Beppe Grillo si è occupato dei temi dell’“intelligenza” e del lavoro in un post sul suo blog, nel quale scrive, tra le altre cose, che in Italia si contano 8 milioni di poveri e che i due terzi di questa parte di popolazione è impegnata in ben tre attività lavorative.



Vediamo se i numeri confermano.



Facciamo chiarezza: povertà assoluta e povertà relativa



Quando si parla di povertà è necessario fare una distinzione tra la povertà assoluta e la povertà relativa; si tratta, come specificato dall’Istat, di due insiemi elaborati in modo diverso.



Si trova nella situazione di povertà assoluta chi non ha abbastanza risorse per assicurarsi lo stretto indispensabile. La soglia calcolata dall’Istat corrisponde alla spesa mensile minima necessaria per l’accesso ad un paniere di beni e servizi che, per il contesto e per le caratteristiche della famiglia, è “considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile”, come scrive l’istituto di statistica.




La soglia di povertà assoluta varia in base alla dimensione della famiglia, alla sua composizione anagrafica e a dove vive (regione, città o campagna e così via).



La povertà relativa è invece calcolata rispetto al resto della popolazione. La soglia convenzionale chiamata “linea di povertà” fissa il valore della disponibilità di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. La soglia di povertà per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile pro capite (cioè per una persona) nel Paese.



Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a quel valore sono classificate come povere, in senso relativo. Per i nuclei familiari di diversa ampiezza, il valore della linea si ottiene applicando una scala di equivalenza.



Otto milioni di poveri



Beppe Grillo parla di otto milioni di poveri in Italia facendo riferimento a chi è sotto la soglia di povertà, ma non specifica se si tratta di un valore assoluto o relativo.



Si tratta del secondo caso. La cifra di otto milioni si ritrova infatti nel report Istat sulla povertà in Italia che era disponibile al momento della sua dichiarazione: sono in una situazione di povertà relativa 8 milioni 465 mila individui. Il documento è datato luglio 2017 e contiene i dati relativi all’anno precedente.



Gli otto milioni di poveri relativi corrispondono al 14% dei residenti e sono suddivisi tra donne (4 milioni 339 mila), minori (2 milioni e 297 mila) e anziani (un milione e 98 mila). Nel 2016, la spesa media per persona in Italia, cioè la spesa pro capite che si ottiene dividendo la spesa totale per consumi delle famiglie per il numero totale dei componenti, è pari a 1.061,35€ mensili. Per quell’anno è appunto la “linea di povertà” per una famiglia di due persone cui si è fatto riferimento sopra.



Poco dopo la dichiarazione di Grillo è diventato disponibile anche il report Istat per l’anno 2017, pubblicato il 26 giugno 2018. I dati inerenti la povertà relativa sono in crescita rispetto al 2016, arrivando a coinvolgere 9 milioni 368mila individui, il 15,6% dei residenti.



Gli italiani poveri hanno tre lavori?



Nella seconda parte della dichiarazione, Beppe Grillo afferma che tra gli otto milioni di italiani che risultano essere in condizioni di povertà, due terzi svolge tre lavori. Abbiamo cercato dati, studi e dichiarazioni a riguardo senza riuscire, però, a trovarne alcuno che riporti quella percentuale.



Diversi indizi, però, fanno pensare che sia sbagliata. Per prima cosa, circa tre milioni e 400 mila poveri sono anziani o minori, e dunque fuori dalla forza lavoro: restano circa 5 milioni di poveri in età lavorativa, che sono già così meno dei due terzi del totale (5,6 milioni). Insomma, per essere corretta, l’affermazione di Grillo presupporrebbe che più poveri lavorino di quelli che sono in età per farlo. Non solo: ciascun lavoratore povero dovrebbe avere tre impieghi.



In realtà, come è abbastanza facile intuire, l’incidenza della povertà è più alta nelle famiglie di disoccupati. L’Istat segnala che la povertà colpisce circa il 31% delle famiglie che hanno la persona di riferimento disoccupata (per la precisione il 31%).



C’è un’ulteriore complicazione: in base ai dati a disposizione, non possiamo sapere quanti singoli individui poveri abbiano anche un lavoro, perché, come ci aveva confermato l’Istat in un’altra occasione, il dato non è oggetto di pubblicazione. In quella stessa occasione avevamo provato a fornire una stima dei poveri che lavorano in Italia, molto provvisoria, arrivando a circa il 50% della popolazione povera: e tra questi chi ha due – e a maggior ragione tre – lavori dev’essere un’ulteriore minoranza.



I “doppiolavoristi”




A proposito dei “doppiolavoristi” in Italia, uno studio recente del professor Emilio Reyneri dell’università Bicocca (Introduzione alla sociologia del mercato del lavoro,Il Mulino 2017) ha dedicato spazio al tema. Secondo le sue stime, in Italia si calcolano in totale circa tre milioni di doppiolavoristi, di cui 2,5 milioni regolari e 500 mila in nero.




Abbiamo contattato il professor Reyneri per avere un suo parere circa la seconda parte della dichiarazione di Beppe Grillo («i due terzi ha tre lavori») e ci è stato confermato che quella percentuale non trova riscontro nei dati a disposizione.




In base alle informazioni raccolte, possiamo affermare che in Italia si contano 3 milioni di doppiolavoristi, per i quali però non viene fatta una distinzione a livello di povertà. Anche ipotizzando che l’intera cifra faccia riferimento ai soli poveri relativi – che insomma tutti coloro che hanno due impieghi siano poveri, il che in molti casi non è vero – il dato resterebbe molto lontano dai due terzi di cui parla Grillo.



Il verdetto



Beppe Grillo afferma che i poveri in Italia sono 8 milioni e che due terzi di essi è impegnata in tre lavori.



Come confermato dall’Istat, in Italia si contano più di 8 milioni di poveri. Il dato è quindi corretto, anche se sarebbe stato ancora più preciso affermare che si tratta, in particolare, di povertà relativa. Per quanto riguarda la seconda parte della dichiarazione, e cioè che due terzi dei poveri abbiano tre lavori, non è stato possibile verificare il dato “in positivo” a causa della mancanza di informazioni ufficiali a riguardo. La stima più affidabile sul numero di dopolavoristi, oltre che diverse osservazioni a partire dai dati a disposizione, fanno pensare però che la percentuale di due terzi di “triplolavoristi” sia completamente errata.



Vista la presenza di un’informazione corretta e di una non verificabile – anche se molto probabilmente falsa – Beppe Grillo merita un “Nì”.



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2018-07-03 13:48:40 UTC
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Pagella Politica rating logo Pagella Politica Verdetto:
«Oggi abbiamo 8 milioni di poveri, persone che sono sotto la soglia di povertà e i due terzi ha tre lavori».
Beppe Grillo
Fondatore Movimento 5 Stelle
http://www.beppegrillo.it/noi-siamo-i-numeri-uno/
beppegrillo.it
mercoledì 13 giugno 2018
2018-06-13