Il 17 novembre il leader della Lega Matteo Salvini ha condiviso su Facebook un video del deputato leghista Alessandro Morelli, intitolato: «“Scappano dalla guerra”: sugli immigrati ci hanno rifilato bufale! L’Onu ci spiega il perché…».

All’inizio del filmato, Morelli accusa i media che «per tanti anni ci hanno detto che l’immigrazione clandestina di cui siamo stati vittime sarebbe stata motivata dalle guerre, dalla fame, dalle pestilenze, dai cambi climatici».

Ma questo sarebbe falso. Il deputato leghista dice infatti di aver trovato una recente ricerca di un’agenzia delle Nazioni unite che «si è posta una domanda: “Per quali ragioni gli immigrati africani hanno deciso di venire in Europa?”».

Secondo Morelli, l’Onu ha dimostrato che «il 60 per cento di questi immigrati viene in Europa perché cerca un lavoro o per mandare i soldi alle proprie famiglie nel loro Paese. Il 18 per cento di loro viene perché ha già un parente in Europa o qualche amico, l’8 per cento per cercare un’istruzione migliore». Nessuno dunque fuggirebbe da guerra e violenze.

Insomma, conclude Morelli, «in questi anni siamo stati vittime di una propaganda. Noi della Lega siamo stati per anni vilipesi, offesi, perché abbiamo ripetuto ciò che oggi la ricerca dell’Onu certifica».

Ma che cosa dice davvero il rapporto citato nel video condiviso da Salvini, che in meno di 24 ore ha raggiunto quasi 155 mila visualizzazioni e quasi 4 mila condivisioni?

Abbiamo verificato e Morelli distorce i dati contenuti nella ricerca Onu. Vediamo perché.

Di che cosa stiamo parlando

Il rapporto citato da Morelli nel video si intitola Scaling fences: Voice of irregular African migrants to Europe ed è stato pubblicato a ottobre 2019 dal Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (Undp), un organo sussidiario dell’Assemblea generale dell’Onu.

L’obiettivo principale di questa ricerca, spiega l’Undp, è quello di fornire una migliore comprensione della relazione tra immigrazione e sviluppo.

A differenza di quello che dice Morelli, però, lo studio dell’Onu non si chiede in generale perché chi migra dall’Africa decide di arrivare in Europa. Il suo campo d’indagine è più ristretto.

«Il rapporto Scaling fences si concentra su quei migranti che hanno viaggiato per motivazioni legate allo sviluppo, la cui motivazione principale di spostarsi non è dunque stata umanitaria o legata alla richiesta di protezione», si legge nel sommario introduttivo della ricerca. «Noi crediamo che i fattori e gli incentivi che motivano queste persone a migrare debbano essere capiti meglio».

In sostanza, ecco spiegato perché Morelli distorce in partenza il contenuto dello studio Onu. È ovvio che questa ricerca dica che chi è arrivato in Europa non l’ha fatto per fuggire da guerre o persecuzioni: chi è fuggito dall’Africa per questi motivi non è l’oggetto di studio del rapporto Scaling fences.

Ma vediamo meglio che cosa ha scoperto l’Undp.

Chi sono gli intervistati

I ricercatori delle Nazioni unite hanno fornito un questionario a 3.069 cittadini maggiorenni, provenienti da 43 Paesi africani e giunti in 13 Paesi europei. Tutti i soggetti della ricerca erano giunti nel nostro continente in modo irregolare e sono stati intervistati almeno sei mesi dopo il loro arrivo in Europa.

Una delle domande chiave del questionario riguardava la «ragione più importante» che aveva spinto gli intervistati a mettersi in viaggio.

Più di un terzo, ovvero 1.099 persone (il 36 per cento sul campione totale degli intervistati), ha indicato le seguenti motivazioni come le più importanti per la loro decisione di partire: “evitare guerre e conflitti”; “evitare la persecuzione del governo”; “evitare l’estremismo violento e il terrorismo”; “evitare la violenza di bande armate”.

«Questi 1.099 invidui – spiega la ricerca – sono stati separati dal resto del campione, che ha indicato ragioni economiche o altro tra quelle più importanti che le hanno spinte a migrare in Europa».

