considerati, sembra meno coerente con quello dell’export complessivo del Sud Italia: è ad esempio calato (vedi Tabelle 6) tra 2016 e 2017, quando quello complessivo è cresciuto, ed è cresciuto leggermente tra 2018 e 2019, quando quello complessivo è calato.

Questo potrebbe dipendere dal fatto che le oscillazioni da un anno con l’altro, nel periodo considerato, nelle esportazioni di mezzi di trasporto dal Sud sono state (vedi Tabelle 6) meno ampie di quelle di carbone e petrolio. Se le prime infatti hanno oscillato tra il -2,2 per cento (tra 2016 e 2017) e il +8,7 per cento (tra 2017 e 2018), le seconde hanno oscillato tra il -10,1 per cento (tra il 2018 e il 2019) e il +35,8 per cento (tra il 2016 e il 2017).

Un dato in controtendenza

Se però allarghiamo l’analisi anche solo al 2015-2016, le cose cambiano. Nel 2016 l’export complessivo da Sud e Isole è cresciuto leggermente – dai 42,3 miliardi circa del 2015 a 42,8 miliardi circa, +1,1 per cento – nonostante un forte calo (vedi Tabella 6 delle serie storiche qui scaricabili), del 20,7 per cento, nell’esportazione di carbone di tipo coke e di prodotti petroliferi raffinati.

Questo calo è infatti integralmente compensato, e in parte superato, dall’export dei mezzi di trasporto (di cui abbiamo scritto anche in passato), che ha fatto segnare un +35,7 per cento per l’Italia meridionale.

Dunque non è sempre vero che l’export del Sud cresce quando cresce l’export di idrocarburi, anche se negli ultimi anni è stata in effetti una dinamica frequente.

Il punto è che avendo il Sud una quota di export molto piccola – come ha detto anche Di Maio, un decimo del totale nazionale (a fronte di una popolazione che è invece circa un terzo del totale nazionale) – bastano oscillazioni di media entità in un singolo settore (come quello degli idrocarburi o dei trasporti) perché questo si rifletta sull’andamento complessivo delle esportazioni.

Negli ultimi anni, come sopra visto, le esportazioni di idrocarburi hanno oscillato più di quelle dei mezzi di trasporto – questi sono i due settori che da soli fanno quasi la metà dell’export del Sud – e questo si è tradotto in un legame apparente con l’export complessivo. Ma se guardiamo anche solo al 2015-2016, appunto, le cose cambiano.

Veniamo ora al ruolo di Sicilia e Basilicata in particolare nell’export di idrocarburi.

Il ruolo di Sicilia e Basilicata

In base ai dati scaricabili qui dell’Unione petrolifera (l’associazione delle aziende del settore), la Sicilia e la Basilicata sono le principali produttrici di idrocarburi tra le regioni italiane.

Nel 2018 (ultimi dati disponibili) la Basilicata ha prodotto quasi l’80 per cento del totale del greggio italiano, seguita a distanza dalla Sicilia. Un primato simile tra le regioni va sempre alla Basilicata anche per quanto riguarda la produzione a terra di gas naturale (la produzione in mare, anche leggermente superiore al totale di quella a terra, non è riferita ad alcuna regione).

La Sicilia invece detiene il primato nella produzione di “condensati”, cioè di «frazioni leggere costituite da condensati liquidi da gas naturale», che hanno impieghi analoghi alla nafta. Numeri simili si vedono anche negli anni precedenti.

Vero insomma che le due regioni citate da Di Maio siano state quelle che hanno maggiormente contribuito alla produzione di idrocarburi negli ultimi anni. È dunque probabile che abbiano avuto un peso determinante nell’andamento delle esportazioni di idrocarburi dal Meridione che, come abbiamo visto, almeno nel periodo 2016-2018 ha avuto un impatto significativo sull’andamento dell’export complessivo dal Sud Italia.

Di Maio quindi dice una cosa sostanzialmente corretta se riferita agli anni più recenti, ma sbaglia nel descrivere un nesso di causa-effetto che in concreto non esiste. Può accadere infatti, come successo ad esempio nel 2015-2016, che l’export del Sud cresca anche quando quello di idrocarburi cali fortemente.

Il verdetto

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha affermato che l’export del Sud pesa solo per il 10 per cento sul totale dell’export italiano, e che quando sale l’export del Sud questo dipende dall’aumento delle esportazioni di idrocarburi da Sicilia e Basilicata.

La prima parte della sua affermazione è facilmente verificabile ed è corretta: negli ultimi anni il Sud (Isole incluse) ha pesato sul totale dell’export per un decimo.

La seconda parte è invece imprecisa. Negli ultimi anni (2016-2018) è vero che l’export del Sud sia cresciuto quando è cresciuto quello di combustibili fossili, e sia calato quando questo è calato. Ma tra le due cose non sembra esserci sempre una correlazione. Basta guardare al periodo 2015-2016 per vedere che l’export del Sud può crescere anche quando quello di idrocarburi cala pesantemente (nel caso specifico, grazie all’ottima prestazione del settore dei mezzi di trasporto).

Essendo l’export del Sud molto ridotto, bastano oscillazioni di media entità nei due settori che da soli pesano per circa la metà delle esportazioni (idrocarburi e trasporti) per avere un impatto sull’export complessivo del Meridione, ma appunto non si può stabilire una chiara correlazione causale come fa invece il ministro degli Esteri.

In ogni caso è vero che sull’export di combustibili fossili abbiano un peso determinante la Basilicata e la Sicilia, che ne sono le principali produttrici.

Nel complesso dunque per Di Maio un “Nì”.