Il 23 luglio, ospite di Agorà Estate su Rai3, il sottosegretario al Ministero degli Affari esteri Manlio Di Stefano (M5s) ha criticato (min: 1:26:45) il ministro dell’Interno Matteo Salvini per le sue assenze alle riunioni del Consiglio dell’Unione Europea.

Di Stefano ha sottolineato che «i nostri ministri», ossia quelli in quota M5s, «vanno sempre» a questi incontri.

Per verificare la dichiarazione di Di Stefano, abbiamo diviso i ministri in tre diverse categorie: i ministri del M5s, dati dalla somma dei ministri appartenenti al Movimento (come Giulia Grillo e Danilo Toninelli) e quelli considerati vicini al M5s (come Sergio Costa e Elisabetta Trenta); i ministri membri della Lega (come Marco Bussetti e Gian Marco Centinaio); e i ministri indipendenti (come Giovanni Tria e Enzo Moavero Milanesi).

Sulla base di questa distinzione, Di Stefano non la racconta giusta sulle presenze dei ministri del M5s in Europa.

Chi va in Europa?

Il Consiglio dell’Unione europea (o Consiglio dei ministri europei) è uno dei principali organi decisionali dell’Ue.

Il Consiglio si riunisce in dieci diverse formazioni, a seconda delle tematiche trattate. Alle sue riunioni partecipano i ministri competenti dei 28 Stati membri o – in loro assenza – i rispettivi rappresentanti governativi (sottosegretari, ambasciatori e funzionari ministeriali).

Questi riunioni possono poi avere natura formale (in cui vengono votati provvedimenti) o natura informale (semplici incontri in cui non vengono approvati documenti vincolanti).

Alle riunioni partecipano i ministri o rappresentanti governativi diversi a seconda del tema specifico oggetto di dibattito.

Per esempio, ad aprile 2019, il Consiglio per il lavoro e le politiche sociali, la salute e la protezione dei consumatori si è riunito in due occasioni: tra il 10 e l’11 aprile per discutere di lavoro e politiche sociali e tra il 14 e il 15 aprile per trattare di salute.

Visti i diversi argomenti oggetto di discussione, l’Italia (così come altri Paesi) ha partecipato con un rappresentante governativo differente per ognuno dei due incontri: il 10 aprile con il sottosegretario al ministero del Lavoro Claudio Cominardi e il 14 aprile con il sottosegretario al ministero della Salute Armando Bortolazzi.

Salvini è spesso assente

Come abbiamo verificato in un nostro precedente fact-checking, il ministro Salvini è stato spesso assente alle riunioni Affari interni del Consiglio dell’Ue in formazione “Giustizia e Affari interni” (Gai) che discute, tra le altre cose, di provvedimenti riguardanti l’immigrazione, la lotta al terrorismo e il contrasto alla criminalità organizzata.

In base alle informazioni fornite dal Consiglio dell’Ue (riassunte qui), da quando Matteo Salvini e il governo sono in carica (1° giugno 2018) si sono tenute 8 riunioni del Gai: 5 di natura formale e 3 di natura informale.

Il ministro dell’Interno italiano ha però partecipato solamente a 2 riunioni informali (quella del 12-13 luglio 2018 in Austria e quella del 18 luglio 2019 in Finlandia). Salvini non è invece mai stato presente a uno dei 5 incontri formali che si sono tenuti dal 1° giugno 2018.

In quelle occasioni l’Italia è stata rappresentata 4 volte dal sottosegretario al ministero dell’Interno Nicola Molteni (Lega) e una volta – a pochi giorni dalla formazione del governo (4-5 giugno 2018) – dall’ambasciatore Maurizio Massari.

Come avevamo già visto, Salvini non è l’unico ministro dell’Interno europeo a non aver partecipato spesso alle riunioni del Gai. Se guardiamo, per esempio, agli incontri formali, scopriamo che il ministro dell’Interno francese Christophe Castaner (così come il suo predecessore Gérard Collomb) non ha mai partecipato mentre il tedesco Horst Seehofer ha presenziato solamente a due incontri formali su 5.

Non tutti amano l’aria di Bruxelles

Salvini è stato quindi assente 6 volte su 8 in Europa. Non è però l’unico ministro italiano ad aver collezionato più di un’assenza.

Se guardiamo ai dati, risulta che gli unici ministri a non aver mai mancato a una riunione europea sono stati la ministra per il Sud Barbara Lezzi (M5s, presente in 3 incontri su 3) e la ministra della Difesa Elisabetta Trenta (in quota M5s, presente in 5 incontri su 5).

Tutti gli altri ministri hanno collezionato due o più assenze.

