Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio dei ministri uscente, ha partecipato alla presentazione dell’Annuario dei dati ambientali e del Rapporto Ambiente, due importanti pubblicazioni ufficiali che forniscono una fotografia della situazione ambientale in Italia. Nel farlo, ha parlato di un successo italiano nel campo dell’“economia circolare” e, contemporaneamente, della strada ancora da fare per quanto riguarda la raccolta differenziata.



Ma che cos’è l’economia circolare? E Gentiloni dice il vero, quando parla del posizionamento internazionale dell’Italia e delle differenze interne nazionali? Siamo andati a verificare.



L’economia circolare



Con l’espressione “economia circolare” si intende un sistema economico dove “il valore di prodotti, materiali e risorse è preservato il più a lungo possibile, e la produzione di rifiuti è ridotta al minimo”. L’assunto teorico (e, come vedremo, normativo) è dunque che sia preferibile vivere in un sistema con un alto tasso di rigenerazione delle risorse messe in moto.



L’Unione europea ha inserito concetti e politiche inerenti all’economia circolare nel Settimo programma di Azione Ambientale dell’Ue per il periodo 2014-2020.



Nel dicembre 2015 la Commissione europea ha adottato un primo piano d’azione finalizzato allo sviluppo dell’economia circolare. Nel 2017 ha creato la European Circular Economy Stakeholder Platform, un forum gestito dalla Commissione e dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) che promuove la partecipazione attiva di partner sociali e società civile alle politiche comunitarie. A gennaio 2018, da ultimo, ci sono state una serie di misure legislative aggiuntive rispetto a quanto già implementato nel corso dei due anni precedenti.



Come misurare a che punto siamo?



Uno degli ultimi documenti ufficiali utili a capire a che punto sia il piano per promuovere l’economia circolare è la Comunicazione della Commissione Europea del 16 gennaio 2018. Gli indicatori di riferimento sono 10 e vengono raggruppati in 4 macro aree:



Produzione e consumo



  • – Autosufficienza dell’Ue riguardo alle materie prime

  • – Appalti pubblici

  • – Produzione rifiuti

  • – Rifiuti alimentari



Gestione dei rifiuti



  • – Tassi di riciclaggio complessivi

  • – Tassi di riciclaggio per flussi di rifiuti specifici



Materie prime secondarie



  • – Contributo dei materiali riciclati al soddisfacimento della domanda di materie prime

  • – Commercio di materie prime riciclabili



Competitività e innovazione



  • – Investimenti privati, occupazione e valore aggiunto lordo

  • – Brevetti



L’immagine qui sotto, tratta dalla Comunicazione della CE, dà una buona idea della relazione tra macro-aree e dei vari obiettivi elencati.






Fonte: Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni relativa al quadro di monitoraggio per l’economia circolare, 16.01.2018



La stessa suddivisione di indicatori viene anche ripresa da uno dei rapporti di riferimento ufficiali italiani sul tema, ovvero Verso un modello di economia circolare per l’Italia – documento di inquadramento e posizionamento strategico, a cura del Ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo economico e pubblicato a novembre 2017.



Raccolta differenziata: come è messa l’Italia?



La raccolta differenziata è soltanto una delle componenti del piano d’azione per lo sviluppo dell’economia circolare, anche se, probabilmente, quella più nota.



Grazie al Rapporto Rifiuti Urbani 2017 dell’ISPRA si può constatare che l’Italia, come afferma Gentiloni, non ha raggiunto in tempo l’obiettivo chiave in termini di raccolta differenziata dei rifiuti municipali: solo nel 2016 è stato superata la soglia del 50% di raccolta differenziata, che era l’obiettivo 2009, e siamo ancora molto lontani dal 65% fissato come obiettivo per il 2012.



Sempre nel rapporto Istat si nota anche lo squilibrio tra nord e sud descritto dal presidente del Consiglio uscente.



