Il 22 gennaio 2020 il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha dato le sue dimissioni da capo politico del Movimento 5 stelle, tenendo un lungo discorso che è stato pubblicato anche dal Blog delle stelle.

Durante il suo annuncio, Di Maio ha parlato anche del tema della revoca delle concessioni autostradali ad Autostrade per l’Italia (Aspi), società che fa parte del gruppo Atlantia.

«Ho visto stamattina – ha detto l’ex capo politico del M5s – che alla notizia delle mie dimissioni il titolo in borsa di Atlantia ha ricominciato a guadagnare dopo diverse settimane. Ancora una volta i mercati non c’hanno capito nulla».

Con questa frase Di Maio ha lasciato intendere che il suo partito, nonostante le sue dimissioni, continuerà nel tentativo di revocare le concessioni ad Autostrade per l’Italia (ad oggi una promessa rimasta non mantenuta).

Ma è corretto quello che ha detto il ministro riguardo al titolo di Atlantia? È davvero tornato a salire «dopo diverse settimane» di calo? Abbiamo verificato.

Di che cosa stiamo parlando

Atlantia S.p.a. è una delle società leader a livello mondiale nel settore delle infrastrutture autostradali e infrastrutturali. Come spiega il Profilo del gruppo, questa società gestisce 14 mila chilometri di autostrade a pedaggio, in 23 Paesi del mondo, tra cui l’Italia, dove tramite Autostrade per l’Italia sono gestiti su concessione dello Stato italiano 3.255 chilometri di rete autostradale (per avere un confronto, Atlantia gestisce, tra gli altri, anche 2.036 km in Francia e 1.777 km in Spagna).

A partire da agosto 2018, in seguito al crollo del Ponte Morandi a Genova (in un tratto autostradale gestito da Aspi), l’allora governo Conte I – sostenuto da Lega e M5s – aveva più volte ripetuto la promessa di voler revocare le concessioni ad Autostrade per l’Italia, con una procedura in realtà molto complessa e i cui costi per lo Stato, tenuto conto delle incognite giudiziarie, potrebbero aggirarsi tra i 15 e i 20 miliardi di euro.

Nel programma di governo sottoscritto tra Pd e M5s a inizio settembre 2019, la promessa di revocare le concessioni è stata poi attenuata e sostituita con quella più generica di «revisione» delle concessioni, anche se a inizio 2020 lo stesso Di Maio ha ripetuto di voler revocare le concessioni ad Aspi.

Lo scenario delle dimissioni, secondo quanto dichiarato dall’ex capo politico del M5s durante il suo annuncio, potrebbe aver convinto i mercati a tornare a investire su Atlantia, per così dire “rassicurata” dall’uscita di scena del ministro degli Esteri.

In realtà, l’andamento del titolo in borsa mostra un quadro parzialmente diverso rispetto a quello indicato da Di Maio.

L’andamento di Atlantia in borsa

Secondo le rilevazioni ufficiali della Borsa italiana, è vero che il 22 gennaio 2020 – giorno dell’annuncio delle dimissioni di Di Maio – il titolo in borsa di Atlantia è cresciuto di valore, scambiato a un prezzo di 20,88 euro per azione contro i 20,44 del giorno precedente (+2,1 per cento).

Ma, secondo l’ex capo politico del M5s, Atlantia avrebbe così ricominciato a guadagnare «dopo diverse settimane» di calo. E non è così.

Secondo le statistiche della Borsa italiana, relative all’ultimo mese, in realtà il titolo di Atlantia era salito anche nelle settimane precedenti, con un andamento altalenante.

Tra il 15 gennaio 2020 e il 20 gennaio 2020, il prezzo è salito da 20,48 euro a 20,84 euro (livello molto vicino a quello raggiunto con le dimissioni di Di Maio). Tra il 9 gennaio e il 15 gennaio, però, c’era stato un calo significativo, con il prezzo per azione sceso da 21,50 euro a 20,48. Prima di questa discesa c’era stato invece un aumento, dai 20,20 euro del 6 gennaio ai 21,50 del 9 gennaio.

L’andamento altalenante si riscontra anche se si guardano i dati degli ultimi tre mesi (Figura 1). Il 2 dicembre 2019, il prezzo per azione di Atlantia aveva toccato il livello di 19,62 euro, per risalire fino a 22,14 euro il 19 dicembre, e riscendere fino al 20,16 il 2 gennaio 2020.

In base ai dati dell’ultimo anno, si scopre invece che il livello attuale delle azioni di Atlantia è simile a quello del 23 gennaio 2019 (20,08 euro ad azione), anche se era arrivato a toccare i 24,64 euro a inizio settembre 2019, per poi scendere in pochi giorni fino a 20,44 euro. Nei giorni successivi al crollo del Ponte Morandi, tra la seconda metà di agosto 2018 e settembre 2018, il titolo era passato da un valore intorno ai 23,50 euro a circa 17 euro.

In ogni caso, non è facile stabilire quale collegamento possa esserci tra l’annuncio delle dimissioni di Di Maio e l’aumento registrato dal titolo di Atlantia lo stesso giorno, il 22 gennaio.

Abbiamo contattato Atlantia, che a Pagella Politica ha detto di non voler commentare le parole dell’ex capo politico del M5s e che la società non ha una posizione ufficiale in proposito.

La banca d’investimenti italiana Equita, in un report del 22 gennaio, ha scritto: «Seppure non ci aspettiamo che si andrà a nuove elezioni anche in caso di sconfitta del centro-sinistra alle elezioni di domenica [in Emilia-Romagna, ndr], essendo il M5S il partito che richiedeva con maggiore forza la revoca della concessione di Aspi, ci attenderemmo che un cambio al vertice del M5S dovrebbe facilitare le negoziazioni con il governo».

Secondo alcuni osservatori, dunque, una qualche correlazione potrebbe esserci.

Il verdetto

Secondo Luigi Di Maio, l’annuncio delle sue dimissioni avrebbe fatto tornare a guadagnare in borsa «dopo diverse settimane» il titolo di Atlantia, che controlla Autostrade per l’Italia, a cui il M5s ha più volte minacciato di voler togliere le concessioni autostradali.

Abbiamo verificato ed è vero che il 22 gennaio 2020 – giorno dell’annuncio delle dimissioni di Di Maio – il titolo di Atlantia nella Borsa italiana è cresciuto di prezzo (+2,1 per cento), ma aumenti simili si sono riscontrati anche nei giorni e nelle settimane precedenti, con un andamento del titolo altalenante.

Secondo gli analisti finanziari, è plausibile che le dimissioni di Di Maio possano incidere sulle prossime decisioni del governo in tema di revoca delle concessioni (avvantaggiando Atlantia), ma è ancora presto per dirlo e per interpretare i movimenti dei mercati.

In conclusione, Di Maio si merita un “Nì”.