Il 1° marzo 2019, ospite a L’Aria che tira su La 7, Emma Bonino ha dichiarato che in Italia gli interessi pagati sul debito pubblico equivalgono all’intero bilancio del Ministero dell’Istruzione.



Ma è davvero così? Abbiamo verificato.



Il costo degli interessi sul debito



Il debito pubblico italiano è notoriamente molto alto, in relazione con gli altri Paesi europei (e non solo): è uno dei dati più citati nella discussione pubblica sui conti dell’Italia. L’alto debito pubblico implica anche che l’Italia debba destinare ogni anno una quota rilevante del suo bilancio per pagarne gli interessi.



I numeri ufficiali più recenti e affidabili su quanto sia quella spesa vengono dalla Nota di aggiornamento al Def, pubblicata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri alla fine di settembre scorso. Il più recente dossier istituzionale che si occupa della spesa per interessi dell’Italia è stato curato dai servizi studi di Camera e Senato.






Tab. 1: Spesa per interessi debito pubblico dal 2017 al 2021 – Fonte: Servizi studi Camera e Senato



In valore assoluto, la spesa è stata di 65,5 miliardi di euro circa nel 2017 (il 3,8 per cento del Pil); nel 2018 la cifra era leggermente scesa, a 64,4 miliardi di euro (3,6 per cento del Pil). Per il 2019 si stima una spesa pari a circa 66 miliardi di euro (3,6 per cento del Pil) in crescita nei due anni successivi: 69 miliardi di euro per il 2020 (3,7 per cento del Pil) e 72 miliardi di euro per il 2021 (3,8 per cento del Pil).



Il più recente bollettino economico pubblicato dalla Banca d’Italia a gennaio 2019 registra un leggero cambiamento rispetto a quanto stimato qualche mese prima dal governo italiano. Per il 2018 e per il 2019, infatti, la spesa per interessi risulta essere pari al 3,7 per cento del Pil: si tratta di 0,1 punti percentuali in più rispetto a quanto ipotizzato ad ottobre.



Quanto spende l’Italia per l’istruzione?



L’esponente di +Europa confronta questa cifra con il «bilancio del Ministero dell’Istruzione». Paragone simile, tra l’altro, a quello fatto a ottobre dello scorso anno dal commissario Ue per gli Affari economici, il francese Pierre Moscovici (e che avevamo verificato qui).



Vediamo se il paragone è corretto.



L’ultimo aggiornamento della sezione dedicata al bilancio sul sito del Miur è di novembre 2018 e contiene le previsioni di bilancio per il 2017-2019, in base alla legge di Bilancio per il 2017. Dunque cifre non aggiornatissime, visto che sono comunque responsabilità del precedente governo. Ad ogni modo, secondo quel documento sono stanziati circa 56 miliardi di euro per ciascuno dei tre anni.



Si possono però trovare anche stime più recenti: un allegato tecnico alla legge di Bilancio per il 2019, a cura della Ragioneria dello Stato, pone il bilancio totale del Miur a circa 60 miliardi per il 2019 e 58 miliardi nel 2020.



Nel confronto con gli altri Paesi, in base ai dati Eurostat, l’Italia ricopre le ultime posizioni in termini di percentuale del Pil spesa per l’istruzione. Nel 2017 vi hanno investito meno di noi solo la Bulgaria (3,6 per cento del Pil), l’Irlanda (3,3 per cento) e la Romania (2,8 per cento). Ai primi posti troviamo, invece, la Svezia (6,8 per cento), la Danimarca (6,5 per cento) e il Belgio (6,3 per cento).



Il verdetto



Emma Bonino ha sostanzialmente ragione quando dice che in Italia gli interessi sul debito pubblico (circa 65 miliardi di euro) equivalgono all’intero bilancio del Ministero dell’Istruzione. Le cifre sono sicuramente comparabili, anche se il bilancio del Miur è un po’ inferiore (tra i 55 e i 60 miliardi). Bonino merita un “C’eri quasi”.