Il 13 febbraio il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti ha scritto nel suo blog sull’Huffington Post che «siamo da vent’anni il Paese che cresce meno in Europa».

È davvero così? Abbiamo verificato che cosa dicono i fatti e Zingaretti sbaglia, anche se i numeri per il nostro Paese non sono comunque positivi.

I Pil europei dal 2008 ad oggi

I dati Eurostat più aggiornati arrivano al 2018, quando l’Italia ha registrato una crescita del Pil dello 0,8 per cento rispetto all’anno precedente.

Questa statistica era stata la peggiore tra i 28 Stati membri dell’Unione europea. Al penultimo posto quell’anno troviamo il Regno Unito (+1,3 per cento, dal 31 gennaio 2020 uscito dall’Ue) e a seguire la Germania (+1,5 per cento).

Nel 2017 l’Italia aveva registrato un +1,7 per cento, il secondo dato peggiore a livello comunitario – davanti a quello della Grecia (+1,5 per cento) – mentre nel 2016 il nostro Paese si è collocato al terzultimo posto (+1,3 per cento), davanti solo a Francia (+1,1 per cento) e Grecia (-0,2 per cento).

Troviamo l’Italia in terzultima posizione anche nel 2015 (+0,8 per cento), davanti questa volta alla Finlandia (+0,5 per cento) e alla Grecia (-0,4 per cento). Nel 2014, il nostro Paese si è collocato al quartultimo posto, con crescita zero, con dietro Croazia (-0,1 per cento), Austria (-0,4 per cento) e Cipro (-1,9 per cento), mentre nel 2013 lo ritroviamo al terzultimo posto (-1,8 per cento), davanti a Grecia (-3,2 per cento) e Cipro (-6,6 per cento).

Nel 2012, la Grecia era all’ultimo posto (-7,3 per cento), dietro a Portogallo (-4,1 per cento), Cipro (-3,4 per cento) e Italia (-3 per cento). Dobbiamo aspettare fino al 2011 per trovare il posizionamento migliore del nostro Paese a livello europeo: con un +0,7 per cento l’Italia (+0,7 per cento) aveva fatto meglio di sei Stati, tra cui la Spagna (-3 per cento) e la solita Grecia (-9,1 per cento).

Nel 2010, ben 11 Paesi registrarono crescite del Pil inferiori al +1,7 per cento italiano, tra cui Paesi Bassi (+1,3 per cento) e Spagna (+0,2 per cento). Nel 2009 – all’indomani della crisi economica – tutti i Paesi europei segnarono crescite negative sotto il 2 per cento, tranne la Polonia (+2,8 per cento). Come l’anno prima, 11 Paesi fecero peggio dell’Italia (-5,3 per cento), tra cui la Germania (-5,5 per cento).

Con il +1 per cento del 2008, il nostro Paese si è invece collocato al quintultimo posto, davanti a Lussemburgo (-1,3 per cento), Lituania (-3,3 per cento), Irlanda (-4,5 per cento) ed Estonia (-5,1 per cento).

Ricapitolando: tra il 2008 e il 2018 (ultimo anno disponibile), non è vero che l’Italia è sempre stata ultima per crescita. Questa osservazione è valida solo per il 2018, e anche per il 2017 se non si considera la Grecia (da anni travolta da una grave crisi economica), ma negli anni prima ci sono stati Paesi che hanno fatto peggio del nostro, soprattutto tra il 2009 e 2011.

È vero però che solo in due anni, abbiamo fatto meglio di uno dei grandi Paesi europei, superando la Francia nel 2016 e la Germania nel 2009, un anno caratterizzato comunque da una forte recessione comunitaria.

I Pil europei dal 2000 al 2007

Qual è stato invece il quadro negli anni precedenti? Nei primi due anni del nuovo millennio l’Italia non si è mai trovata nelle ultime posizioni per crescita.

