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Posti guadagnati, posti persi: i numeri di Salvini sull’occupazione Usa

| 03 luglio 2020
La dichiarazione
«I dati sul lavoro negli Usa dicono che a giugno sono stati creati 4 milioni di posti di lavoro, dopo i 2 milioni di maggio»
Fonte: La Stampa | 3 luglio 2020
Ansa
Ansa
Verdetto sintetico
C'eri quasi
Il segretario della Lega Matteo Salvini in un’intervista pubblicata da La Stampa il 3 luglio ha affermato – a sostegno della sua previsione di una nuova vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni americane – che negli Stati Uniti «a giugno sono stati creati 4 milioni di posti di lavoro, dopo i 2 milioni di maggio».

I dati citati sono imprecisi per difetto, ma bisogna aggiungere qualche informazione di contesto. Andiamo a vedere qual è allora la situazione.

I dati sull’occupazione negli Usa di maggio e giugno

Gli occupati “a libro paga” (payrolls, non sono quindi inclusii dipendenti delle no profit, domestici, gli autonomi e altre categorie) negli Stati Uniti, secondo quanto riporta il Bureau of labour statistics,l’unità del Dipartimento del lavoro americano che fornisce i dati statistici, sono aumentati di 4,8 milioni a giugno, dopo un aumento di 2,7 milioni a maggio. Il numero di giugno in particolare è stato superiore alle previsioni degli economisti.

I disoccupati, nello stesso periodo, sono diminuiti dai 23,1 milioni di aprile ai 21 milioni di maggio (-2,1 milioni rispetto ad aprile) e poi ai 17,7 milioni di giugno (-3,3 milioni rispetto a maggio).

Salvini è dunque impreciso sui numeri, che sono più alti di quanto dice. Parla poi di “posti di lavoro”, che però – come abbiamo spiegato in varie nostre analisi dedicate all’Italia – non si sovrappongono perfettamente a quello di “occupati”, visto che (anche negli Usa) sono compresi anche lavori intermittenti, temporanei o occasionali.

Se guardiamo ai permanent job losers (cioè a chi ha perso un posto di lavoro non di propria volontà, distinti da chi ad esempio ha semplicemente terminato un lavoro temporaneo), risulta che sia a maggio (-300 mila circa) sia a giugno (-600 mila circa) siano aumentati, seguendo il trend iniziato già a marzo e aprile.

Diamo ora un po’ di contesto ai dati positivi di maggio e giugno citati da Salvini.

Il crollo di aprile

La risalita del numero di occupati e il calo dei disoccupati nei mesi di maggio e giugno arriva dopo un crollo, a marzo e soprattutto aprile, di dimensioni drammatiche.

A febbraio, infatti, gli occupati “a libro paga” negli Usa erano* 152,5 milioni, in crescita pressoché costante da inizio 2010. A marzo sono calati a 151,1 milioni (-1,4 milioni rispetto a febbraio) e ad aprile a 130,3 milioni (-20,8 milioni rispetto a marzo).

Allo stesso modo i disoccupati, che erano 5,8 milioni a febbraio e in calo quasi costante da inizio 2010, a marzo sono risaliti a 7,1 milioni (+1,3 milioni) e ad aprile a 23,1 milioni (+16 milioni).

Insomma, il “rimbalzo” di maggio e giugno sottolineato da Salvini arriva dopo un crollo a marzo e soprattutto ad aprile di proporzioni ben maggiori (Grafico 1).
Grafico 1. il grafico del New York Times che riassume l'andamento del numero di occupati a libro paga negli Usa – Fonte: New York Times, su dati del Bureau of labour statistics
Grafico 1. il grafico del New York Times che riassume l'andamento del numero di occupati a libro paga negli Usa – Fonte: New York Times, su dati del Bureau of labour statistics
Possiamo dire che dei 22,2 milioni di occupati persi da febbraio ad aprile, entro giugno ne sono stati recuperati 7,5 milioni, circa un terzo. E dei 17,3 milioni di disoccupati creati tra febbraio e aprile, sono usciti dalla disoccupazione entro giugno 5,4 milioni, di nuovo circa un terzo.

Un futuro preoccupante?

Per tornare alla situazione precedente all’epidemia di coronavirus – che negli Stati Uniti al 3 luglio ha già colpito più di 2 milioni e 670 mila persone e causato quasi 130 mila decessi – mancano insomma ancora i due terzi della strada e l’andamento dei contagi non è incoraggiante.

Negli ultimi giorni di giugno i contagi registrati sono stati spesso più di 40 mila al giorno, una soglia mai superata a marzo e aprile durante la prima ondata dell’epidemia, e il 3 luglio si è sfondata addirittura la quota di 50 mila casi in 24 ore (54.271).

Nuove chiusure sono state già decise – secondo quanto riporta il New York Times diversi Stati si stanno muovendo in questa direzione, ad esempio la California ha già deciso di chiudere i bar e di vietare ai ristoranti di servire al chiuso in 19 contee, dove risiede il 70 per cento della popolazione dello Stato – e altre, più severe, potrebbero essere all’orizzonte. L’impatto sull’occupazione di queste misure sarebbe ovviamente negativo.

Il verdetto

Matteo Salvini in un’intervista del 3 luglio ha sostenuto che negli Stati Uniti sono stati creati 4 milioni di nuovi posti di lavoro a giugno e 2 milioni a maggio. I dati riportati sono imprecisi: gli occupati – un indicatore spesso confuso con i posti di lavoro, ma leggermente diverso – sono aumentati di 2,7 milioni a maggio e di 4,8 milioni a giugno. In totale, stiamo parlando di circa 7,5 milioni contro i 6 indicati da Salvini.

Ad ogni modo, da febbraio ad aprile gli occupati erano diminuiti di 22,2 milioni, dunque il “rimbalzo” di maggio e giugno ha consentito di recuperare circa un terzo di quanto perso nei due mesi precedenti, ma siamo ancora molto lontani da un ritorno ai livelli pre-epidemia.

Nel complesso per Salvini un “C’eri quasi”.

*Percorso: selezionare “Seasonally adjusted” > “Select all” > cliccare a fondo pagina su “Retrieve data”

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