Il deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto, intervenendo nel programma Rai Agorà il 25 settembre, ha sostenuto che l’utilizzo del contante in Italia non sia un’anomalia in Europa.

È un’affermazione discutibile, ma non priva di fondamento. Andiamo a vedere i dettagli.

Quanto si usa il contante in Italia e in Europa

In un rapporto della Banca Centrale Europea (Bce) sull’uso del contante del novembre 2017 – con dati aggiornati al 2016 – si fa un quadro complessivo delle abitudini dei consumatori europei, in particolare dell’Eurozona, per quanto riguarda i metodi di pagamento (contante, carte di credito e così via).

Il contante, tra i Paesi che hanno adottato l’euro, veniva utilizzato in media dai consumatori nei punti vendita per il 78,8 per cento delle transazioni e per il 53,8 per cento del valore complessivo di quelle transazioni.

In Italia, invece, il contante è stato utilizzato per l’86 per cento delle transazioni e per il 68 per cento del loro valore. Siamo dunque rispettivamente 7 e 14 punti circa sopra la media dei Paesi che hanno adottato l’euro.

Chi fa peggio di noi?

Sisto ha ragione nel sostenere che ci sia chi usa il contante più di noi (con un’imprecisione). È vero vero che Grecia, Cipro e Malta hanno percentuali più elevate sia per quanto riguarda il volume sia per quanto riguarda il valore delle transazioni in contante.

La Spagna ha poi un volume delle transazioni in contanti di poco superiore a quello dell’Italia (l’87 per cento contro l’86 per cento) e un valore delle transazioni identico (68 per cento).

Tuttavia l’Austria, a differenza di quanto sostenuto dall’onorevole di Forza Italia, ha invece un valore leggermente inferiore sia per quanto riguarda il volume (85 per cento contro 86 per cento) sia per quanto riguarda il valore (67 per cento contro 68 per cento) rispetto all’Italia.

Gli altri grandi Paesi europei

Gli altri due grandi Paesi dell’area euro, Francia e Germania, hanno livelli di utilizzo del contante significativamente più bassi rispetto all’Italia.

In Germania i contanti vengono usati per l’80 per cento del volume delle transazioni, e per il 55 per cento del loro valore (dunque rispettivamente 6 e 13 punti percentuali meno dell’Italia).

In Francia le percentuali scendono al 68 per cento per quanto riguarda il volume e addirittura al 28 per cento per quanto riguarda il valore delle transazioni effettuate in contanti.

Il caso della Svezia

La Svezia, a cui accenna Sisto, rappresenta in effetti un’anomalia rispetto ai Paesi dell’area euro.

Come abbiamo verificato in una nostra precedente analisi, nel Paese scandinavo la percentuale di coloro che hanno effettuato il loro ultimo pagamento in un negozio tramite contante sia pari ad appena il 13 per cento del campione preso in esame.

La metodologia usata dalla Banca centrale svedese è diversa da quella della Bce, ma il divario è tale che non ci sono dubbi sul fatto che in Svezia, come dice Sisto, il contante non sia affatto diffuso.

Il verdetto

Sisto sostiene che l’utilizzo del contante in Italia non sia anomalo rispetto al resto d’Europa. È un’affermazione discutibile: siamo infatti al di sotto della media dell’Eurozona e lontani dai livelli che si registrano negli altri grandi Paesi che hanno adottato l’euro.

È vero però che ci sia chi fa peggio di noi: Grecia, Malta e Cipro hanno percentuali di utilizzo del contante superiori alla nostra. L’Austria e la Spagna, sempre citate da Sisto, hanno invece sostanzialmente gli stessi livelli.

Nel complesso, per il deputato di Forza Italia il verdetto è “Nì”.