Il 12 maggio 2019, Caterina Avanza, candidata del Partito Democratico alle elezioni europee, ha parlato della percentuale di donne presenti all’interno delle istituzioni europee. Secondo Avanza, le donne sarebbero «soltanto il 35 per cento».

È davvero così? Abbiamo verificato.

L’Ue e la parità di genere

Secondo il Report 2019 on equality between women and men in the Eu curato dalla Commissione europea, a novembre 2018 le esponenti del Parlamento europeo rappresentavano il 36,4 percento del totale. Questo risultato è di sei punti percentuali più alto rispetto alla media di donne presenti nei singoli parlamenti nazionali dell’area, che è pari al 30,2 per cento.

Le donne al di fuori del Parlamento

La rappresentanza femminile all’interno delle istituzioni europee non si esaurisce con il conteggio delle rappresentanti politiche dei diversi Paesi. Ci sono infatti altre figure femminili che operano all’interno delle istituzioni ricoprendo ruoli amministrativi.

Secondo l’European Institute for Gender Equality (Eigee) – l’organismo autonomo creato dall’Ue per occuparsi della parità di genere nell’ambito di tutte le politiche comunitarie – le donne in posizioni amministrative di vertice (senior administrator) sono risultate, nel 2018, il 32,4 per cento del totale.

Scomponendo il dato fra le maggiori istituzioni europee, emerge che le funzionarie in ruoli di rilievo sono per il 33,9 per cento occupate alla Commissione europea, per il 29,3 per cento al Consiglio europeo e il 25,4 per cento al Parlamento.

Sono poi rispettivamente il 31,1 per cento e il 32,9 per cento le donne che ricoprono, sempre all’interno delle istituzioni europee, un ruolo amministrativo di minor rilievo rispetto alla posizione di senior administrator.

Da notare che la Commissione europea – l’istituzione che già l’anno scorso vantava il numero maggiore di donne ai vertici delle proprie funzioni amministrative – ha ulteriormente incrementato la rappresentanza femminile. Al 1° febbraio di questo anno, infatti, le manager presso la Commissione rappresentavano il 39,6 per cento del totale, vicine a raggiungere l’obiettivo del 40 per cento fissato dal presidente Jean-Claude Juncker per il 1° novembre 2019.

Che cosa è cambiato negli anni?

La parità di genere in tutti gli ambiti, dal lavoro alla famiglia, è uno dei principali obiettivi perseguiti dall’Unione europea.

Dal 1979, primo anno in cui il Parlamento europeo è stato eletto direttamente dai cittadini, la parità di genere ha registrato dei progressi, passando dal 15,2 per cento di rappresentanti donne al 36,4 percento attuale.

L’Europa si distingue a livello globale

L’Ue rappresenta la comunità più avanzata nel mondo quanto a parità di genere in politica. Secondo lo studio Gender equality in Europe: what progess in 2019? – realizzato a marzo 2019 dalla fondazione Robert Schuman – a livello globale le donne parlamentari a fine 2018 erano solo il 24,1 per cento, con un incremento di soli 11,5 punti percentuali dal 1995.

Secondo i dati raccolti dall’Inter-Parliamentary Union al 1° gennaio 2019 i Paesi con la più alta percentuale di rappresentanti femminili all’interno del proprio Parlamento erano il Rwanda, Cuba, la Bolivia, il Messico e la Svezia. L’Italia, con il suo 35,7 per cento, si posiziona al 30esimo posto su un totale di 193 Paesi..

Il verdetto


Caterina Avanza (Pd) ha dichiarato che all’interno delle istituzioni europee le donne sono «soltanto il 35 per cento».

Il dato, anche se leggermente impreciso, è in linea con le informazioni ufficiali. All’interno del Parlamento europeo le donne sono il
36,4 per cento; coloro che rivestono un ruolo di rilievo (senior administrator) all’interno delle diverse istituzioni Ue (Commissione Ue, Consiglio Ue e Parlamento Ue) sono il 32,4 per cento del totale. Infine, sono rispettivamente il 31,1 per cento e il 32,9 per cento le donne che ricoprono, all’interno delle istituzioni europee, un ruolo amministrativo.

In conclusione, Avanza merita un “Vero”.