Il 30 maggio 2019, ospite a Piazzapulita su La7, l’ex segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani ha parlato (min. 7′ 42″) di evasione fiscale e ha riportato alcuni dati.

Secondo l’ex ministro, «in Italia l’86 per cento delle transazioni avviene in contanti, in Svezia il 13 per cento»

Ma è davvero così? Abbiamo verificato.

L’uso del contante in Italia

Non è semplice quantificare il numero delle transazioni e i relativi strumenti di pagamento in un dato Stato.

Nel 2016 ci ha provato la Banca centrale europea (Bce), che ha commissionato l’indagine Study on the use of cash by households per stimare il valore e il volume dei pagamenti in contanti rispetto agli altri strumenti utilizzabili.

La metodologia utilizzata dalla ricerca ha previsto di raccogliere le informazioni fornite dai residenti dell’area euro attraverso due strumenti: un diario dei pagamenti in cui sono state registrate tutte le transazioni effettuate in un giorno con il relativo importo e lo strumento di pagamento utilizzato, e un questionario relativo alle abitudini di pagamento.

Secondo la Bce, Bersani ha ragione: in Italia l’86 per cento delle transazioni avviene in contanti.

I dati della Banca d’Italia

Nel rapporto L’utilizzo del contante in Italia – pubblicato a gennaio 2019 dalla Banca d’Italia – sono stati elaborati i dati del report della Bce per comprendere meglio le abitudini di pagamento dei consumatori nazionali.

È emerso che in Italia gli strumenti alternativi all’utilizzo del contante sono soprattutto le carte di pagamento (e, quindi, di debito, credito e prepagate) con cui è regolato il 12,9 per cento delle transazioni. Altri strumenti come i bonifici e gli assegni rappresentano l’1,2 per cento delle modalità di pagamento.

La scelta dello strumento di pagamento è strettamente correlata all’importo da pagare: all’aumentare della transazione, diminuisce la quantità di pagamenti effettuata in contanti – opzione utilizzata prevalentemente per i pagamenti di spese comprese tra i 50 euro e i 100 euro.

Per gli importi superiori a questa cifra (che rappresentano solo l’1,7 per cento delle transazioni rilevate) in Italia si è soliti utilizzare degli strumenti di pagamento alternativi ai contanti.

Inoltre, il questionario sulle abitudini di pagamento ha dimostrato che tra gli italiani le spese di importi più elevati e sporadici (come, ad esempio, le rate del mutuo o le assicurazioni) prevedono un maggior utilizzo di strumenti di pagamento alternativi rispetto al contante. Eccezione sono le spese mediche.

L’utilizzo dei contanti in Svezia

Secondo Bersani, in Svezia solo il 13 per cento dei pagamenti sarebbe in contanti. Anche in questo caso, l’ex segretario del Pd ha ragione.

Dal momento che il Paese non ha adottato l’euro, non ci sono dati della Bce a riguardo. Ogni due anni, però la Sveriges Riksbank (la Banca centrale svedese) realizza un’indagine tra i suoi consumatori per individuare le principali abitudini di pagamento all’interno del Paese. Dall’ultimo rapporto (pubblicato a maggio 2018) emerge che la percentuale di coloro che hanno effettuato il loro ultimo pagamento in un negozio tramite contante sia pari al 13 per cento del campione preso in esame.

Nel giro degli ultimi dieci anni in Svezia questa percentuale è diminuita di 26 punti percentuali, passando dal 39 per cento del 2010 al 13 per cento del 2018.

E nel resto d’Europa?

L’Italia non è il solo Paese in cui il contante è il padrone dei pagamenti. Guardando nuovamente al rapporto della Bce emerge che ci sono Paesi in cui l’utilizzo del contante è addirittura superiore rispetto a quanto accade in Italia.

A Malta, per esempio, viene usato nel 92 per cento dei casi, a Cipro e in Grecia nell’88 per cento, in Spagna nell’87 per cento. Raggiungono poi risultati vicini a quello italiano l’Austria (85 per cento), il Portogallo (81 per cento), la Slovenia e la Germania (80 per cento). Meglio fa la Francia (68 per cento) e i valori più bassi si registrano in Finlandia (54 per cento), Estonia (48 per cento) e Olanda (45 per cento).

In generale, quindi, il contante va ancora per la maggiore in numerosi Stati del continente europeo.

Il verdetto

Pier Luigi Bersani ha dichiarato che in Italia l’86 per cento delle transazioni avviene in contanti mentre in Svezia ciò accade solo nel 13 per cento dei casi.

L’ex segretario del Pd ha ragione. I dati della Bce confermano che in Italia l’utilizzo del contante è diffuso per l’86 per cento dei casi e la Banca centrale svedese riporta che, nel 2018, il 13 per cento del campione intervistato ha dichiarato di aver pagato in contanti il suo ultimo acquisto.

In conclusione, Bersani merita un “Vero”.