Quelli che si sono recati più volte a incontri del Consiglio dell’Ue, dopo Lezzi e Trenta, sono il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi (16 presenze su 22), il ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria (11 presenze su 14) e il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio (8 presenze su 14).

I nostri contro i vostri?

Ma davvero i ministri 5 Stelle – inclusi quelli “vicini” al Movimento – «vanno sempre» alle riunioni del Consiglio dell’Ue come sostenuto da Manlio Di Stefano?

In realtà, abbiamo già visto che diversi ministri del M5s o considerati vicini al Movimento hanno collezionato almeno due assenze.

Sono stati assenti almeno due volte il ministro dei trasporti Danilo Toninelli (presente a un incontro su 5), il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli (zero presenze su due incontri), il ministro della Salute Giulia Grillo (una presenza su 5), il ministro del Lavoro (due presenze su 6) e dello Sviluppo Economico (una presenza su 19) Luigi Di Maio e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (4 su 8).

In una posizione intermedia si trova invece il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, presente a tutti gli incontri formali (5 su 5) ma assente a tutti quelli informali (zero su 3).

Non è quindi corretto sostenere che i ministri del M5s siano sempre presenti in Europa, come ha invece sostenuto Di Stefano.

Inoltre, se è pur vero che gli unici due ministri ad aver partecipato a tutti gli incontri (tre se si contano solamente gli incontri formali) sono del M5s, i ministri del Movimento non possono vantare il tasso di partecipazione più alto né sul totale, né sugli incontri formali.

Infatti, i ministri del M5s sono stati presenti a meno incontri rispetto ai ministri indipendenti (36,1 per cento contro 75 per cento) e superano la Lega in maniera sostanziale solamente quando si guarda agli incontri formali (44,7 per cento contro 36,4 per cento), ma non quando si guarda al totale (per cui differiscono solamente dello 0,6 per cento).

La sedia non rimane mai vuota

Come avevamo spiegato in un precedente fact-checking, l’assenza di un ministro agli incontri europei non comporta che in quel frangente l’Italia e i suoi interessi non vengano rappresentati.

Infatti, in sostituzione del ministro competente sono soliti presenziare i sottosegretari o i funzionari di quel ministero, oppure i membri del nostro corpo diplomatico, come i rappresentanti permanenti dell’Italia a Bruxelles.

Alcune assenze sono inevitabili

In alcuni casi è proprio il ministro competente a decidere di delegare ai sottosegretari il compito di rappresentare gli interessi del governo in sede europea.

Facciamo un esempio. Il ministro Di Maio rappresenta il ministero dello Sviluppo Economico (oltre che a quello del Lavoro). A questo ministero fanno capo a loro volta una serie di competenze che interessano tematiche dibattute in diverse riunioni europee come, ad esempio, il commercio, l’energia e le politiche industriali.

Questo comporta che le riunioni a cui Di Maio sarebbe tenuto a partecipare siano superiori a quelle di qualsiasi altro ministro (25 da quando si è insediato). Per tale ragione, il ministro ha delegato alcune delle competenze facenti capo al suo ministero ai sottosegretari, specificando già all’atto della nomina che questi possano esercitare queste funzioni anche in sede comunitaria.

È questo, ad esempio, la ragione per cui il sottosegretario Michele Geraci, che possiede la delega al commercio internazionale, ha partecipato a tutti gli incontri europei in cui si discuteva di commercio (4 presenze su 4).

In altre parole, il fatto che un ministro non sia presente agli incontri europei di cui è competente può essere dovuto ad una precisa scelta di distribuzione delle competenze tra i vari sottosegretari.

Il verdetto

Il sottosegretario al ministero degli Affari esteri Manlio Di Stefano ha dichiarato che al contrario di Salvini, «i nostri ministri» (ossia quelli del M5s) parteciperebbero sempre alle riunioni del Consiglio dell’Unione europea.

Se teniamo conto della distinzione fatta tra i ministri del M5s, della Lega e gli indipendenti, la dichiarazione di Di Stefano è errata. Fatta eccezione per la ministra Trenta e la ministra Lezzi, i ministri del (o vicini al) M5s sono stati assenti a più di una riunione del Consiglio dell’Ue. Come, del resto, anche quelli della Lega e indipendenti.

Inoltre, i ministri del M5s hanno un tasso di partecipazione piuttosto simile a quello dei ministri della Lega – se si guarda all’insieme di riunioni formali e informali – e inferiore a quello dei ministri indipendenti, superando la Lega solamente se si guarda agli incontri formali.

In conclusione, Di Stefano merita un “Pinocchio andante”.