Il 1° luglio il deputato della Lega Francesco Zicchieri ha commentato su Facebook i primi dati sulle domande di accesso alla regolarizzazione degli immigrati irregolari presenti in Italia, una possibilità contenuta nel decreto “Rilancio”.

Secondo Zicchieri, su 80 mila richieste «l’88 per cento non riguardano l’agricoltura», dato che dimostrerebbe il «flop» del provvedimento, dal momento che la regolarizzazione è stata fortemente voluta dalla ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova proprio per far emergere i rapporti di lavoro degli immigrati impiegati nei campi.

Al di là del giudizio negativo espresso verso i primi risultati della regolarizzazione, è vero come dice Zicchieri che quasi nove domande su dieci non riguardano l’agricoltura? Abbiamo verificato e i dati sono corretti, al netto di una piccola imprecisione.

Di che cosa stiamo parlando

L’articolo 103 del decreto “Rilancio” (n. 34 del 19 maggio 2020, ora in esame alla Camera) ha introdotto la possibilità di regolarizzare una parte degli immigrati irregolari presenti in Italia. Il 29 maggio è stato poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale un decreto attuativo del Ministero dell’Interno che norma più nel dettaglio il procedimento per la presentazione delle domande di regolarizzazione.

Il decreto “Rilancio” ha introdotto due forme di regolarizzazione dei lavoratori: una per i datori di lavoro, che consente loro di regolarizzare chi già lavora in nero; e una per i migranti irregolari che hanno perso il lavoro e hanno un permesso di soggiorno scaduto, potendone ottenere uno temporaneo valido 6 mesi per cercare una nuova occupazione.

Le domande possono essere presentate dal 1° giugno al 15 agosto. Prima la scadenza era il 15 luglio, ma a giugno è stata prorogata di un mese dal Consiglio dei ministri.

Come abbiamo spiegato di recente, non tutti gli immigrati irregolari possono accedere a questa misura di regolarizzazione. I settori lavorativi coinvolti sono infatti quelli dell’agricoltura e dell’allevamento, della cura della persona e del lavoro domestico.

Vediamo adesso quali sono i dati più aggiornati sulle domande di regolarizzazione presentate fino ad oggi.

I dati a disposizione

Il 1° luglio – giorno della dichiarazione di Zicchieri – il Ministero dell’Interno ha pubblicato un rapporto sulle domande di regolarizzazione pervenute al 30 giugno. Stiamo parlando quindi delle domande arrivate nel primo mese in cui è stato possibile presentare le istanze di regolarizzazione, quando mancano ancora oltre 40 giorni alla scadenza del 15 agosto.

Alle ore 20 di martedì 30 giugno, secondo il Viminale erano pervenute in totale 80.366 domande di cui 69.721 perfezionate (ossia presentate nelle forma corretta, ma non ancora approvate in via definitiva) e 10.645 in corso di lavorazione.

Se si entra nel dettaglio dei diversi settori interessati, si scopre che al 30 giugno il lavoro domestico e di assistenza alla persona rappresentavano l’88 per cento delle domande perfezionate (61.411 sul totale), e il 76 per cento di quelle in lavorazione (8.116).

Al 30 giugno le domande di regolarizzazione provenienti dal settore agricolo perfezionate erano invece 8.256, pari a circa il 12 per cento sul totale di 69.721 (a questi vanno aggiunte anche 54 domande relative al settore lavorativo della pesca).

Tra le domande in fase di lavorazione, al 30 giugno quelle relative al settore agricolo erano 2.529, circa il 24 per cento sul totale di 10.645 domande in attesa di esame.

Se sommiamo le 8.256 domande perfezionate e le 2.529 in fase di lavorazione per quanto riguarda il settore agricolo, otteniamo 10.785 domande complessive, il 13,4 per cento sul totale di 80.366 richieste pervenute al Viminale.

Dunque Zicchieri cita correttamente il numero totale delle domande ricevute dal Ministero dell’Interno, ossia «80 mila», che comprendono sia quelle perfezionate che quelle in fase di elaborazione.

