Il 3 ottobre 2019, l’ex ministra dell’Istruzione e attuale senatrice del Partito Democratico Valeria Fedeli ha commemorato su Facebook il sesto anniversario della strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, quando 368 persone morirono in un naufragio al largo delle coste italiane.

Secondo Fedeli, «solo dall’inizio del 2019 sono oltre 1.000 le persone che hanno perso la vita in mare o che risultano disperse nel tentativo di trovare protezione e sicurezza in Europa».

Ma è davvero così? Che cosa dicono i numeri? Abbiamo verificato e Fedeli ha ragione.

I morti nel Mediterraneo

La fonte più autorevole quando si parla di migranti morti o dispersi nel Mar Mediterraneo è l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio, collegata alle Nazioni Unite.

Nel 2013 – proprio a seguito del naufragio al largo di Lampedusa – l’Oim ha avviato il progetto Missing Migrants per monitorare e documentare tutti i casi di migranti morti o dispersi nel mondo.

Secondo i dati dell’Oim, dal 1° gennaio 2019 a inizio ottobre 2019 1.041 persone sono morte (o andate disperse) nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa; un dato che coincide con la stima fornita dall’Unhcr.

Nello specifico, dall’inizio di quest’anno 660 migranti hanno perso la vita lungo la rotta centrale (tra Libia, Tunisia e Italia) del Mediterraneo; 66 lungo la rotta orientale (tra Turchia e Grecia); e 315 lungo quella occidentale (tra Marocco e Spagna).

Se si guarda al mondo in generale, da inizio anno le persone morte migrando sono state 2.421. Con le sue 1.041 vittime, il Mediterraneo è l’area con più morti, seguita a grande distanza dal confine tra Messico e Stati Uniti (326 morti e dispersi).

Nello stesso periodo dell’anno scorso, i morti e dispersi nel Mediterraneo erano stati di più: 1.896, un po’ meno del doppio.

Come sono raccolti i dati

Come abbiamo visto, il progetto Missing Migrants è il più autorevole nello stimare le morti di migranti nel Mediterraneo, ma raccogliere dati in questo ambito è tutt’altro che semplice.

Una parte delle morti o delle scomparse – spiega infatti l’Oim in una nota metodologica – avviene senza che nessuno ne sappia nulla. Spesso i cadaveri sono ritrovati dopo diverso tempo, senza essere segnalati alle autorità.

Quando si parla di naufragi, poi, subentra la frequente impossibilità di recuperare i corpi dei migranti morti, così come l’estrema difficoltà di conoscere il numero esatto delle persone presenti su un’imbarcazione prima di un affondamento.

Il dato dell’Oim resta una stima, ma è comunque la migliore che ad oggi si possa avere. Per rendere i suoi calcoli i più affidabili possibili, l’organizzazione ha infatti strutturato il database Missing Migrants (qui scaricabile in diversi formati) con una metodologia ben precisa.

A ogni naufragio nel Mediterraneo – più in generale, a ogni incidente mortale che coinvolge migranti – l’Oim assegna nel suo database un numero da 1 a 5, che indica la qualità della fonte (source quality) e dunque l’affidabilità della stima dei morti coinvolti.

«Gli incidenti di livello 1 sono basati solo sulle informazioni provenienti dai media, mentre quelli di livello 2 sono basati su testimonianze non verificate di testimoni oculari o dalle risposte dei sopravvissuti», spiega l’Oim. «Gli incidenti di livello 3 sono basati sulle informazioni di più media, mentre quelli di livello 4 sono basati sulle informazioni di almeno una Ong, di un’organizzazione internazionale (Igo) o di un altro soggetto umanitario con una conoscenza diretta di quanto accaduto».

I dati più affidabili sono invece quelli che riguardano gli incidenti di livello 5, che come chiarisce l’organizzazione «sono basati sull’informazione proveniente da fonti ufficiali, come quelle governative o dei medici che hanno eseguito autopsie, o da più organizzazioni umanitarie».

I naufragi del 2019

Concentriamoci ora sui numeri del database che riguardano i naufragi avvenuti nella rotta centrale del Mediterraneo. Delle 660 morti registrate nel tratto tra Nord Africa e Italia, 540 riguardano sette incidenti: 117 in un naufragio del 18 gennaio 2019; 41 il 23 marzo; 50 il 1° aprile; 59 il 10 maggio; 83 il 3 luglio; 150 il 25 luglio; 40 il 27 agosto.

Tutte queste rilevazioni hanno una source quality pari a 4, garantendo dunque un elevato grado di affidabilità (anche se non il più alto).

Il verdetto

Secondo l’ex ministra Valeria Fedeli, da inizio 2019 sono morte o andate disperse nel Mediterraneo oltre 1.000 persone nel tentativo di raggiungere l’Europa.

Sulla base delle fonti più affidabili in materia, questo numero è corretto. Per la precisione, secondo il database Missing Migrants dell’Oim, nel 2019 1.041 persone sono morte o andate disperse in quest’area del mondo.

In conclusione, Fedeli si merita un “Vero”.