Il 9 dicembre, la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova (Italia Viva) ha commentato la nomina di Sanna Marin a prima ministra della Finlandia scrivendo su Facebook: «Cinque partiti, tutti guidati da donne, e una nuova premier, Sanna Marin, che a soli 34 anni è la più giovane del mondo. Dopo le elezioni, la Finlandia si sveglia con un nuovo governo tutto al femminile».

Ma le cose stanno davvero come dice la senatrice di Italia Viva? Abbiamo verificato.

Come è arrivata la nomina di Marin

Lo scorso 3 dicembre, il primo ministro finlandese del Partito socialdemocratico Antti Rinne si è dimesso dopo che il Partito di centro gli aveva tolto la fiducia, accusando l’ormai ex premier di aver commesso errori nella gestione di una serie di scioperi nati nelle ultime settimane nel Paese scandinavo.

Il presidente della Finlandia Sauli Niinistö aveva accettato le dimissioni di Rinne, chiedendo però alla maggioranza di governo, sostenuta da cinque partiti, di gestire la crisi di governo e di indicare un sostituto di Rinne.

A inizio giugno, Rinne era stato nominato primo ministro, in un esecutivo supportato in totale da cinque partiti: il Partito socialdemocratico, il Partito di centro, la Lega verde, il Partito popolare svedese e l’Alleanza di sinistra.

Il compito di formare un nuovo governo è toccato al Partito socialdemocratico, che alle ultime elezioni parlamentari di aprile 2019, ha preso il 17,7 per cento dei voti – la percentuale più alta – senza però riuscire ad avere la maggioranza per formare un governo da solo.

Dopo le dimissioni di Rinne, l’8 dicembre la socialdemocratica Sanna Marin – ministra dei Trasporti del precedente governo – ha vinto una selezione interna al Partito socialdemocratico ed è stata indicata come nuova prima ministra della Finlandia. Ad oggi, manca però ancora il voto del Parlamento finlandese per confermare l’elezione, che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.

Non è la prima volta comunque che il Paese nordeuropeo ha la possibilità di avere una premier donna: nel 2003, la prima era stata Anneli Jäätteenmäki, la seconda nel 2011 Mari Kiviniemi. Tra il 2000 e il 2012, è stata invece Presidente della Finlandia Tarja Halonen, prima e unica donna fino ad oggi a ricoprire questa carica.

Ricapitolando: Bellanova commette un’imprecisione quando dice che il nuovo esecutivo finlandese è arrivato «dopo le elezioni». Come abbiamo visto, Marin ha sostituito Rinne dopo una crisi di governo e a sette mesi dall’ultimo voto.

La premier più giovane nel mondo

Ma la nuova prima ministra sarebbe davvero la più giovane nel mondo in caso di conferma del Parlamento? Sì, superando di qualche anno Jacinda Ardern, attuale premier della Nuova Zelanda.

Come si legge sulla sua pagina personale del Parlamento finlandese, Sanna Marin è nata il 16 novembre 1985 e al 9 dicembre 2019 ha 34 anni. Ardern è invece nata il 26 luglio 1980: oggi ha 39 anni e ne aveva 37 quando è stata nominata premier nell’ottobre 2017.

Ad oggi, non esistono prime ministre al mondo più giovani di Sanna Marin. E neppure leader di governo nei Paesi più avanzati.

Su 36 Paesi membri dell’Ocse, sulla base delle definizioni generazionali del Pew Research Center, il Guardian – in un articolo pubblicato il 9 dicembre – ha infatti calcolato che Marin è l’unica millennial a capo di un governo, essendo nata dopo il 1981. In 17 sono nati tra il 1965 e il 1980 – i membri della cosiddetta “generazione X” – mentre i restanti 18 sono baby boomers, nati entro il 1964. Tra questi, c’è anche l’italiano Giuseppe Conte, mentre il più anziano di tutti è lo statunitense Donald Trump (nato il 13 giugno del 1946).

Le cinque leader di partito

È vero dunque che il nuovo governo è supportato da «cinque partiti, tutti guidati da donne»? Per quanto riguarda il Partito socialdemocratico, abbiamo visto che la nuova leader è Marin. Vediamo adesso gli altri quattro.

La leader del Partito di centro (13,7 per cento alle ultime elezioni parlamentari) è Katri Kulmuni (ministra uscente per gli Affari economici), che come spiega il sito ufficiale del partito è stata ora indicata come possibile nuova ministra delle Finanze.

Al vertice della Lega verde (11,5 per cento alle parlamentari) c’è invece Maria Ohisalo (ministra dell’Interno del governo Rinne), mentre l’Alleanza di sinistra (8,1 per cento) è guidata dalla leader Li Anderson, ministra dell’Educazione nell’esecutivo uscente. Infine, una donna è a capo anche del Partito popolare svedese (4,5 per cento): si tratta di Anna-Maja Henriksson, ministra della Giustizia uscente.

Un governo tutto al femminile?

Bellanova ha ragione quando dice che i cinque partiti di maggioranza sono tutti guidati da donne, ma questo significa anche che la Finlandia ha un «nuovo governo tutto al femminile»?

Come abbiamo visto in precedenza, serve ancora il voto del Parlamento finlandese per confermare la nomina di Sanna Marin come prima ministra. Manca dunque anche la lista dei nuovi ministri, anche se i singoli partiti di maggioranza hanno indicato quali saranno i loro candidati per i vari dicasteri. E non sono tutte donne.

Per esempio, il Partito di centro ha nominato cinque futuri ministri, di cui tre sono uomini: Jari Leppä (Ministero dell’Agricoltura), Mika Lintilä (Ministero dell’Economia) e Antti Kaikkonen (Ministero della Difesa).

Il governo Rinne aveva 18 ministri (più il primo ministro): 11 di questi erano donne.

Il verdetto

La ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova ha commentato la nomina di Sanna Marin come nuova prima ministra della Finlandia, arrivata non «dopo le elezioni», come dice Bellanova, ma dopo una crisi di governo.

È vero che Marin, la cui nomina a premier deve essere confermata dal Parlamento, potrebbe diventare la prima ministra più giovane al mondo (e la più giovane leader tra i Paesi più avanzati). Ed è anche vero che i cinque partiti della coalizione di maggioranza sono tutti guidati da donne.

Bellanova sbaglia invece quando dice che la Finlandia ora ha un «nuovo governo tutto al femminile». La lista dei nuovi ministri non è ancora stata decisa, ma nelle loro indicazioni per le nomine i partiti di maggioranza hanno anche inserito degli uomini.

Il precedente governo Rinne aveva comunque la maggioranza di ministre rispetto ai ministri: undici contro sette.

In conclusione, viste le due imprecisioni, Bellanova si merita un “C’eri quasi”.