Il 13 maggio il senatore del Partito democratico Luciano D’Alfonso ha scritto su Facebook che l’Italia è tra i peggiori Paesi in Europa per competitività digitale, davanti solo a Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria.

L’ex presidente della Regione Abruzzo ha anche aggiunto che «solo il 44 per cento degli italiani tra 16 e 74 anni possiede competenze digitali, a fronte della media europea del 57 per cento».

Abbiamo verificato e i numeri danno ragione a D’Alfonso.

La classifica tra i Paesi Ue sulla “competitività digitale”

IL 29 settembre 2019 la Commissione europea ha pubblicato il rapporto Digital economy and society index (Desi)che contiene i dati più aggiornati sulla competitività digitale nell’Ue, un termine che, semplificando, indica quanto è “digitalizzato” uno Stato rispetto a un altro.

Il rapporto utilizza cinque indicatori per stilare la classifica tra i vari Stati dell’Ue, a cui poi assegna un punteggio finale.

L’indicatore della “connettività” misura la diffusione dell’infrastruttura a banda larga e la sua qualità, mentre quello sul “capitale umano” calcola le competenze necessarie per sfruttare le possibilità offerte dal digitale. L’“uso dei servizi Internet” rappresenta invece una varietà di attività online, tra cui il consumo di videochiamate online, gli acquisti e i servizi bancari online.

Ci sono poi gli indicatori dell’“integrazione della tecnologia digitale”, che misura la digitalizzazione delle imprese e il commercio elettronico, quello della “dimensione dei servizi pubblici digitali”, che misura la digitalizzazione dei servizi pubblici, concentrandosi sugli open data e sui servizi di sanità digitale.

Sulla base dei risultati ottenuti per i singoli indicatori, l’Ue assegna un punteggio complessivo ai singoli Paesi, oltre a realizzare un rapporto dettagliato per ogni Paese (qui il rapporto dedicato all’Italia).

Secondo il Desi 2019, nel 2019 l’Italia era al ventiquattresimo posto su 28 Paesi – il Regno Unito era ancora nell’Ue – davanti a Polonia (41,6 punti), Grecia (38 punti), Romania (36,5 punti) e Bulgaria (36,3 punti). La media dei 28 Paesi Ue nel 2019 è stata di 52,5 punti.

Dunque D’Alfonso, quando parla di «Italia al ventiquattresimo posto per competitività digitale», riporta un dato corretto.

Nel rapporto del 2019 dedicato all’Italia viene mostrato anche l’andamento del nostro Paese dal 2017 al 2019 rispetto alla media dei 28 Paesi Ue.

L’anno scorso il punteggio dell’Italia ha segnato un +20 per cento rispetto al punteggio di 36,5 registrato nel 2017, mentre la media Ue è cresciuta di un +11,9 per cento rispetto al punteggio di 46,5 del 2017. La posizione in classifica del nostro Paese è rimasta però costante al ventiquattresimo posto.

«L’Italia è in buona posizione, sebbene ancora al di sotto della media dell’Ue, in materia di connettività e servizi pubblici digitali», spiega il rapporto dedicato al nostro Paese. «I servizi pubblici online e open data sono prontamente disponibili e la diffusione dei servizi medici digitali è ben consolidata. La copertura a banda larga veloce e la diffusione del suo utilizzo sono in crescita (pur se quest’ultima rimane sotto la media), mentre sono ancora molto lenti i progressi nella connettività superveloce».

Rimangono ancora problemi significativi: «Tre persone su dieci non utilizzano ancora Internet abitualmente e più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base», si legge nel profilo sull’Italia.

Guardando ai primi posti dell’indice Desi 2019, al primo posto troviamo la Finlandia con un punteggio pari a 70, mentre al secondo posto c’era la Svezia con 69,6 punti e al terzo i Paesi Bassi e la Danimarca con 68,9 punti.

Il dato sulle competenze digitali individuali

Veniamo adesso alla seconda parte della dichiarazione di D’Alfonso, secondo cui «solo il 44 per cento degli italiani tra 16 e 74 anni possiede competenze digitali, a fronte della media europea del 57 per cento».

Anche qui il senatore riporta un dato corretto.

Nel rapporto Desi 2019 dedicato al nostro Paese, si legge (pag. 8) proprio il virgolettato di D’Alfonso: «Sul fronte del capitale umano, l’Italia si piazza al ventiseiesimo posto fra gli Stati membri dell’Ue e si trova quindi al di sotto della media Ue. Il livello delle competenze digitali di base e avanzate degli italiani è al di sotto della media Ue. Solo il 44 per cento degli individui tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (57 per cento nell’Ue)».

Dunque è vero che secondo il Desi 2019 meno della metà di chi ha tra i 16 e i 74 anni in Italia ha competenze digitali di base, ossia sa usare per esempio un computer o uno smartphone, ma come specifica il rapporto questi dati sono del 2016.

Il verdetto

Luciano D’Alfonso ha scritto su Facebook che l’Italia è tra i peggiori Paesi in Europa per competitività digitale, davanti solo a Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria. Secondo il senatore del Pd, «solo il 44 per cento degli italiani tra 16 e 74 anni possiede competenze digitali, a fronte della media europea del 57 per cento».

Abbiamo verificato e D’Alfonso riporta numeri corretti.

Secondo i dati dell’Ue, nel 2019 l’Italia era al ventiquattresimo posto per competitività digitale, davanti a Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria. Il rapporto Desi 2019 riporta anche la percentuale di italiani tra 16 e 74 anni con competenze digitali di base (il 44 per cento), una statistica relativa al 2016.

In conclusione D’Alfonso si merita un “Vero”.