Il 30 marzo, in un’intervista al quotidiano olandese de Volkskrant, l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta ha commentato l’accordo preliminare presentato il 26 marzo dal Consiglio europeo per affrontare l’emergenza coronavirus e le posizioni degli Stati membri dell’Ue che stanno alla sua base.

«Il debito pubblico italiano, rispetto alla maggior parte degli altri Paesi del mondo, è appena aumentato negli ultimi anni», ha detto Letta, criticando la posizione del governo olandese del primo ministro Mark Rutte.

In breve: l’intesa raggiunta tra i leader dell’Unione europea il 26 marzo non fa riferimento all’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), respinto dal nostro Paese, ma nemmeno all’introduzione dei cosiddetti “eurobond”, invece richiesta in una lettera al Consiglio Ue il 25 marzo dall’Italia e da altri Paesi, come Francia e Spagna.

Tra gli Stati che si oppongono all’emissione di titoli di Stato a livello europeo ci sono, tra gli altri, Germania e Paesi Bassi, preoccupati tra le altre cose proprio dall’alto debito dell’Italia e dal rischio che l’aiuto al nostro Paese, e non solo, si traduca nel trasferimento di quel debito sui contribuenti tedeschi, olandesi e in generale dei Paesi con minore debito pubblico in rapporto al Pil.

Ma è vero, come dice Letta, che il nostro debito pubblico è cresciuto «a malapena» negli ultimi anni? Abbiamo verificato.

Il debito pubblico in Italia

Secondo i dati Eurostat più aggiornati, nel 2018 il rapporto debito pubblico/Pil dell’Italia si è attestato sul 134,8 per cento, secondo dato peggiore dell’Ue (dietro solo al 181,2 per cento della Grecia), in aumento rispetto a un trend di decrescita iniziato nel 2015 e durato fino al 2017.

A fine 2014 il rapporto debito/Pil italiano era stato infatti del 135,4 per cento, poi sceso al 135,3 per cento nel 2015, al 134,8 per cento nel 2016 e al 134,1 per cento nel 2017. Nel 2013 questa percentuale era del 132,4 per cento. L’aumento complessivo negli ultimi cinque anni è quindi del +2,4 per cento.

In valori assoluti, e non in relazione col Pil, nel 2013 il debito pubblico italiano aveva raggiunto un valore di di quasi 2.136 miliardi di euro, salendo poi nel 2018 a poco più di 2.380 miliardi di euro (+11,4 per cento).

Vediamo adesso come se la sono cavata gli altri grandi Paesi Ue, e l’Olanda, per poi concentrarci su alcuni Paesi Ocse economicamente simili al nostro.

Il debito pubblico tra i grandi Paesi Ue

Tra il 2013 e il 2018, il rapporto debito/Pil della Germania è sceso dal 78,7 per cento al 61,9 per cento: -16,8 per cento, unico tra i grandi Paesi Ue a registrare il segno meno.

In Francia il rapporto debito/Pil è infatti aumentato dal 93,4 per cento al 98,4 per cento (+5 per cento); in Spagna è passato dal 95,8 per cento al 97,6 per cento (+1,8 per cento); nel Regno Unito dall’84,2 per cento all’85,9 per cento (+1,7 per cento). Nei Paesi Bassi, il rapporto debito pubblico/Pil è invece calato del 13,8 per cento, passando dal 66,2 per cento al 52,4 per cento.

In generale la media dell’Ue a 28 Paesi (nel 2018 il Regno Unito era ancora nell’Unione) del rapporto debito pubblico/Pil si è abbassata dall’86,3 per cento all’80,4 per cento.

In valori assoluti, e non in relazione con il Pil, il debito pubblico tedesco è sceso da 2.213 miliardi di euro del 2013 a 2.069 miliardi nel 2018 (-7 per cento), e quello olandese è calato da circa 447 miliardi di euro a oltre 405 miliardi (-9,4 per cento).

Quello francese è invece salito del +17 per cento (passando da quasi 1.978 miliardi a oltre 2.315 miliardi); quello spagnolo di oltre il +20 per cento (da oltre 997 miliardi a oltre 1.173 miliardi); quello britannico del +14,2 per cento (da quasi 1.799 miliardi a quasi 2.055 miliardi).

Il totale dei debiti pubblici Ue a 28 Paesi è invece aumentato da quasi 11.745 miliardi di euro a circa 12.789 miliardi (+8,9 per cento).

