Il 5 luglio, in un’intervista rilasciata al Tg2, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha dichiarato (min. 1:25) che «la sola agricoltura italiana ha avuto un danno di più di un miliardo di euro per le sanzioni imposte alla Russia».

Ma davvero le sanzioni russe hanno avuto un impatto del genere sull’agricoltura italiana?

Abbiamo verificato e la dichiarazione di Salvini è imprecisa.

Di che cosa stiamo parlando

Dopo l’invasione e l’annessione della Crimea del febbraio del 2014, e la seguente destabilizzazione dell’Ucraina, l’Unione europea ha introdotto, tra il luglio e il settembre di quello stesso anno, una serie di misure restrittive nei confronti della Federazione Russa.

Queste sanzioni sono state prorogate da allora ogni sei mesi (l’ultima volta nel giugno 2019) e ancora oggi limitano la possibilità, per alcune banche e società russe di accedere a capitali Ue, vietando anche il commercio di armi e materiale militare, oltre che l’accesso ad alcune tecnologie impiegabili in campo petrolifero.

In risposta alle misure occidentali, Mosca ha poi implementato – a partire dall’agosto 2014 – alcune contro-sanzioni che mirano a ridurre le importazioni di prodotti agroalimentari e di macchinari per la produzione industriale provenienti da alcuni Paesi occidentali (l’Ue, gli Stati Uniti, l’Australia e il Canada).

Come abbiamo mostrato nel nostro progetto Traccia il Contratto, il governo gialloverde ha finora sempre rinnovato le sanzioni verso la Russia in sede di Consiglio dell’Unione Europea, andando contro una delle promesse fatte agli elettori quando è stato stipulato il Contratto di governo.

Il miliardo citato da Salvini

La fonte della cifra riportata da Matteo Salvini è probabilmente un articolo pubblicato dalla Coldiretti – maggiore associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana – il 4 luglio 2019.

Qui si legge che «le esportazioni agroalimentari Made in Italy hanno perso oltre un miliardo di euro negli ultimi cinque anni a causa del blocco che ha colpito un’importante lista di prodotti agroalimentari».

Pagella Politica ha contattato Coldiretti. Ci è stato comunicato di aver raggiunto quella cifra confrontando i dati Istat sulle esportazioni agroalimentari italiane verso la Russia prima e dopo il 2013 (ultimo anno precedente all’adozione delle sanzioni).

Come risulta dai calcoli da noi effettuati sulla base dei dati Istat (consultabili qui), se sommiamo la differenza tra quanto esportato dal settore agroalimentare nel 2013 e quanto esportato negli anni successivi otteniamo circa 1,026 miliardi di euro.

Una cifra vicina al miliardo di euro citato da Salvini.

La realtà è un po’ più complicata

Esistono però almeno due problemi con il conto effettuato da Coldiretti e ripreso dal ministro dell’Interno.

Il primo è che Coldiretti presuppone che il calo delle esportazioni verso la Russia sia integralmente imputabile alle sanzioni.

Come vedremo tra poco, questa ipotesi è però una forzatura perché non tiene conto di fattori macroeconomici (come, ad esempio, la crisi economica, il calo del prezzo del petrolio, la contrazione dei consumi russi e la svalutazione del rublo), che hanno sicuramente influito sul calo delle importazioni russe.

Bisogna poi notare che non tutti i prodotti agroalimentari che rientrano nel conto di Coldiretti sono stati oggetto di restrizioni da parte della Russia.

Per esempio, la sede di Mosca dell’Agenzia italiana per la Promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (Ice o Ita) riporta – in un documento condiviso a maggio 2019 – che sono rimasti fuori dall’ambito di applicazione delle sanzioni «alcolici, bevande, pasta, dolciumi e prodotti da forno». Prodotti che sono però inclusi nel calcolo fatto da Coldiretti.

La differenza non è minima perché, ad esempio, le bevande costituiscono una parte consistente dell’export agroalimentare (erano [1] 170,3 milioni di euro nel 2013, pari al 24,2 per cento del totale delle esportazioni agroalimentari).

