Questa analisi fa parte della Pagella Politica di Agi e contiene solo il verdetto, con modifiche. Qui puoi leggere l’articolo completo.

Ha ragione il ministro Tria nel sostenere che l’Italia abbia pagato, tramite la sottoscrizione delle quote dell’European Stability Mechanism (Esm) e non solo, per aiutare altri Paesi in difficoltà economica, in particolare per quanto riguarda la capacità di rifinanziare il proprio debito. Allo stesso tempo non ha mai richiesto e quindi ricevuto aiuto dall’Esm o dai suoi predecessori.

È poi vero che l’Italia sia il terzo contributore al capitale dell’Esm e degli altri strumenti, e che dunque abbia contribuito in proporzione di più dell’Austria (che è l’ottavo contributore, con una percentuale più di sei volte inferiore a quella dell’Italia) a salvare i cinque Paesi che hanno ricevuto aiuti, tra cui anche la Grecia.

Questo, tuttavia, non dipende da una particolare generosità di Roma rispetto a Vienna. Il sistema che ha ripartito le quote dell’Esm e degli altri strumenti si basa infatti su due criteri oggettivi quali la popolazione e il Pil, e l’Italia è in entrambe queste classifiche terza nell’Eurozona mentre l’Austria arriva rispettivamente nona e settima.

Giovanni Tria merita un “Vero”.

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