Questa analisi fa parte della Pagella Politica di Agi e contiene solo il verdetto, con modifiche. Qui puoi leggere l’articolo completo.



Anna Maria Bernini ha dichiarato che l’aumento dell’Iva peserà sulle tasche degli italiani per «circa 1.200 euro annui», provocando un calo dei consumi dello 0,7 per cento (pari a un punto e mezzo di Pil). Se invece l’Iva non aumenterà, «il rapporto deficit-Pil balzerà al 3,4 per cento».



La capogruppo di Forza Italia al Senato ha ragione: se non si riuscisse a scongiurare l’aumento dell’Iva, le ripercussioni economiche per chi vive in Italia sarebbero pesanti. Quanto possano essere pesanti tuttavia ancora non si sa con certezza.



La stima di 1.200 euro annui citata dalla Bernini proviene da un’elaborazione del Codacons. Secondo Confcommercio la cifra sarebbe invece di poco inferiore ai 900 euro.



La cifra fornita dal Codacons comunque è calcolata ipotizzando che i consumi restino invariati mentre, sempre secondo l’associazione consumatori, dovrebbero contrarsi dello 0,7 per cento. Un dato, questo, ripreso ancora dalla Bernini. Sul punto tuttavia l’Istat è più ottimista e parla di una contrazione dei consumi “solo” dello 0,2 per cento.



Corretto infine il dato sul “balzo” del rapporto deficit/Pil al 3,4 per cento, nel caso in cui venisse impedito l’aumento dell’Iva ma non venissero trovate altrove le risorse per sterilizzare le clausole di salvaguardia, come certifica Bankitalia. Come detto si tratta di un’ipotesi di scuola, visto che le clausole di salvaguardia sono inserite proprio per evitare che vengano compromessi gli equilibri di finanza pubblica.



Anna Maria Bernini merita un “Vero”.



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