Il 28 maggio 2019, in un’intervista con La Stampa, l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha commentato i risultati delle elezioni europee, dicendosi «contento che il Nordest sia la sola circoscrizione in cui il Pd guadagni voti».

Ma è davvero così? Abbiamo verificato.

Quanti voti ha preso il Pd?

Alle elezioni europee del 26 maggio scorso, il Partito Democratico ha preso 6.089.853 voti, considerando sia gli elettori in Italia che quelli all’estero. Sul totale delle preferenze, si tratta del 22,74 per cento, secondo su scala nazionale al 34,36 per cento della Lega e superiore al 17,06 per cento del Movimento 5 stelle.

Rispetto alle europee di cinque anni fa, che si tennero all’inizio del governo Renzi, il Pd ha perso oltre cinque milioni di voti: il 25 maggio 2014 ne aveva infatti raccolti 11.203.231. Rispetto alle scorse politiche, invece, ha perso “solo” 380 mila voti circa: il 4 marzo 2018, tra Italia e Valle d’Aosta (6.176.325) ed estero (297.153), era riuscito a ottenerne in totale 6.473.478.

Dove ha preso più voti?

In termini assoluti, la circoscrizione Nord-occidentale è stata quella dove il Pd ha preso più voti, quasi 1 milione e 850 mila; in termini percentuali, la migliore è stata quella dell’Italia Centrale, con il 26,87 per cento delle preferenze (quasi 1,5 milioni di voti).

Nella circoscrizione Nord-orientale (Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna) le preferenze raccolte dal Pd sono state 1.388.378, il 23,84 per cento (Grafico 2).

Chi ha fatto meglio rispetto alle politiche?

Abbiamo elaborato i dati del Ministero dell’Interno (qui consultabili) per capire se in qualcuna delle cinque circoscrizioni il Pd è riuscito a non perdere voti rispetto ai 6.176.325 presi su base nazionale alle scorse politiche (Grafico 2).

Solo nella circoscrizione Nord-orientale il Pd è riuscito a non perdere voti rispetto a un anno fa. Qui le preferenze sono cresciute di oltre il 2 per cento, mentre nelle altre quattro circoscrizioni il numero dei voti è calato. In quella Nord-occidentale, per esempio, i voti persi sono stati 17.402 (quasi l’1 per cento), mentre nelle Isole sono stati 28.646 (circa il 7 per cento sugli oltre 408 mila voti presi alle politiche 2018).

Quanto è contata la candidatura di Calenda?

La circoscrizione Nordest è stata dunque quella in cui il Pd è riuscito a migliorarsi rispetto a cinque anni fa. Proprio tra i suoi candidati in quest’area d’Italia c’era Calenda.

Come ha spiegato YouTrend, l’ex ministro è stato il quarto capolista più votato in tutta Italia, con 276.413 preferenze, circa il 20 per cento dei voti del Pd presi nel Nord-est.

Al primo posto tra i più votati su scala nazionale, c’è Matteo Salvini (Lega), con oltre 2,6 milioni di preferenze, seguito da Silvio Berlusconi (Forza Italia) con più di 560 mila e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) con circa 490 mila voti.

Questa classifica si ripropone anche sul “peso” delle candidature nella circoscrizione dell’Italia Nord-orientale: davanti al quasi 20 per cento di Calenda, ci sono Meloni (le sue preferenze valgono il 22,5 per cento di tutte quelle prese da Fratelli d’Italia nel Nord-est), Salvini (con il 23,2 per cento sui voti della Lega) e Berlusconi (28,3 per cento sui voti di Forza Italia) (Grafico 3).

A differenza di Calenda, però, questi tre leader erano candidati in più circoscrizioni: Meloni e Salvini in tutte e cinque, Berlusconi in quattro.

Il verdetto

Carlo Calenda ha ragione: se si confrontano i dati delle elezioni politiche di marzo 2014 con quelle europee del 26 maggio scorso, il Partito democratico ha incrementato il suo numero di voti solo nel Nordest, ossia nella circoscrizione formata dalle regioni di Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna. Calenda merita un “Vero”.