Questo processo di selezione ha portato alla creazione del campione principale di 1.970 migranti irregolari – provenienti da 39 Paesi africani – che non si sono messi in viaggio per chiedere asilo o protezione nel nostro continente.

«Questo gruppo di intervistati è l’unico oggetto di studio di questo rapporto», sottolineano i ricercatori. «Tutti i dati presentati in questo documento fanno riferimento solo a questo campione».

I numeri del rapporto

Le percentuali riportate dal deputato leghista Morelli sono presentate a pagina 41 del rapporto, dove si legge che il 60 per cento dei 1.097 intervistati ha detto che la ricerca di un lavoro (o il mandare soldi a casa) è stata la prima motivazione a spingerli a mettersi in viaggio.

Il 18 per cento ha dichiarato di essere arrivato in Europa per ricongiungersi con famigliari o amici, e l’8 per cento per motivi di studio.

Dunque Morelli, pur presentando queste percentuali in maniera distorta, cita numeri corretti. Bisogna comunque tenere conto del fatto che, come spiega lo stesso rapporto Onu, è sbagliato cercare di spiegare il fenomeno migratorio – come fa Morelli – riducendo la scelta di partire da parte dei migranti a una sola motivazione.

Nel questionario proposto agli intervistati, è stato anche chiesto quali altri fattori, oltre a quello principale, hanno spinto le persone a migrare. «È impressionante notare che solo l’1 per cento degli intervistati ha selezionato la risposta “Lavoro/mandare soldi a casa” come unica ragione per mettersi in viaggio», sottolineano i ricercatori Onu.

È comunque vero che per l’81 per cento degli intervistati – di nuovo, nel gruppo ristretto che non cita la fuga dalla violenza o dalla guerra – le motivazioni economiche hanno avuto un ruolo nella loro decisione di migrare. In generale, la realizzazione di sé e l’insoddisfazione della qualità della vita nel proprio Paese di origine sono altre due ragioni che nelle risposte si intrecciano spesso con le motivazioni economiche.

Se si approfondisce l’analisi delle risposte contenute nel rapporto, si scopre infatti che, per il 66 per cento degli intervistati, avere una fonte di guadagno nel proprio Paese – o la prospettiva di ottenerla – non è stato un fattore che ha limitato il desiderio di partire.

Bloccare le partenze?

Inoltre, la complessità dei risultati raccolti dallo studio ha portato i ricercatori Onu a formulare una conclusione che va nella direzione opposta a quella proposta da anni dalla stessa Lega di Salvini, ossia di bloccare in ogni modo chi cerca di arrivare in Europa.

Secondo la ricerca, infatti, il fenomeno migratorio è fortemente influenzato dallo sviluppo del continente africano, che – scrivono i ricercatori – «è probabile porterà a una continua espansione dell’immigrazione».

«La maggior parte dei Paesi africani sta entrando oggi in una fase di sviluppo e crescita, in un punto in cui l’immigrazione inizia a intensificarsi», si legge nel rapporto. «L’idea che l’immigrazione possa essere prevenuta o significativamente ridotta con risposte politiche programmate per bloccarla è messa fortemente in discussione da questa analisi».

Il verdetto

In un video condiviso su Facebook da Matteo Salvini, il deputato leghista Alessandro Morelli spiegherebbe perché un nuovo rapporto dell’Onu ha certificato quello che da anni ripete la Lega: che non è vero che i migranti africani scappano da guerre e persecuzioni. Le vere motivazioni sarebbero in realtà soprattutto di natura economica.

Il modo in cui Morelli presente i dati nel video ha un grave problema di fondo: la ricerca Scaling fences ha escluso dalla sua analisi chi è arrivato in Europa dall’Africa per ragioni umanitarie e per chiedere protezione da guerre, terrorismo, violenza e persecuzioni. L’obiettivo dei ricercatori era appunto quello di studiare chi migra per motivazioni diverse rispetto alla richiesta di asilo.

La conclusione mostrata dal deputato leghista è dunque tautologica. Secondo il rapporto Onu, chi migra lo fa per ragioni economiche, per ricongiungersi con parenti o per studiare proprio perché il campione è stato costruito per studiare solo chi migra per queste ragioni.

In conclusione, Morelli si merita una “Panzana pazzesca”.