Nel 2000, abbiamo registrato un +3,8 per cento – superiore, per esempio, a quello del Regno Unito (+3,4 per cento) e della Germania (+2,9 per cento) – mentre il +2 per cento del 2001 è stato maggiore di quello di otto Paesi, tra cui di nuovo la Germania (+1,7 per cento).

Nei tre anni successivi l’Italia si è invece sempre collocata in terzultima posizione. Nel 2002 (+0,3 per cento) davanti a Paesi Bassi (+0,2 per cento) e Germania (-0,2 per cento); nel 2003 (+0,1 per cento) davanti a Germania (-0,7 per cento) e Portogallo (-0,9 per cento); nel 2004 (+1,4 per cento) davanti a Germania (+1,2 per cento) e Malta (+0,4 per cento).

Nel 2005, peggio di noi (+0,8 per cento) hanno fatto tre Paesi, tra cui ancora una volta la Germania (+0,7 per cento), mentre nel 2006 (+1,8 per cento) e nel 2007 (+1,5 per cento) siamo tornati al terzultimo posto.

Ricapitolando: nel biennio 2000-2001 l’Italia non ha registrato crescite del Pil tra le più basse d’Europa, cosa invece avvenuta poi nei cinque anni successivi dove si è collocata sempre intorno alla terzultima posizione, anche se davanti alla Germania in diverse occasioni.

Il valore del Pil tra il 2000 e il 2018

Secondo i dati Eurostat più aggiornati, nel 2018 il Pil reale italiano è ammontato a oltre 1.718,5 miliardi di euro (in termini assoluti, il quarto più alto dell’Unione europea), cresciuto di 58,2 miliardi rispetto al 2000: un +3,5 per cento.

Questo dato è il secondo peggiore nell’intera Ue. Tra i grandi Paesi, il Pil della Germania, in 18 anni, è cresciuto del 26,3 per cento, quello del Regno Unito del 37 per cento e quello della Francia del 25 per cento. Soltanto la Grecia – travolta, come abbiamo detto, da una enorme crisi economica – ha fatto peggio di noi, con un variazione tra i valori del Pil registrati nel 2000 e quelli nel 2018 del +0,5 per cento.

La Spagna ha registrato un +33,6 per cento, mentre i Paesi Bassi un +28,2 per cento. In 18 anni, chi ha fatto meglio di tutti è stata l’Irlanda (+122,3 per cento), mentre Stati come Polonia (+94 per cento) e Romania (+105,3 per cento) hanno di fatto raddoppiato il valore del loro Pil.

Il verdetto

Secondo Nicola Zingaretti, l’Italia è il Paese che da 20 anni cresce meno in Europa. Abbiamo verificato che cosa dicono i numeri e le cose non stanno proprio così.

Tra il 2008 e il 2018, a livello europeo l’Italia ha occupato l’ultima posizione per crescita del Pil solo nel 2018, anche se negli anni prima siamo stati in effetti tra i Paesi con la crescita più bassa (fatta eccezione tra il 2008 e il 2009, dove comunque si parla di un periodo di forte recessione a livello comunitario).

Tra il 2000 e il 2007, l’Italia non è mai stata ultima per crescita del Pil, anche se tra il 2002 e il 2006 siamo sempre stati intorno alla terzultima posizione, seppure davanti alla Germania in diverse occasioni.

Se si restringe il confronto infatti solo agli altri grandi Paesi europei, si scopre che la Francia è sempre cresciuta più di noi (tranne nel 2016), così come il Regno Unito (fatta eccezione nel 2000).

È vero però che il quadro cambia ancora, e più in negativo per l’Italia, se si guarda alla variazione in termini percentuali tra il valore assoluto del Pil dei singoli Paesi Ue nel 2000 e quelli nel 2018. Con un +3,5 per cento siamo penultimi, davanti solo al +0,5 per cento della Grecia; Paesi come Regno Unito (37 per cento), Germania (26,3 per cento) e Francia (25 per cento) hanno collezionato un aumento in doppia cifra.

In conclusione, Zingaretti si merita comunque un “Nì”.