Il 16 febbraio, in occasione del convegno Le vittime del processo ingiusto (organizzato dalla Camera Penale di Padova), la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati (Forza Italia) ha parlato dello stato attuale del sistema giuridico italiano.



Come riporta La Repubblica, secondo Casellati sarebbero ogni anno circa un migliaio le vittime degli errori giudiziari o di detenzioni illegittime, per un totale di 26 mila individui dal 1992 ad oggi.



Ma è davvero così? Abbiamo verificato.



Di che cosa stiamo parlando?




Non c’è naturalmente modo di sapere quante persone siano state, in assoluto, vittima di un errore giudiziario nel senso più generico possibile, cioè dell’errata decisione di un giudice perché riconosciute colpevoli quando invece erano innocenti, diciamo così, davanti alla Storia. Bisognerebbe infatti investigare caso per caso e ripercorrere tutte le decisioni prese nei processi, cosa che per evidenti motivi è possibile solo per processi di altissimo profilo (pensiamo al caso Sofri o ai casi di cronaca nera che diventano di interesse nazionale, come l’omicidio di Marta Russo o il caso Cogne).



Casellati si riferisce piuttosto alle persone che il sistema giudiziario stesso ha riconosciuto come innocenti in un secondo momento, dopo averli privati della libertà personale o (in un numero ben più raro di casi) averli condannati.



Nella sua dichiarazione, Casellati parla delle persone «che hanno subito un’illegittima restrizione della propria libertà personale», cioè sono state sottoposte ingiustamente a misure cautelari. Per stabilire di quali casi si stia parlando, la presidente del Senato parla di chi è stato assolto in via definitiva – ossia liberato dall’accusa – «con sentenza passata in giudicato». Il passaggio in giudicato di una sentenza stabilisce infatti la definitiva conclusione di un processo: quanto deciso dall’autorità giudiziaria non può più essere messo in discussione.



In sostanza, Casellati sta facendo riferimento a due casi specifici: l’ingiusta detenzione e l’errore giudiziario.



L’ingiusta detenzione (artt. 314-315 del codice di procedura penale) si ha quando un individuo, in attesa del processo, viene privato delle proprie libertà e poi successivamente assolto dai giudici. In questo caso, il soggetto può ottenere dallo Stato un risarcimento per l’ingiustizia subita, per un importo massimo di circa 500.000 euro.



L’errore giudiziario avviene invece quando un soggetto, condannato con sentenza definitiva, viene poi riconosciuto innocente – e quindi assolto – durante un processo di revisione. Questo avviene quando si scopre il vero autore del reato o quando emerge un elemento centrale per scagionare chi era stato precedentemente accusato. Anche in questo caso, lo Stato prevede la possibilità di un risarcimento.



I dati per il 2018




Ottenere i dati ufficiali sulle vittime di ingiusta detenzione ed errori giudiziari non è semplice. In realtà, esiste una legge (art. 15 47/2015) che imporrebbe al ministro della Giustizia di comunicare i dati relativi alle diverse misure cautelari e all’esito dei processi entro il 31 gennaio di ogni anno. Ma, ad oggi, queste statistiche non sono ancora state rese pubblice.



Abbiamo contattato il Ministero della Giustizia e quello dell’Economia, ma al 28 febbraio 2019 non abbiamo ricevuto risposta.



L’11 febbraio 2019, però, Errorigiudiziari.com – un progetto dei giornalisti Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, che si struttura come il primo archivio online per raccogliere tutti i casi di errori giudiziari o ingiusta detenzione – ha pubblicato alcuni dati sulle vittime di malagiustizia in Italia nel 2018, risultato di elaborazioni su informazioni ufficiali fornite dai ministeri di competenza.



Dal 1° gennaio 2018 al 30 settembre 2018, sono stati 856 i casi di ingiusta detenzione, per i quali è stato stimato un risarcimento totale pari a quasi 30 milioni di euro. I casi di errori giudiziari, da gennaio a settembre 2018, erano stati invece nove.



Questi dati – anche se considerano solo i primi nove mesi del 2018 – rispecchiano quanto detto da Casellati: le vittime di ingiusta detenzione o errori giudiziari sono state poco meno di mille.



Dal 1992 a oggi




Secondo i dati del Ministero dell’Economia – elaborati da Errorigiudiziari.com in un articolo del 29 gennaio 2018 – dal 1992 all’inizio dello scorso anno sono state 26.412 le persone che hanno subito un’ingiusta detenzione, ossia una misura di custodia cautelare prima di essere riconosciute come innocenti.



Il numero delle vittime sale a 26.550 se si considerano tutte le vittime di errori giudiziari (138).




Nel complesso, una media annuale pari a poco più di mille casi, numeri in linea con quelli riportati dalla presidente del Senato.



Il verdetto




Maria Elisabetta Alberti Casellati ha detto che ogni anno in Italia sono circa mille le vittime di errori giudiziari e illegittime detenzioni.



La presidente del Senato ha ragione: le elaborazioni dei dati forniti dal Ministero dell’Economia e da quello della Giustizia a Errorigiudiziari.com confermano i numeri citati. Dal 1992 a inizio 2018, oltre 26 mila persone sono state vittime riconosciute di malagiustizia; 865 dal 1° gennaio 2018 al 30 settembre 2018. Naturalmente, resta impossibile sapere quanti siano i condannati riconosciuti colpevoli ma “in realtà” innocenti, in assenza di revisioni dei processi. Visto che utilizza gli unici dati disponibili per trattare l’argomento, Casellati merita un “Vero”.