Il deputato della Lega quando dice che l’«88 per cento non riguardano l’agricoltura» cita un percentuale corretta, che però fa riferimento solo alle domande perfezionate, e non al totale. Se si considerano le richieste di regolarizzazione sia perfezionate che in fase di lavorazione, quelle che non riguardano l’agricoltura sono l’86,7 per cento.

Senza entrare nel giudizio del deputato della Lega, che definisce un «flop» questi numeri, vediamo quali erano le stime del governo sui potenziali beneficiari.

Le possibili cause dietro ai numeri

Come abbiamo spiegato in passato, secondo le stime del governo il numero dei beneficiari della regolarizzazione era di circa 220.000 persone.

Le 10.785 domande complessive nel settore dell’agricoltura arrivate al 30 giugno – delle quali ricordiamo, 8.256 perfezionate e 2.529 in fase di lavorazione – corrispondono a circa il 5 per cento dei 220 mila potenziali beneficiari stimati dal governo.

Per cercare di capire le ragioni dietro questi numeri, Pagella Politica ha contattato l’Ufficio stampa dell’Unione italiana dei lavori agroalimentari (Uila), un sindacato dei lavoratori attivi nei settori dell’agricoltura e della pesca.

Un primo motivo dei dati bassi delle domande pervenute è che, al 1° luglio, non era ancora stato approvato il decreto interministeriale che deve stabilire l’ammontare di un contributo forfettario dovuto dal datore di lavoro per “sanare” gli anni pregressi di lavoro irregolare.

«L’incertezza sul futuro importo forfettario da pagare per le somme dovute a titolo retributivo, contributivo e fiscale, può fin qui aver rappresentato un deterrente all’inoltro della richiesta di regolarizzazione da parte dei datori di lavoro», ha spiegato a Pagella Politica Fabrizio De Pascale, dell’Ufficio stampa di Uila. «L’emanazione di questo decreto potrebbe dare maggiore slancio alla richiesta di regolarizzazione da parte delle imprese».

Un secondo motivo dei dati più bassi rispetto alle aspettative potrebbe risiedere nel fatto di «aver posto nelle sole mani del datore di lavoro la possibilità di richiedere la regolarizzazione».

A decreto “Rilancio” appena approvato, diversi esperti avevano subito criticato l’eccessiva complessità delle procedure di regolarizzazione, che avrebbero potuto rendere il provvedimento poco efficace rispetto alle aspettative.

Il 1° luglio il Ministero dell’Interno ha comunque sottolineato che si sta registrando una «costante crescita» nell’«andamento giornaliero delle istanze». Vedremo nelle prossime settimane se questo avrà qualche conseguenza nella ripartizione delle domande tra i vari settori lavorativi, oppure se le proporzioni rimarranno più o meno quelle attuali.

Il verdetto

Secondo Francesco Zicchieri, su «80 mila richieste» della regolarizzazione prevista dal decreto “Rilancio”, «88 per cento non riguardano l’agricoltura».

Abbiamo verificato e i dati del deputato della Lega sono sostanzialmente corretti, al netto di un’imprecisione: poco più di 80 mila domande sono quelle pervenute al 30 giugno al Ministero dell’Interno, mentre la percentuale di 88 per cento riguarda quelle nei settori diversi dall’agricoltura solo tra le domande perfezionate.

Se si contano anche quelle in fase di lavorazione, sul totale le domande relative al settore agricolo sono il 13,4 per cento.

Zicchieri ha definito un «flop» questi dati, dal momento che la regolarizzazione era stata promossa dalla ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova proprio per far emergere i rapporti di lavoro irregolari delle persone impiegate nei campi.

Senza entrare nel giudizio politico del deputato della Lega, abbiamo visto che al momento su 220 mila potenziali beneficiari della regolarizzazione previsti dal governo, circa il 5 per cento fa riferimento a domande provenienti dall’agricoltura.

Tra i vari motivi di una percentuale così bassa sembra esserci il modo con cui è stata concepita la presentazione delle domande e la sua complessità.

“C’eri quasi”, in conclusione, per Zicchieri.