Il 25 luglio, ospite di Radio anch’io su Rai Radio1, la ministra della Salute Giulia Grillo ha rivendicato (min. 01:18) alcuni risultati del suo ministero e del governo Conte.

Secondo Grillo, grazie all’esecutivo Lega-M5s le borse di studio delle scuole di specializzazione sono aumentate «di più del doppio degli ultimi tre anni».

Ma è davvero così? Abbiamo verificato e i numeri danno ragione a Giulia Grillo: l’aumento voluto dal governo Conte è molto più consistente di quanto le borse erano aumentate negli ultimi anni. Le parole del ministro lasciano però qualche spazio anche a una interpretazione diversa, e cioè che in sostanza le borse siano nel complesso più che raddoppiate (e questo non è vero). Vediamo le cose più nel dettaglio.

Che cosa ha fatto il governo Conte

Il 2 luglio 2019 si è tenuto il test nazionale per accedere ai corsi di specializzazione di medicina. Gli studenti hanno svolto la prova senza però avere la certezza del numero effettivo di borse di studio garantite dallo Stato.

Infatti, nonostante negli scorsi mesi la ministra Giulia Grillo avesse annunciato un totale di 8.000 borse di studio, soltanto l’8 luglio è stato ufficializzato dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti il decreto (n. 617) relativo alle borse di studio per i corsi di specializzazione in medicina per l’anno accademico 2018/2019 [1].

Nel decreto si parla di 8.000 «posti disponibili coperti con contratti finanziati con risorse statali». A questi si aggiungono, poi, 612 contratti «finanziati con risorse regionali» e i 164 i posti che saranno finanziati con risorse di enti pubblici o privati.

In totale, dunque, il risultato rivendicabile dal governo – e dalla ministra Grillo – è quello di garantire per il prossimo anno accademico 8.000 borse di studio finanziate dallo Stato.

Come stavano prima le cose

L’8 luglio 2019, un comunicato del Ministero dell’Università e della Ricerca ha riassunto le principali novità introdotte con il decreto ministeriale n. 617. Questo comunicato ha messo a confronto quanto previsto dal governo Conte e quanto in vigore con il bando precedente.

Lo scorso anno le borse di studio statali erano state 6.200, a cui si aggiungevano di 640 posti finanziati con fondi regionali e di 94 supportati da enti pubblici/privati. In totale, quindi, per l’anno accademico 2017/2018 erano state messe a disposizione 6.934 borse di studio.

Per l’anno accademico 2016/2017 le borse di studio previste erano state (come stabilito dal dm 748 del 5 ottobre 2017) in totale 6.675. Di queste: 6.105 statali, 499 finanziate dalle regioni e 71 da enti pubblici o privati.

Infine, per l’anno accademico 2015/2016 (con il dm 313 del 20 maggio 2016) era stato stabilito che le borse di studio finanziate dallo Stato fossero 6.133, quelle regionali 529 e quelle garantite da enti pubblici o privati 63. In totale, quindi, 6.725.

Sì, le borse di studio sono aumentate di «più del doppio»

Grillo ha ragione: per l’anno accademico 2018/2019 le borse di studio finanziate dallo Stato – e quindi rivendicabili dalla ministra – sono aumentate «di più del doppio degli ultimi tre anni». I posti disponibili sono aumentati di 1.800 unità, mentre negli ultimi tre anni l’aumento massimo non aveva neppure raggiunto le 100 unità.

Tra l’anno accademico 2016/2017 e il successivo, le borse di studio statali erano aumentate di 95 unità. Andando a ritroso, tra il 2015/2016 e il 2016/2017 le borse di studio erano addirittura diminuite di 28 unità invece che aumentare.

Dunque rispetto agli ultimi anni l’aumento delle borse di studio previste dal governo Conte è decisamente «più del doppio» rispetto a quanto stabilito in precedenza. Molto di più, in realtà: guardando allo scorso anno, ad esempio, l’aumento è di addirittura 19 volte più alto.

L’aumento si è verificato anche se si guarda al numero totale delle borse di studio stanziate che, complessivamente, sono aumentate di 1.942 unità rispetto a quanto previsto per lo scorso anno accademico. Guardando, anche in questo caso, agli anni precedenti, notiamo un aumento di 259 unità tra l’anno accademico 2016/2017 e il 2017/2018 e un calo di 50 unità tra il 2015/2016 e l’anno successivo.

In Italia continueranno a mancare medici

L’aumento delle borse di studio assume una particolare importanza se si guarda alla situazione in cui si trova oggi la sanità italiana.

Come abbiamo spiegato in un nostro precedente fact-checking, si stima che in un periodo compreso tra i cinque e gli otto anni circa 14 milioni di cittadini in Italia corrono il rischio di non avere più un medico di base. Il problema della carenza di personale esiste anche per i medici specialisti.

L’Annao (il sindacato più rappresentativo dei medici del Sistema sanitario nazionale) stima che tra il 2018 e il 2025 la metà dei medici attualmente impiegati nella sanità pubblica possa andare in pensione. Si tratterebbe di circa 52.500 persone.

Guardando ai soli specialisti, «nel periodo 2018-2025, è previsto un ammanco di circa 16.700 medici». Annao precisa, inoltre, che già oggi si registra una carenza di personale: nel 2018 c’erano 10.000 medici specialisti in meno rispetto ai posti disponibili.

Come ha inoltre denunciato a Open lo scorso 3 aprile il presidente di FederSpecializzandi (l’associazione nazionale dei medici in formazione specialistica) Stefano Guicciardi, il solo aumento delle borse di studio non è sufficiente per risolvere la situazione.

Secondo Guicciardi, il rapporto tra medici specializzandi e posti disponibili è decisamente squilibrato, tanto che lo scorso anno a fronte di circa 6.900 posti si sono presentati 16.000 candidati.

Il problema principale è che oggi in Italia – come ha ricostruito a dicembre 2018 il Corriere della Sera – c’è un vero e proprio imbuto formativo: sono troppo pochi i giovani medici formati dalle università rispetto ai colleghi più anziani vicini alla pensione. Succede, quindi, che c’è un alto numero di iscritti a medicina, con pochi posti per gli specializzandi e molti medici che, in prossimità della pensione, dovranno essere a breve sostituiti.

Inoltre, i giovani italiani decidono in diversi casi di andare a lavorare all’estero, dove gli stipendi sono spesso più alti.

Il verdetto

La ministra della Salute Giulia Grillo ha detto che grazie all’operato del suo Ministero le borse di studio delle scuole di specializzazione sono aumentate «più del doppio degli ultimi tre anni».

È vero: per l’anno accademico 2018/2019, le borse di studio finanziate con fondi statali sono cresciute di 1.800 unità previste dal governo, ben 19 volte in più rispetto all’anno scorso. Nei tre anni precedenti si era assistito a un aumento di 95 unità tra l’anno accademico 2016/2017 e l’anno accademico 2017/2018, e a un calo di 28 unità tra il 2015/2016 e il 2016/2017.

In conclusione, Grillo merita un “Vero”.




[1] Gli anni accademici cominciano il 1° novembre di un anno e si concludono il 31 ottobre dell’anno successivo. Si parla quindi di borse di studio da assegnare per l’anno accademico 2018/2019 solo perché la distribuzione avverrà entro l’inizio dell’anno accademico successivo (2019/2020) per il quale saranno valide.