Il senatore Gianluigi Paragone, espulso dal M5s a inizio anno, ha pubblicato il 14 marzo un video sul suo profilo Facebook in cui sostiene, tra le altre cose, che la Germania sia la padrona dell’Ue e che, mentre a Berlino viene concesso di stanziare 550 miliardi di euro per far fronte alla crisi economica causata dalla pandemia di coronavirus, a Roma viene data la possibilità di spendere solo 25 miliardi.

Le affermazioni di Paragone sono sbagliate, in quanto vengono messe a confronto due cose sostanzialmente diverse. Andiamo a vedere i dettagli.

I 550 miliardi della Germania

Partiamo dai 550 miliardi della Germania. Come ha spiegato il Financial Times il 13 marzo, questa cifra fa riferimento alla quantità di denaro che può prestare al tessuto economico del Paese la Banca pubblica di investimenti tedesca, la KfW, un ente assimilabile alla nostra Cassa depositi e prestiti.

Le imprese che si dovessero trovare in difficoltà a causa della crisi economica potranno insomma fare affidamenti su prestiti da parte di un istituto che dispone di una significativa quantità di risorse. Come riporta l’articolo del Financial Times, le risorse che la KfW poteva mettere a garanzia delle imprese prima delle ultime decisioni del governo tedesco ammontava già a circa 460 miliardi di euro (sul sito della KfW per il 2018 sono riportati asset per 485 miliardi di euro) .

Quello a 550 miliardi di euro è insomma un aumento di alcune decine di miliardi (che, secondo le dichiarazioni del ministro dell’Economia tedesco Peter Altmaier, se sarà necessario potrebbe non essere l’ultimo) della quantità di soldi che le istituzioni finanziarie tedesche sono in grado di prestare alle imprese in caso di necessità. Non sono insomma soldi già destinati a sostenere aumenti della spesa pubblica, ad esempio per il servizio sanitario, ma “garanzie” di liquidità che vengono date al tessuto economico tedesco.

Vediamo ora che cosa è invece successo in Italia.

I 25 miliardi dell’Italia

I 25 miliardi riferiti all’Italia sono invece l’aumento dell’indebitamento netto richiesto per finanziare il bilancio dello Stato nel 2020, al fine di fronteggiare l’emergenza economica creata dal coronavirus.

Nel Consiglio dei ministri dell’11 marzo è stata approvata un’integrazione alla relazione al Parlamento per il 2020 che autorizza appunto questo maggiore ricorso all’indebitamento. Nel Consiglio dei ministri del 16 marzo è poi stato approvato il cosiddetto decreto “Cura Italia” che specifica le varie destinazioni di questi 25 miliardi.

Quindi, differentemente dai 550 miliardi tedeschi, i 25 miliardi citati da Paragone non sono risorse che possono essere messe a garanzia delle imprese in caso di necessità, ma sono risorse che vengono reperite con nuovo debito per aumentare i fondi a bilancio dello Stato. In particolare, queste risorse serviranno per potenziare il sistema sanitario e di protezione civile, per dare sostegno all’occupazione, per dare sostegno al credito e per gli aiuti fiscali.

Non si tratta, dunque, solo di una teorica liquidità che viene garantita alle imprese, ma di nuove spese che vengono messe a bilancio dello Stato.

E la liquidità alle imprese italiane?

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, intervistato a Che Tempo che Fa su Rai 2 il 15 marzo, dunque alla vigilia del Consiglio dei ministri che ha approvato il “Cura Italia”, aveva già spiegato che la cifra che va paragonata con i 550 miliardi tedeschi non è quella di 25 miliardi ma quella di «350 miliardi».

Questi sono «effetti leva», cioè, spiega Gualtieri «con le risorse aggiuntive che noi stanziamo per il Fondo di garanzia a sostegno di Cassa depositi e prestiti o dando una garanzia diretta al sistema bancario, noi consentiamo di sostenere circa 350 miliardi di finanziamenti, che è una cifra grosso modo equivalente, in percentuale del Pil, a quella tedesca. Le modalità sono diverse (…) ma l’effetto complessivo è analogo».

È vero che i 350 miliardi italiani siano grosso modo equivalenti – considerato il Pil dei due Paesi – ai 550 miliardi tedeschi: nel 2019 il Pil della Germania è stato pari a 3.436 miliardi di euro e 550 miliardi sono circa il 16 per cento, quello dell’Italia nello stesso anno è stato pari a 1.788 miliardi di euro circa e 350 miliardi sono quasi il 20 per cento (il 19 per cento se prendiamo in considerazione 340 miliardi). Dunque, in proporzione, l’Italia starebbe mobilitando addirittura più risorse della Germania.

La cifra dei «350 miliardi» è stata poi ribadita, il 16 marzo, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che nel corso della conferenza stampa successiva all’adozione del decreto “Cura Italia” ha dichiarato (min. 5.45): «Attiviamo flussi per complessivi 350 miliardi: questa è una manovra economica poderosa».

Anche il ministro dell’Economia, nella stessa occasione, è tornato sul punto, dando una cifra leggermente diversa. Gualtieri ha infatti detto (min. 11.45): «Abbiamo una fortissima iniezione di liquidità nel sistema del credito, che può mobilitare (…) circa 340 miliardi di euro di finanziamenti all’economia reale». In rapporto al Pil italiano, si tratta del 19 per cento, comunque una percentuale superiore a quella della Germania.

Abbiamo chiesto ad Andrea Terzi, professore di Economia alla Franklin University Switzerland di Lugano, se questa stima dei 350 miliardi sia realistica o meno. «La logica c’è: dalle dichiarazioni si deduce che ci saranno 25 miliardi di spesa, e 350 miliardi di finanziamenti resi possibili da nuovi fondi stanziati per il fondo delle Pmi, dalle garanzie al sistema bancario, e dai fondi a sostegno della Cdp che può usarli a leva», ha spiegato a Pagella Politica Terzi. «In ogni caso stiamo parlando ancora di un primo soccorso, ben lontano da quello che sarà necessario e che dovrà essere europeo».

Sul fronte comunitario, il 16 marzo sera è arrivata la presa di posizione dell’Eurogruppo, che ha detto di essere pronto ad adottare tutte le misure necessarie per contrastare la crisi. «La risposta dell’Eurogruppo – ha aggiunto Terzi in proposito – ha confermato un cambio di passo inevitabile, in questa tragedia, e comunque inaugura un’alleanza più stretta di fronte ad un nemico comune che colpisce alla cieca senza guardare al debito/Pil».

Il verdetto

Il senatore Gianluigi Paragone ha accusato duramente l’Unione europea perché alla Germania viene consentito spendere 550 miliardi per l’emergenza coronavirus, mentre all’Italia solo 25 miliardi.

L’affermazione è sbagliata, perché mette a confronto la liquidità che viene teoricamente garantita alle imprese sotto forma di prestiti (i 550 miliardi tedeschi) con dei soldi che vengono invece spesi dallo Stato per finanziare sanità, ammortizzatori sociali, aiuti fiscali e via dicendo (i 25 miliardi italiani).

Inoltre, grazie a parte di questi 25 miliardi, secondo quanto affermato dal ministro dell’Economia Gualtieri, l’Italia potrà garantire liquidità per circa 340-350 miliardi al tessuto economico italiano.

Se confrontato col Pil, lo stanziamento italiano – paragonabile per natura a quello di Berlino – risulta addirittura superiore a quello tedesco. Per Paragone insomma, un “Pinocchio andante”.