Se infatti il Nord ha una percentuale di differenziata dei rifiuti urbani pari, nel 2016, al 64,2%, il Centro segue a oltre 15 punti di distanza (col 48,6%) e il Sud, ancora più lontano, a 25 punti di distanza (col 37,6%).



In valore assoluto la raccolta differenziata ammonta a circa 9,1 milioni di tonnellate di rifiuti al Nord, 3,2 milioni al Centro e 3,5 milioni al Sud.






Riciclaggio dei rifiuti



Se guardiamo all’altro parametro più noto dell’economia circolare e strettamente connesso alla raccolta differenziata, cioè al riciclaggio dei rifiuti, l’Italia si colloca intorno a metà classifica a livello europeo.



Tra i riferimenti internazionali possiamo consultare il rapporto di Eunomia Research & Consulting Ltd e dello European Environmental Bureau (EEB), intitolato “Recycling – Who really leads the world?”, datato novembre 2017. Eunomia è una società di consulenza indipendente britannica, che ha affiancato la Commissione europea nella definizione del “Circular Economy package”.



Il rapporto, qui scaricabile, di Eunomia combina dati Eurostat e OCSE per ottenere una classifica il più veritiera possibile dei 25 Paesi più virtuosi in materia di riciclaggio dei rifiuti. L’Italia ne fa parte e, col 43,6% di percentuale di riciclaggio (dato Eurostat 2015), si colloca al 15esimo posto. Se si considerano soltanto i Paesi UE all’interno della classifica, l’Italia sale al 12esimo posto.



Altri parametri per misurare l’economia circolare



Come dicevamo, la raccolta differenziata – che vede l’Italia in difficoltà rispetto agli obiettivi fissati – non è l’unico parametro per valutare l’economia circolare di un Paese. Se guardiamo al “Monitoring framework” (quadro di monitoraggio) ospitato sul sito Eurostat, troviamo le valutazioni di 10 indicatori nelle 4 aree di riferimento di cui si è detto più sopra.



Nel “circular material use rate” (“tasso di utilizzo circolare”) l’Italia si colloca tra i Paesi più virtuosi, come si vede nella seguente mappa cromatica estratta dai dati Eurostat (a una maggiore intensità di verde, corrisponde un tasso più alto).






Fonte: Monitoring Framework – Circular material use rate – estrazione “Map”



Per gli altri parametri di riferimento indicati da Eurostat (ma non tutti si prestano a stilare una classifica dei Paesi), la situazione è più sfumata.



L’Italia, ad esempio, ha un buon posizionamento per quanto riguarda la percentuale di persone impiegate nel settore sul totale degli occupati (al quinto posto, con il 2,05 percento, dopo Lettonia, Lituania, Polonia e Croazia). Ma anche un punteggio mediocre se si considera il numero di brevetti nel settore del riciclaggio rilasciati ogni milione di abitante (0,58 contro il 2,65 del Paese leader, Finlandia), un valore che è utile per misurare i livelli di innovazione nel settore.



Il verdetto



Gentiloni è nel giusto quando sostiene che la raccolta differenziata non è al passo con gli obiettivi comunitari e che ci sia ancora un forte divario tra Nord, Centro e Sud. Meno corretto invece sostenere che l’Italia sia alla frontiera dell’economia circolare. I dati ufficiali Eurostat forniti attraverso lo strumento di monitoraggio della Commissione tratteggiano una situazione variegata, con alcuni indicatori positivi e altri negativi. Per il presidente del Consiglio uscente “Nì”.



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2018-03-29 14:50:09 UTC
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«Il nostro Paese ha la singolare caratteristica di essere tra quelli più avanzati nell’economia circolare […] e tuttavia non ha ancora raggiunto i suoi target di raccolta differenziata. Ci sono molte differenze tra parti e parti d’Italia sulla differenziata»
Paolo Gentiloni
Presidente del Consiglio
https://www.youtube.com/watch?v=gopGsuuMMYE#t=6m52s
Presentazione del Rapporto Ambiente
martedì 20 marzo 2018
2018-03-20