Sanzioni e crisi economica…

Come abbiamo scritto in passato, se è vero che le sanzioni hanno quasi certamente avuto un impatto negativo sull’export dei prodotti agroalimentari italiani verso la Russia, esistono tuttavia altri elementi che, a partire dal 2014, possono aver giocato un ruolo altrettanto importante sull’andamento delle esportazioni italiane verso Mosca.

Uno di questi è sicuramente legato al rallentamento dell’economia russa, che dal 2013 ha iniziato a crescere più lentamente fino ad entrare in recessione nel 2015 (quando ha registrato una crescita del -2,3 per cento).

Un ruolo importante in questa crisi è stato giocato dal prezzo del petrolio, per cui il Pil russo dipendeva nel 2015 – a detta del centro studi Carnegie Moscow Center – per quasi il 70 per cento del totale. È proprio tra il 2013 e il 2015, quando l’economia russa è entrata in recessione, che il prezzo dell’oro nero è diminuito – secondo i dati dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) – più del 50 per cento (da 105,87 dollari al barile nel 2013 a 49,49 dollari nel 2015).

Un altro elemento che può aver avuto un impatto sulle importazioni russe è quello della svalutazione del rublo. Infatti, il valore della valuta russa rispetto all’euro è sceso in due anni di circa il 90 per cento: se nel gennaio 2014 un euro veniva scambiato per 45,1 rubli, nel gennaio 2016 lo stesso scambio avveniva per 85,9 rubli.

Dato che al deprezzarsi della valuta nazionale le importazioni costano di più, è probabile che i cittadini russi abbiano diminuito il loro acquisto di beni esteri dal momento che sono diventati molto più cari.

…e le importazioni calano

L’insieme di tutti questi fattori ha così portato ad una forte decrescita delle importazioni russe da tutto il mondo. Queste sono infatti passate dai 468,6 miliardi di dollari del 2013 ai 263,8 miliardi del 2016, risalendo solamente nel 2017 a 327 miliardi di dollari (nel 2018, con 344,3 miliardi di dollari, le importazioni erano ancora sotto i livelli pre–crisi).

Questo calo ha riguardato sia i Paesi che hanno adottato le sanzioni sia quelli che non lo hanno fatto.

Per esempio, le importazioni dalla Cina sono calate di circa il 34 per cento tra il 2013 e il 2015 (53,2 miliardi di dollari contro 35,2 miliardi), nonostante la Cina non abbia mai posto alcuna restrizione verso la Russia in seguito alla crisi ucraina. Quando l’economia Russa è tornata a crescere nel 2016, tutte le importazioni di Mosca sono aumentate, comprese quelle dei prodotti agroalimentari italiani, il cui divario rispetto al 2013 si è più che dimezzato.

Il verdetto

Matteo Salvini ha detto che le sanzioni russe avrebbero danneggiato l’agricoltura italiana per più di un miliardo di euro.

Il dato citato dal ministro dell’Interno sembra provenire da un articolo di Coldiretti, che però stima in maniera approssimativa – e in sostanza errata – l’impatto che le sanzioni alla Russia hanno avuto sull’export dell’agroalimentare italiano.

Da una parte, il calcolo effettuato da Coldiretti imputa infatti solamente alle sanzioni il calo delle esportazioni agroalimentari italiane verso la Russia mentre, a partire dal 2013, altri determinanti fattori di natura macroeconomica hanno inciso sul calo dell’export.

Dall’altra parte, Coldiretti considera nel suo conto anche il calo delle esportazioni di prodotti (come, ad esempio, le bevande) che non sono stati oggetto di restrizioni, ma la cui è vendita è comunque diminuita in seguito alla crisi economica russa.

Matteo Salvini merita un “Pinocchio andante”.




[1] Gruppi (Ateco 2007)> CA110 – Bevande

Anno > 2015

Modalità di estrazione > Periodo cumulato