Il 18 settembre 2019 Guido Guidesi, deputato della Lega, ha scritto sulla proprio pagina Facebook che il 98 per cento dell’economia italiana «è fatta di piccole medie imprese».

È vero? Abbiamo verificato.

Di che cosa stiamo parlando

Nell’Unione europea (e quindi anche in Italia) sono comprese nella categoria delle piccole e medie imprese tre diverse entità: la media impresa (con un numero di dipendenti inferiore a 250 unità, fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro o un totale dell’attivo dello stato patrimoniale non superiore a 43 milioni di euro); la piccola impresa (con un numero di dipendenti inferiore a 50 e un fatturato annuo o totale dell’attivo dello stato patrimoniale non superiore a 10 milioni di euro); e la microimpresa (con un numero di dipendenti inferiore alle 10 unità e un fatturato annuo o un totale dell’attivo dello stato patrimoniale non superiore a 2 milioni di euro).

Ma quanto incidono le Pmi sull’economia italiana?

Il numero delle Pmi italiane

Ogni anno a novembre la Commissione europea pubblica la Relazione annuale sulle Pmi europee.

Guardando alla parte dedicata all’Italia, risulta che nel 2017 (dati più aggiornati) le imprese italiane erano[1] in totale 3.749.330, di cui 3.746.190 classificabili come piccole medie imprese. Il 99,9 per cento delle imprese era quindi composto da Pmi (un dato in linea con quello generale della Ue, pari al 99,8 per cento[2]).

Di queste, il 95,1 per cento erano microimprese, il 4,3 per cento erano piccole imprese, lo 0,5 per cento medie. Le grandi imprese in Italia, invece, in numero assoluto erano 3.211 e rappresentavano lo 0,1 per cento del totale. A giugno 2019 Prometeia – società di consulenza e ricerca economica – ha pubblicato uno studio sulle Pmi italiane che contiene numeri (sempre aggiornati al 2017) leggermente diversi.

Secondo i ricercatori, escludendo «le imprese dormienti con fatturato a zero nell’ultimo anno», le Pmi hanno rappresentato il 92 per cento delle imprese attive in Italia, non il 99 per cento.

In ogni caso le Pmi italiane risultano, in ambedue i report, essere la stragrande maggioranza delle imprese italiane.

Ma, al di là del loro numero, qual è il contributo che danno all’economia?

Il ruolo delle Pmi nell’economia italiana

Occupati

Nel 2017 in Italia, sul totale degli impiegati delle imprese, il 78,5 per cento era dipendente di una piccola media impresa[1]. Questo valore era più alto della media Ue (66,4 per cento). Le grandi impiegano quindi il 21,5 per cento dei dipendenti totali delle imprese (contro una media Ue del 33,6 per cento).

Come riporta[1] la Commissione Ue, in Italia l’occupazione delle Pmi è cresciuta del 2,1 per cento nel periodo 2015-2017 benché risulti essere ancora al di sotto dei livelli del 2008 (-11,6 per cento). La performance delle grandi imprese italiane è invece cresciuta del 6,6 per cento tra il 2013 e il 2017.

Valore aggiunto

I dati Istat più recenti relativi alle grandi imprese fanno riferimento al 2015. Si legge che le grandi imprese rappresentavano lo 0,1 per cento del totale (dato in linea con quanto riportato sopra per il 2017) e assorbivano «il 20,6 per cento dell’occupazione» (di nuovo un dato simile a quello riportato dalla Commissione europea), creando il «31,5 per cento del valore aggiunto». Il valore aggiunto è «l’aggregato che consente di apprezzare la crescita del sistema economico in termini di nuovi beni e servizi messi a disposizione della comunità».

Sempre nel 2015, anno per cui abbiamo i dati Istat, le microimprese rappresentavano il 29,7 per cento del valore aggiunto mentre le piccole e medie imprese avevano contribuito per il 38,8 per cento alla creazione di valore aggiunto.

Dunque le grandi imprese, pur essendo numericamente lo 0,1 per cento del totale, contribuiscono per circa un terzo della crescita economica in Italia.

Il verdetto

Guido Guidesi ha detto che il 98 per cento dell’economia italiana «è fatta da piccole medie imprese».

L’affermazione è imprecisa.

È infatti vero che il 99,9 per cento delle imprese siano Pmi, ma questo è un dato puramente numerico. Guidesi invece parla di «economia italiana» e se guardiamo ai dati sull’occupazione o sul valore aggiunto, il contributo delle Pmi – pur maggioritario – è nettamente inferiore al 98 per cento.

Le Pmi impiegano infatti il 78,5 per cento dei dipendenti delle imprese (20 punti meno sotto la percentuale citata da Guidesi) e creano il 68,5 per cento del valore aggiunto (30 punti in meno).

Nel complesso per Guidesi dunque un “Nì”.




[1] Selezionare il report dedicato all’Italia

[2] Selezionare Sme annual report