Il 10 settembre 2019 il deputato della lega Massimiliano Capitanio ha parlato di legittima difesa, collegandola ad un recente verdetto della Corte di Cassazione in tema di bullismo.

L’affermazione di Capitanio è però errata, come mostra il testo stesso del verdetto dei giudici. Andiamo a vedere i dettagli.

Di che cosa stiamo parlando

Il 10 settembre alcune fonti di stampa hanno riportato ampi stralci del verdetto 22541 della Cassazione, con cui è stato accolto il ricorso presentato dai genitori di un adolescente calabrese (Francesco), condannato in Appello (a 18 mila euro di risarcimento danni) per aver dato un pugno a uno dei “bulli” che in passato lo avevano perseguitato.

I fatti risalgono a ormai 10 anni fa e ora il processo di Appello sarà da rifare alla luce dei principi esposti dalla Cassazione nel suo verdetto. Al di là dei dettagli riguardo questi principi, che in parte giustificano la condotta di Francesco, vediamo perché Capitanio sbagli nell’associare la legittima difesa alla recente sentenza della Corte di Cassazione.

L’errore di Capitanio

Nel testo della sentenza si legge, come riporta il Sole 24 Ore nella sezione “Guida al diritto”, che «essendo il comportamento offensivo e persecutorio della vittima collocato in una fase temporale diversa da quella della reazione di Francesco, quest’ultimo non aveva agito per legittima difesa, ma per aggredire fisicamente il proprio rivale».

In base all’art. 52 del codice penale e alla giurisprudenza della Cassazione in proposito, infatti, la difesa non è sempre legittima: come avevamo scritto in passato, sono necessarie diverse condizioni.

In particolare, in questo caso, è rilevante la “attualità del pericolo”. La reazione di chi si difende, cioè, deve essere giustificata dal fatto che il pericolo di subire un danno ingiusto sia presente al momento della reazione stessa. L’aggressione da cui ci si difende deve insomma essere in corso.

Per fare un esempio: se il bullo sta per picchiarmi e io reagisco con un pugno, rientriamo in un caso di legittima difesa. Se il bullo mi ha invece picchiato lunedì mattina e io gli tiro un pugno per vendicarmi a distanza di giorni, o anche solo di ore, il pericolo non era più attuale e dunque le mie azioni non sono giustificate dalla legittima difesa.

Come ha spiegato la Cassazione nel verdetto 22541, bisogna sì tenere in considerazione la situazione particolare in cui si trovava il ragazzo bullizzato, ma – sempre secondo quanto affermato dalla Corte – non siamo in nessun caso di fronte a un’ipotesi di legittima difesa.

Il verdetto

Massimiliano Capitanio ha parlato della legittima difesa contro i bulli, dichiarando che «uno dei provvedimenti simbolo della Lega di Salvini trova in qualche modo conforto anche in una recentissima sentenza della Cassazione».

Il deputato leghista sbaglia ed è il testo della stessa sentenza a dircelo.

La sentenza della Cassazione in questione (verdetto 22541) non sostiene in alcun modo che la difesa sia sempre legittima anche contro i bulli. I giudici del terzo grado di giudizio hanno chiaramente detto che non siamo di fronte a un caso di legittima difesa: perché questa sia possibile, infatti, il pericolo da cui ci si difende deve essere attuale.

Capitanio merita quindi una “Panzana pazzesca”.