In una recente intervista con il Corriere della Sera, Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha parlato del CETA, un importante accordo commerciale con il Canada in via di ratifica in questi mesi. L’intervistatore ha chiesto a Salvini se, a un Paese esportatore come l’Italia, convenga ostacolare le liberalizzazioni del commercio internazionale: il leader della Lega ha risposto che il CETA apre la strada a imitazioni straniere di prodotti italiani e al grano canadese, che sarebbe di dubbia qualità.

Verifichiamo la dichiarazione di Matteo Salvini.

Le polemiche sul CETA

Il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) è un accordo tra l’Unione Europea e il Canada approvato dal Parlamento europeo nel febbraio 2017. Entrato in vigore in via provvisoria, è in attesa della ratifica formale da parte degli Stati UE. Anche se per entrare pienamente in vigore deve essere approvato da tutti gli Stati membri dell’Unione, tuttavia, il trattato dispiega già dal settembre 2017 il grosso delle sue misure liberalizzatrici dei commerci. Le principali esclusioni dalla applicazione provvisoria riguardano, fra le altre cose, la protezione degli investimenti finanziari e il sistema giudiziario ad essi legato.

Sul trattato ci sono state diverse posizioni polemiche negli ultimi tempi, tra cui quella del nuovo ministro per le Politiche agricole Gian Marco Centinaio. La Coldiretti ha annunciato una “mobilitazione permanente” per opporsi alla ratifica da parte del Parlamento italiano e diverse altre associazioni e sindacati come CGIL, ARCI e Legambiente si sono espressi contro.

Nel “contratto di governo” firmato da Lega e M5S è presente una netta critica di alcuni aspetti del CETA e la promessa di opposizione ad alcuni aspetti di questo e altri trattati commerciali.

Il CETA e la tutela del Made in Italy

L’Italian sounding a cui fa riferimento Salvini indica i prodotti alimentari stranieri con nomi italianizzati o simili all’originale italiano, come per esempio un formaggio etichettato “Parmesan”, che però non hanno niente a che fare con l’originale italiano, di cui non rispettano disciplinari di produzione, provenienza, standard di qualità e così via.

Senza dubbio l’accordo ha introdotto per la prima volta, nei rapporti commerciali fra UE e Canada, misure volte a rafforzare la tutela dei prodotti tipici italiani e dei loro marchi. In particolare, il Ministero dello Sviluppo economico riporta in una sua pagina istituzionale che l’accordo aiuterebbe in realtà a contrastare la contraffazione, cioè l’Italian sounding, grazie al riconoscimento e alla tutela commerciale in territorio canadese di 143 Indicazioni geografiche (IIGG) europee, di cui 41 italiane. L’accordo prevede inoltre la possibilità di includere ulteriori prodotti fra quelli da tutelare.

Fra quelli già tutelati figurano quattro prosciutti (prosciutto di Parma, San Daniele, Toscano e di Modena), diversi formaggi tra cui proprio il parmigiano reggiano, oltre ad asiago, fontina, gorgonzola, mozzarella di bufala campana e altro, come l’aceto balsamico di Modena.

I critici hanno tuttavia fatto notare che il CETA tutela solo poche decine di prodotti tipici italiani, a fronte degli oltre 290 prodotti tradizionali del nostro Paese inseriti a vario titolo nell’elenco del Ministero per le Politiche Agricole, a cui vanno aggiunte altre decine fra vini tipici e bevande. Ci sono poi alcuni punti specifici nel campo delle denominazioni che sollevano preoccupazioni, come la possibilità di continuare a registrare prodotti in Canada denominati parmesan (l’eccezione è stabilita all’art. 20.21).

Per contro, i sostenitori dell’accordo sottolineano che prima del CETA in Canada non esisteva alcuna tutela specifica per i prodotti tipici italiani e che i contraffattori erano sostanzialmente liberi di invadere il mercato nordamericano con ogni sorta di prodotto con nome italianizzato o uguale al prodotto tipico italiano, senza timori di sanzioni e anzi con la protezione del proprio marchio.

