Il 10 settembre 2019, il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha scritto su Facebook: «Ho visto gli ultimi dati Ocse. Italia e Colombia hanno il numero più alto di Neet. Giovani che non lavorano e non studiano».

Ma è davvero così? Abbiamo verificato.

Di che cosa stiamo parlando

“Neet” è un acronimo che sta per Not in Education, Employment or Training. Questo indicatore individua «la quota di popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione». In sostanza, i Neet sono i giovani adulti che non studiano e non lavorano, come sintetizza correttamente Fioramonti.

La fascia dei Neet è composta sia da disoccupati, che non lavorano e sono in cerca di lavoro (ossia fanno parte delle forze di lavoro) sia da inattivi, che non lavorano ma un’occupazione non la cercano (ossia non fanno parte delle forze di lavoro).

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), come spiega il suo glossario, considera un Neet anche chi è impegnato in attività educative non formali o di breve durata e chi non ha lavorato almeno un’ora nella settimana in cui è stata compiuta la rilevazione statistica.

Ma che cosa ci dicono i dati Ocse sul nostro Paese? Qual è la percentuale di Neet nella popolazione tra i 15 e i 29 anni?

Che cosa dicono i dati Ocse

Il 10 settembre 2019, l’Ocse ha pubblicato il rapporto Education at a glance 2019, che in quasi 500 pagine contiene oltre 100 tabelle con statistiche sull’educazione nei 37 Paesi membri dell’organizzazione (più i Paesi partner, come Cina e Sudafrica). Vista la coincidenza di date – il rapporto è uscito lo stesso giorno della dichiarazione di Fioramonti – è molto probabile che il neoministro faccia riferimento ai numeri di questa pubblicazione.

Secondo i dati Ocse, nel 2018 in Italia il 23,8 per cento della popolazione compresa tra i 15 e i 29 anni è nella situazione di Neet, in crescita rispetto al 19,2 per cento del 2008. Il nostro Paese si colloca così al penultimo posto nella speciale classifica dei 37 Paesi Ocse.

In ultima posizione troviamo la Turchia, con un 26,5 per cento, mentre poco meglio dell’Italia fa la Colombia (terzultimo posto) con il 22,7 per cento.

La media Ocse è del 13,2 per cento – ben dieci punti in meno del dato italiano – mentre quella europea (tra i 23 Stati Ue che sono anche membri Ocse) è del 12,7 per cento. Francia (16,1 per cento), Germania (9,2 per cento), Spagna (19,1 per cento) e Regno Unito (12,6 per cento) hanno tutti percentuali più basse del nostro Paese.

La graduatoria però cambia se si considerano anche i Paesi partner di cui l’Ocse registra le statistiche. In questo caso, l’ultima posizione è del Sudafrica, dove nel 2018 un impressionante 37,7 per cento della popolazione tra i 15 e i 29 anni né studiava né lavorava.

Tra la Turchia e l’Italia si inserisce poi il Brasile (24,9 per cento, al terzultimo posto), mentre la Costa Rica (23,1 per cento) ha una percentuale più bassa dell’Italia, ma non della Colombia. Per Paesi come Cina, Indonesia, India e Arabia Saudita l’Ocse non ha però dati in materia.

Il verdetto

Secondo il ministro dell’Istruzione Fioramonti, i dati Ocse dicono che «Italia e Colombia hanno il numero più alto di Neet», ossia quella parte di popolazione tra i 15 e i 29 anni che non studia e non lavora.

Fioramonti ha sostanzialmente ragione, anche se dimentica un Paese. Se si considerano solo gli Stati membri dell’Ocse, la Turchia ha una percentuale di Neet più alta (26,5 per cento) di quelle di Italia (23,8 per cento) e Colombia (22,7 per cento).

Se alla classifica si aggiungono anche i Paesi partner dell’Ocse, ma non membri, all’ultima posizione si piazza il Sudafrica (37,7 per cento); tra Turchia e Italia si colloca il Brasile (24,9 per cento) e tra Italia e Colombia la Costa Rica (23,1 per cento).

In conclusione, Fioramonti si merita un “C’eri quasi”.