Giuseppe Conte, ospite a Porta a porta, ha parlato di immigrazione. Secondo il presidente del Consiglio, le rotte del Mediterraneo occidentale e orientale sono quelle «più intense e trafficate», mentre nel futuro i flussi migratori si svilupperanno via terra e dall’Asia.

Ma è davvero così? Abbiamo verificato.

Le rotte del Mediterraneo


Per raggiungere le coste europee attravero il Mediterraneo, i migranti hanno a disposizione tre rotte principali: quella del Mediterraneo centrale, quella del Mediterraneo occidentale e quella del Mediterraneo orientale.

La rotta del Mediterraneo centrale è stata negli ultimi anni la più utilizzata per raggiungere l’Europa. Il percorso prevede che i migranti provenienti dall’Africa settentrionale e subsahariana raggiungano la Libia: da qui partono poi le imbarcazioni dirette verso le coste dell’Italia meridionale. L’utilizzo di questa rotta ha fatto sì che in Libia – come hanno denunciato da diverse Ong (come Medici senza frontiere), dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) – si siano sviluppate reti di traffico e di tratta degli esseri umani.

La seconda via utilizzata dai migranti per raggiungere le coste europee è la rotta del Mediterraneo occidentale. Questa tratta collega l’Algeria e il Marocco alla Spagna, in particolare alla regione meridionale dell’Andalusia e alle coste delle isole Canarie. Le traversate verso l’Europa avvengono, in questo caso, attraverso lo Stretto di Gibilterra e il Mare di Alboran (l’area più occidentale del mar Mediterraneo).

La rotta del Mediterraneo orientale è, infine, quella che interessa le coste della Grecia. Secondo quanto riporta il Consiglio dell’Unione europea, a partire dal 2015 questo percorso ha visto un temporaneo aumento del numero di migranti, dovuto soprattutto alle migrazioni di coloro che scappano dalla guerra in Siria.

Il calo degli sbarchi in Europa

Il più recente rapporto stilato da Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) ha riscontrato, nei primi undici mesi del 2018, una diminuzione del 30 per cento nel numero di entrate irregolari in Europa rispetto al 2017. Secondo Frontex, tale diminuzione è dovuta a una minore pressione migratoria lungo la rotta del Mediterraneo centrale. È davvero così? Passiamo ai numeri.

 

La rotta centrale


Secondo l’Unhcr, nel 2018 sono arrivati in Italia 23.370 migranti, che hanno percorso la rotta del mar Mediterraneo centrale. Rispetto al 2017, quando in totale erano sbarcati sulle coste italiane 119.369 migranti, il calo è di oltre l’80 per cento. Questo risultato è dovuto in larga parte agli accordi presi con la Libia dal precedente esecutivo e dalle politiche dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti.

Tra agosto 2017 e maggio 2018 – periodo intercorso tra l’accordo Italia-Libia e l’insediamento dell’esecutivo Conte – infatti in Italia sono sbarcate 37.586 persone. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si è registrato un calo di oltre 110 mila unità. Il calo degli arrivi registrato nel 2018 segue dunque un trend già iniziato nell’estate del 2017.

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Grafico 1: Migranti sbarcati in Italia (dal 2016 al 2018) – Fonte: Unhcr

 

 

La rotta occidentale


Per quanto riguarda il mar Mediterraneo occidentale, per il 2018 l’Unhcr riporta l’arrivo in Spagna di 58.569 migranti. Rispetto al 2017, quando i migranti approdati sono stati 22.103, si è assistito a un aumento di oltre il 60 per cento.

Come sottolineato da Frontex, a fine 2018 la tratta del Mediterraneo occidentale è stata quella più trafficata. A novembre 2018, rispetto al dato registrato nello stesso periodo dell’anno precedente, la rotta ha infatti aumentato il suo traffico del 29 per cento. La maggior parte dei migranti proveniene dal Marocco ed è di nazionalità guineiana e maliana.

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Grafico 2: Migranti sbarcati in Spagna (dal 2016 al 2018) – Fonte: Unhcr


 

La rotta orientale

Infine, per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo orientale, secondo l’Unhcr sono stati 32.497 i migranti approdati sulle coste greche. Rispetto al 2017 (29.718 unità) si è assistito a una leggera crescita.

Secondo Frontex, da gennaio a novembre 2018, il numero di migranti che hanno percorso la tratta orientale è aumentato del 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gran parte di questo aumento però è dato dagli attraversamenti delle frontiere terrestri. In questo caso, i migranti sono per lo più di nazionalità siriana, afghana o irachena.

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Grafico 3: Migranti sbarcati in Grecia (dal 2016 al 2018) – Fonte: Unhcr

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Grafico 4: Migranti sbarcati in Spagna, Italia e Grecia (dal 2016 al 2018) – Fonte: Unhcr

 

 

Perché la previsione di Conte è poco plausibile

Conte ha sottolineato che in futuro i flussi migratori irregolari verso l’Europa si svilupperanno lungo le rotte «terrestri dall’Asia». Abbiamo contattato Matteo Villa, ricercatore presso l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). La previsione fatta dal presidente del Consiglio sembra essere poco probabile.

Il continente asiatico e quello africano stanno vivendo due momenti di sviluppo demografico ed economico differenti. In Asia, si assiste a un andamento demografico stabile rispetto al passato, associato a una crescita economica elevata. Questo mix fa sì che si sia meno propensi a emigrare. Al contrario, in Africa c’è un costante aumento demografico, non correlato a una sufficiente crescita economica.

Le pressioni migratorie africane verso l’Europa, quindi, non sono destinate a diminuire. La popolazione subsahariana è in costante crescita e tra il 1990 e il 2018 i migranti provenienti da questa regione sono passati da 15 milioni a 25 milioni. Questo significa che negli ultimi 30 anni l’aumento della popolazione africana è andato di pari passo con l’aumento del numero dei migranti.

Inoltre, le previsioni delle Nazioni Unite ci dicono che la crescita della popolazione africana proseguirà anche nei prossimi anni, arrivando a toccare la cifra di 2,5 miliardi di individui nel 2050.

Come spiega l’Ispi in un approfondimento sui numeri delle migrazioni pubblicato a maggio 2018, «se la tendenza a lasciare il proprio Paese restasse la stessa degli ultimi anni (il 2,5 per cento della popolazione), il numero di migranti internazionali provenienti dall’Africa subsahariana crescerebbe da 24 a 54 milioni. Se restasse invariata anche la propensione a raggiungere l’Europa, di questi 30 milioni di migranti in più, circa 7,5 milioni arriverebbero in Europa entro il 2050. Si tratta di circa 220.000 persone all’anno, equivalenti all’1,5 per cento della popolazione dell’Ue e al 12 per cento della popolazione italiana».

 

Il verdetto


Secondo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, oggi le rotte del Mediterraneo occidentale e orientale sono «più trafficate» rispetto a quella del Mediterraneo centrale. Su questo punto ha ragione: i dati sugli arrivi relativi all’intero 2018 confermano che la rotta centrale è quella meno trafficata, se confrontata con quella occidentale (che si posiziona al primo posto) e quella orientale.

La previsione che i flussi aumentaranno soprattutto via terra e dall’Asia sembra invece poco plausibile. È più probabile che i flussi migratori irregolari che interesserano l’Europa nei prossimi anni continueranno a provenire dal continente africano, ancora via mare.

In conclusione, Conte merita un “Nì”.