Ricapitolando: se si guarda al rapporto debito/Pil, tra il 2013 e il 2018 l’Italia ha registrato un +2,4 per cento, una percentuale più alta di Spagna, Regno Unito, Olanda e Germania (questi ultimi due hanno anzi registrato un segno meno), ma più bassa della Francia. Espresso in valori assoluti, il nostro debito pubblico è invece salito nello stesso periodo del +11,4 per cento, meno di Spagna, Francia e Regno Unito (anche qui la Germania e l’Olanda hanno registrato un segno meno).

Insomma, Letta ha tutto sommato ragione quando dice che un aumento c’è stato, ma non così significativo rispetto agli altri Stati Ue, anche se ricordiamo che il punto di partenza del debito pubblico del nostro Paese (il secondo più alto dell’Ue, in rapporto al Pil) è ben maggiore rispetto a quello degli altri.

Vediamo adesso i numeri «degli altri Paesi del mondo».

Il debito pubblico tra i grandi Paesi Ocse

Per avere un confronto a livello mondiale, prendiamo in considerazione i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che fornisce le statistiche solo sul rapporto debito pubblico/Pil per oltre 30 Paesi nel mondo.

Come ha sottolineato (p. 60) la stessa Ocse nel suo ultimo rapporto Government at a glance 2019, i confronti tra i debiti pubblici delle varie economie vanno fatti con cautela, in base per esempio a come vengono considerate alcune voci di spesa da parte dei singoli Paesi.

Prendiamo in considerazione, oltre all’Italia, altre quattro grandi nazioni per cui l’Ocse fornisce i dati: gli Stati Uniti, il Giappone, il Canada (tutti e tre appartenenti al G7) e l’Australia.

Secondo Ocse, che usa una metodologia (p. 60) di calcolo diversa da Eurostat, il rapporto debito pubblico/Pil in Italia è passato dal 142,9 per cento nel 2013 al 147,3 per cento (terzo più alto dell’Ocse), con un +4,4 per cento.

Negli Stati Uniti, questo indicatore è stato pressoché stabile, se si prendono i due estremi: 136,2 per cento nel 2013 e 136,3 per cento nel 2018. In Giappone, il rapporto debito/Pil è invece cresciuto del +5,7 per cento, salendo dal 233 per cento al 238,7 per cento (livello Ocse più alto di tutti). In Canada l’aumento è stato del +1,1 per cento (dal 107,3 per cento al 108,4 per cento), mentre in Australia è stato del +10,4 per cento (dal 55,7 per cento al 66,1 per cento).

Ricapitolando: anche in questo caso, tra il 2013 e il 2018 ci sono grandi Paesi a livello mondiale che hanno visto il loro rapporto debito pubblico/Pil crescere in percentuale di più dell’Italia (Giappone e Australia), mentre in altri Paesi questa crescita o non c’è stata (Stati Uniti) o è stata più contenuta (Canada).

Il verdetto

Secondo Enrico Letta, «il debito pubblico italiano, rispetto alla maggior parte degli altri Paesi del mondo, è appena aumentato negli ultimi anni».

Abbiamo verificato e, guardando ai Paesi più grandi, sia europei che non europei, l’ex presidente del Consiglio ha sostanzialmente ragione: un aumento, sia in termini percentuali che assoluti, c’è stato, ma non significativamente più alto di altri Stati simili al nostro.

Nel contesto dell’Ue, tra il 2013 e il 2018 il rapporto debito pubblico/Pil dell’Italia è cresciuto del +2,4 per cento (passando dal 132,4 per cento al 134,8 per cento), una percentuale nettamente più alta di quella della Germania (-16,8 per cento) e dei Paesi Bassi (-13,8 per cento), ma poco più alta della Spagna (+1,8 per cento) e del Regno Unito (+1,7 per cento), e più bassa di quella della Francia (+5 per cento).

Espresso in valori assoluti, e non in relazione al Pil, il nostro debito pubblico è poi cresciuto del +11,4 per cento (passando da quasi 2.136 miliardi di euro a poco più di 2.380 miliardi di euro nel 2018), una percentuale più bassa di quella francese, spagnola e britannica.

Infine, se si allarga lo sguardo al resto del mondo, si scopre come il nostro rapporto debito/Pil sia cresciuto più di Stati Uniti e Canada, ma meno di Giappone e Australia.

 

In conclusione, se il confronto viene fatto con Germania e Olanda l’Italia ne esce molto male, ma se lo estendiamo ai principali Paesi Ue e Ocse, è vero che gli aumenti del debito pubblico italiano negli ultimi cinque anni non siano particolarmente significativi. Letta si merita un “Vero”.