Il 12 aprile il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, in un video su Facebook ha accusato il governo Conte II di essere troppo lento nell’erogare i pagamenti della Cassa integrazione. Questo è solo uno degli ultimi capitoli dello scontro tra il governo e la Regione guidata dalla Lega, con quest’ultima che accusa da tempo l’esecutivo Conte di non essere intervenuto adeguatamente per affrontare l’emergenza Covid-19 nel Nord del Paese.

Nel video Fontana rivendica che «Regione Lombardia, invece, con un accordo con il sistema bancario e i sindacati, garantisce le risorse per l’anticipo della Cassa integrazione. Entro una settimana fino un milione di lombardi potranno chiedere in banca l’assegno».

Secondo il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il consigliere regionale del Pd Pietro Bussollati, Fontana si starebbe intestando così una misura approvata da altri.

Abbiamo verificato e in effetti il presidente della Regione Lombardia presenta la questione in modo fuorviante.

Di che cosa stiamo parlando

Per affrontare le conseguenze economiche dell’emergenza Covid-19, il governo Conte II ha approvato, con il cosiddetto “decreto Cura Italia” (d.l. n. 18 del 17 marzo 2020, approvato con la fiducia al Senato e ora in esame alla Camera), una serie di misure di sostegno alle imprese e ai lavoratori.

Tra queste vi è l’estensione straordinaria di una serie di ammortizzatori sociali a tutela dei lavoratori, come la Cassa Integrazione guadagni, ossia quella prestazione sociale statale, erogata dall’Inps, che «integra o sostituisce la retribuzione dei lavoratori che si trovano in precarie condizioni economiche a causa di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa».

In particolare, l’articolo 19 del decreto “Cura Italia” prevede che i «datori di lavoro che nell’anno 2020 sospendono o riducono l’attività lavorativa per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da Covid-19, possono presentare domanda di concessione del trattamento ordinario di integrazione salariale o di accesso all’assegno ordinario».

Per richiedere questo sostegno, che comunque può essere erogato per un massimo di nove settimane, sono previste procedure meno stringenti rispetto a quanto avviene di solito, specialmente in materia di presentazione della domanda di sostegno.

In ogni caso, grazie a questa misura, l’Inps integrerà lo stipendio dei lavoratori dipendenti di quelle aziende che richiederanno l’assistenza dello Stato per via dei contraccolpi subiti a causa della Covid-19.

Il ruolo dell’Abi

Lo Stato si è quindi impegnato a integrare lo stipendio di alcuni dipendenti per un periodo di almeno nove settimane. Vista però la molteplicità di aziende che ne hanno fatta richiesta, e l’ammontare di risorse da mobilitare, è apparso fin da subito difficile che il governo riuscisse a far pervenire questo sostegno in tempi rapidi.

Per questa ragione, l’Inps e il ministero del Lavoro hanno coinvolto il settore privato per cercare di velocizzare i pagamenti ai lavoratori.

Per prima cosa, il 30 marzo il ministero guidato da Nunzia Catalfo ha mediato un accordo tra l’Associazione bancaria italiana (Abi), le organizzazioni che rappresentano le imprese (come Confindustria) e i sindacati per fare in modo che le banche italiane possano anticipare senza costi il pagamento della Cassa integrazione (per una somma forfettaria fino a un credito massimo di 1.400 euro a lavoratore).

L’8 aprile Inps e Abi hanno poi rilasciato un comunicato stampa congiunto, in cui vengono annunciate una serie di semplificazioni per l’anticipo del pagamento della Cassa integrazione. Tra le principali c’è la telematizzazione della richiesta di anticipo dei soldi che, viste le misure di distanziamento sociale, potrà essere fatta interamente da remoto, senza bisogno di recarsi agli sportelli bancari.

L’aiuto della Regione

Abbiamo quindi visto che, grazie all’intervento dell’Abi, i lavoratori italiani potranno richiedere l’anticipo del pagamento dei fondi della Cassa integrazione. Andiamo ora a vedere come si inserisce la Regione Lombardia in questo quadro.

La Regione Lombardia ha firmato il 9 aprile un protocollo d’intesa con le parti sociali e la Commissione regionale Abi a garanzia del pagamento delle risorse della Cassa integrazione, creando a questo scopo il fondo chiamato “Fondo anticipazione sociale 2020”. L’ accordo specifica che questa iniziativa è stata presa a supporto, e non in sostituzione, della Convenzione nazionale voluta da governo e Abi.

L’idea che questa iniziativa non possa sostituirsi a quella nazionale viene dalla stessa giunta regionale lombarda che, con le parole dell’assessore all’Istruzione, formazione e lavoro Melania Rizzoli, ha specificato il ruolo del protocollo regionale. Rizzoli ha infatti detto che la Regione ha dato una «spinta […] alla convenzione nazionale sull’anticipazione sociale – prosegue Rizzoli» con l’obiettivo di «agevolare l’attuazione della convenzione» tramite «la promozione del fondo a garanzia degli anticipi erogati dalle banche» per coprire «eventuali difficoltà anche di chi ha più bisogno di aiuto».

In altre parole, attraverso la creazione del “Fondo di anticipazione sociale 2020”, dotato da Regione Lombardia e Finlombarda S.p.a. di risorse pari a circa 5,5 milioni di euro, la regione guidata da Fontana ha deciso di garantire le richieste di credito, in particolare di quei lavoratori ritenuti finanziariamente meno affidabili dal sistema bancario.

Visto il ruolo di sostegno all’iniziativa nazionale e di garanzia ad una categoria specifica di lavoratori lombardi (quelli economicamente più fragili), dire, come fa Fontana, che «grazie a Regione Lombardia» un milione di lavoratori lombardi potranno ricevere l’anticipo del pagamento della Cassa integrazione sembra essere un’esegerazione.

Il verdetto

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha detto in un video pubblicato su Facebook che la «Regione Lombardia […] garantisce le risorse per l’anticipo della Cassa integrazione» a «un milione» di lavoratori lombardi. Fontana con le sue parole risulta però fuorviante.

Da una parte, è vero che la Lombardia ha siglato un protocollo d’intesa con le parti sociali e il sistema bancario lombardo per facilitare il pagamento anticipato della Cassa integrazione ai lavoratori che lavorano nella regione.

Dall’altra, è anche vero che questo accordo è solo un supporto, e non si sostituisce, a una Convenzione nazionale tra l’Associazione banacaria italiana e le parti sociali che ha valore a livello nazionale. Intestare quindi il merito dell’erogazione alla sola Regione, messa in contrapposizione a uno Stato accusato di essere assente, è scorretto.

In conclusione, Fontana si merita un “Nì”.