A proposito della copertura comunque parziale assicurata ai prodotti tipici italiani, l’ex ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda ha scritto in una lettera inviata al Corriere della Sera nel luglio 2017 che è sbagliato “pensare che si sarebbe potuto ottenere un riconoscimento integrale e illimitato” dei prodotti tipici italiani, aggiungendo che “l’essenza di un negoziato sta nel raggiungimento di un compromesso”.

Il CETA favorisce l’Italian sounding?

Anche se il CETA include solo alcuni dei prodotti tipici italiani, questi pesano per il 92% del valore delle esportazioni agro-alimentari italiane di qualità, come è stato affermato nel settembre 2017 alla Camera dall’allora ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina, in risposta ad un’interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle.

In breve: non sembra fondata l’accusa di Salvini che il CETA sarebbe addirittura un incentivo all’Italian sounding e alla contraffazione, per lo meno per quanto riguarda alcune decine di prodotti che sono esplicitamente protetti dall’accordo e che costituiscono la stragrande maggioranza delle nostre esportazioni agro-alimentari.

Per quanto riguarda l’Italian sounding che già esiste, e cioè l’apertura del mercato al parmesan e ad altri prodotti copiati, se il ministro dell’Interno si riferiva al mercato nordamericano, questo è già aperto da anni a quel tipo di prodotti locali, che il CETA invece contribuirà a regolamentare per la prima volta.

Se invece Salvini si riferiva al mercato domestico va rilevato, per esempio, che una paventata invasione di prodotti imitati non c’è stata, finora. Nei periodi marzo 2016, marzo 2017 e marzo 2018 il valore delle importazioni italiane di formaggi e latticini dal Canada sono ammontate a zero euro, rispetto a esportazioni di formaggi e latticini italiani verso il Canada sempre superiori a 4 milioni di euro, come evidenziato dai dati Istat della tavola seguente:



 

Inoltre, il CETA porterà ad un abbattimento del 99 per cento dei dazi canadesi nei confronti di molte merci, mettendo quindi i produttori agro-alimentari italiani nelle condizioni di aumentare le proprie esportazioni, che nel 2017 hanno raggiunto il saldo record di 41 miliardi di euro a livello mondiale. Questi dati sono, quindi, in controtendenza rispetto all’affermazione di Matteo Salvini.

Il grano canadese

Circa l’apertura del mercato al grano canadese, l’Italia già importa tali derrate per far fronte alla carenza di semola italiana, che non basta a soddisfare le richieste dei pastifici del Paese. Secondo la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), durante i primi cinque mesi di vigore provvisorio del CETA (ottobre 2017 – febbraio 2018), le importazioni di grano dal Canada verso l’Italia sono però calate su base annua del 53%, passando dalle 520.000 tonnellate nel periodo pre-CETA alle 243.000 recenti.


Questo calo può imputarsi anche alle controversie suscitate dall’utilizzo in Canada di principi chimici attivi banditi o il cui uso è limitato in Europa per motivi di salute. Il glifosato, ad esempio, viene impiegato in Nord America per portare il grano a maturazione in tempi più brevi rispetto a quelli imposti dal clima freddo delle praterie canadesi.

Secondo i critici, il CETA rappresenterebbe una minaccia al principio di precauzione. L’accusa – riassunta ad esempio in questo documento curato da Coldiretti – è che in Canada non ci sarebbero misure sanitarie e fitosanitarie restrittive come quelle europee e che il grano canadese potrebbe mettere a rischio la salute dei cittadini.

Va notato che il CETA dedica un intero capitolo alle “Misure sanitarie e fitosanitarie”, cioè alla sicurezza alimentare e alla salute di persone, animali e piante. Senza addentrarsi in descrizioni del messaggio legale che risulterebbero troppo tecniche, si possono considerare alcuni punti essenziali.

