Il 20 maggio la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha scritto su Facebook che un milione di lavoratori autonomi «sta ancora aspettando il “bonus 600 euro”» introdotto al governo per l’emergenza coronavirus.

Il numero indicato dalla leader di Fratelli d’Italia è corretto o no? Abbiamo verificato e qualcosa non torna.

Di che cosa stiamo parlando

Il decreto “Cura Italia” (n. 18 del 17 marzo 2020, convertito in legge ad aprile scorso) ha introdotto un’indennità da 600 euro versata dall’Inps per il mese di marzo ad alcune categorie di lavoratori colpiti dall’emergenza coronavirus (come i professionisti non iscritti agli ordini, i lavoratori con contratto co.co.co. in gestione separata, gli artigiani, i commercianti e i coltivatori diretti).

Il decreto “Rilancio” (n. 34 del 19 maggio 2020, ora in discussione alla Camera) ha poi esteso (art. 84) l’erogazione del “bonus 600 euro” anche per il mese di aprile, aumentandolo a 1.000 euro per il mese di maggio, con alcune modifiche per le categorie beneficiarie.

Quando Meloni ha scritto su Facebook che «1.000.000 di lavoratori autonomi sta ancora aspettando il “bonus 600 euro”», ha fatto riferimento al primo versamento dell’indennità, ossia quella relativa al mese di marzo.

Vediamo quali erano i numeri dell’Inps al 20 maggio, giorno della dichiarazione della leader di Fratelli d’Italia.

I dati di Tridico del 19 maggio

Il 19 maggio il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha tenuto un’audizione al Senato, dove ha presentato alcuni dati sull’andamento delle domande per l’indennità di 600 euro.

A quella data l’Inps aveva ricevuto «circa 4,8 milioni» di domande per il bonus, con oltre 3 milioni e 955 mila richieste che erano state accolte (Figura 1). Il «milione» di lavoratori ancora in attesa, citato da Meloni il giorno dopo l’audizione di Tridico, fa molto probabilmente riferimento alle quasi 850 mila domande che risultavano non essere ancora state accolte al 19 maggio.

Come spiega la memoria dell’Inps presentata in audizione al Senato, quelle domande erano «ancora in istruttoria» e sarebbero state respinte o accolte «in funzione degli esiti delle procedure di accertamento dei requisiti previsti dalle norme».

Quindi, in base a quanto riportato dall’Inps in Parlamento, al 20 maggio non tutti i lavoratori erano in attesa del “bonus 600 euro” perché beneficiari — come lascia intendere Meloni – ma perché erano ancora in corso gli esami dell’Inps sull’ammissibilità o meno delle domande.

In realtà, come vedremo tra poco, le circa 850 mila domande non ancora accolte al 19 maggio contenevano anche domande già respinte.

Che cosa dicono i numeri più aggiornati

Il 22 maggio l’Inps ha infatti pubblicato un report con le statistiche più aggiornate sul “bonus 600 euro” di marzo, che sono sostanzialmente in linea con quanto dichiarato da Tridico in Parlamento tre giorni prima. Qui si legge che a quella data l’Istituto aveva ricevuto 4,82 milioni di domande.

«L’82 per cento delle domande pervenute è stato accolto: l’importo ammonta a 2,37 miliardi di euro», ha sottolineato l’Inps nel documento. «Il restante 18 per cento è costituito sia da domande già respinte che ancora in istruttoria: quest’ultime saranno accolte ovvero respinte a seguito degli approfondimenti e delle rielaborazioni in corso».

Nel dettaglio, al 22 maggio le domande «respinte o in istruttoria» erano circa 859 mila. Il report non fornisce però dati separati tra domande respinte e quelle ancora in esame.

Alcuni dati in proposito erano stati pubblicati dall’Istituto nelle settimane precedenti.

All’8 maggio, su oltre 4,8 milioni di domande ricevute dall’Inps, ne erano state accolte oltre 3,7 milioni. Delle rimanenti, circa 300 mila erano state respinte per cumulo con pensione o reddito di cittadinanza già in pagamento; circa 225 mila presentavano un Iban errato; e circa 630 mila avevano requisiti che «non hanno superato i controlli» ed erano «in stato di verificacorrezione per categoria sbagliata dall’utente».

Abbiamo contattato l’Inps per avere i dati aggiornati sul numero di richieste per il “bonus 600 euro” respinte sul totale di quelle non ancora accolte al 20 maggio, ma siamo ancora in attesa di risposta.

Il verdetto

Secondo Giorgia Meloni, al 20 maggio un milione di lavoratori autonomi stava ancora aspettando il “bonus 600 euro” previsto dal decreto “Cura Italia” per il mese di marzo.

Abbiamo verificato e le cose non stanno proprio così.

Alla data della dichiarazione della leader di Fratelli d’Italia, in base ai dati Inps le domande per il “bonus 600 euro” non accolte erano quasi 850 mila, il 15 per cento in meno di quelle indicate da Meloni.

Il problema – come ha confermato un report dell’Inps del 22 maggio e come lasciavano intuire alcuni dati pubblicati nelle scorse settimane – è che tra le domande non ancora accolte non c’erano solo quelle in attesa di esame, ma anche quelle respinte. Per esempio, all’8 maggio circa 300 mila richieste erano state respinte per cumulo con la pensione o il reddito di cittadinanza già in pagamento.

Abbiamo contattato l’Inps per sapere, al 20 maggio, quante tra le domande non ancora accolte in quella data fossero state respinte e quali in esame, ma siamo ancora in attesa di una risposta.

In conclusione, Meloni si merita un “Nì”.