Per prima cosa, il CETA fa proprie le regole del Sanitary and Phytosanitary Agreement (“Accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie”) dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC o WTO secondo l’acronimo inglese), secondo cui gli Stati membri mantengono il diritto di imporre misure a protezione dei propri cittadini e dell’ambiente, purché tali misure siano basate su criteri scientifici.

Inoltre, viene accolto il cosiddetto “principio di equivalenza” della OMC, secondo il quale gli stati membri accettano come equivalenti le misure sanitarie e fitosanitarie degli altri membri, “anche se esse differiscono dalle proprie o da quelle applicate da altri membri che commerciano nello stesso prodotto, se il membro esportatore dimostra oggettivamente al membro importatore che le sue misure raggiungono il livello di protezione sanitaria o fitosanitaria ritenuto appropriato dallo stesso membro importatore”.

Questi due punti garantiscono teoricamente che, in caso di evidenze scientifiche e comprovati timori sanitari sulla qualità dei prodotti, l’Italia e i singoli paesi dell’Unione Europea mantengono la piena facoltà di prendere provvedimenti a tutela dei propri cittadini e dell’ambiente. Tale diritto è affermato anche nello “Strumento interpretativo comune – SIC” che il Consiglio dell’Unione Europea e il Canada hanno approvato e dove si dice che nel caso insorgano delle controversie sull’attuazione del trattato, “il CETA preserva la capacità dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri e del Canada di adottare e applicare le rispettive disposizioni legislative e regolamentari che disciplinano l’attività economica nell’interesse pubblico al fine di conseguire obiettivi legittimi di politica pubblica” ivi inclusi “la protezione e la promozione della sanità pubblica” nonché “la sicurezza dell’ambiente”.


Sull’apertura al grano canadese e sui dubbi avanzati da Salvini circa la sua qualità va notato quindi che, a fronte di un’apertura che di fatto c’è già – il nostro Paese importava centinaia di migliaia di tonnellate di grano canadese già prima dell’accordo – l’Italia mantiene comunque il diritto a future azioni di limitazione o addirittura chiusura all’arrivo del grano d’oltreoceano (o di qualunque altro prodotto coperto dal CETA), se ricorreranno ragioni oggettive di tutela della salute pubblica.

Il verdetto

Matteo Salvini ha dichiarato che il CETA legittima l’Italian sounding, contribuisce alla contraffazione dei prodotti italiani e apre il mercato ai parmesan, alle mozzarille e al grano canadese dalla qualità dubbia. Per quanto riguarda la legittimazione dell’Italian sounding e la contraffazione dei prodotti italiani, i dati raccolti delineano una realtà diversa e per molti versi opposta: decine di prodotti italiani vengono esplicitamente tutelati, aggiungendo protezioni che non esistevano in passato.


Sull’apertura al grano canadese e sui dubbi circa la sua qualità, va notato da un lato che è vero che l’importazione del grano canadese è destinata a diventare più facile; ma anche che l’Italia mantiene il diritto a future azioni di limitazione o addirittura chiusura all’arrivo del medesimo grano (o di qualunque altro prodotto coperto dal CETA), se ricorreranno ragioni di tutela della salute pubblica. Pare legittimo dire che, nel loro complesso, le osservazioni di Salvini sul CETA non siano molto precise. La dichiarazione di Matteo Salvini merita un “Pinocchio andante”.

Share the Facts

2018-07-09 11:06:17 UTC




2

1

6

Pagella Politica rating logo Pagella Politica Verdetto:
Pinocchio andante


«Il CETA, tanto per cominciare, legittima l’Italian sounding, la contraffazione dei prodotti italiani. Apre il mercato ai parmesan e alle mozzarille. E apre il mercato al grano canadese, sulla cui qualità è legittimo qualche dubbio»




Matteo Salvini

Ministro dell’Interno

https://milano.corriere.it/notizie/politica/18_giugno_16/salvini-abbiamo-finito-fare-zerbini-bloccheremo-navi-col-riso-asiatico-2ba4de68-71a1-11e8-8802-e09859fdb268.shtml



Corriere della Sera

domenica 17 giugno 2018

2018-06-17