Lo scorso 21 giugno il sindaco di Roma, commentando la portata nazionale del voto amministrativo di giugno 2017, ha rivendicato un buon risultato del Movimento 5 Stelle, che sarebbe “in crescita”.



Si tratta di un’affermazione fortemente discutibile.



Il sindaco di Roma prende quasi sicuramente spunto da quanto affermato da Beppe Grillo, che in un post sul blog rivendica: “rispetto al 2012 abbiamo triplicato i ballottaggi (furono solo tre all’epoca) e siamo cresciuti in tutte le città in cui ci siamo presentati”.



Tuttavia prendere come pietra di paragone un dato vecchio – di quando il Movimento 5 Stelle non era rappresentato in Parlamento né amministrava alcun comune – ci sembra inadeguato per valutarne la parabola del consenso. Fu anzi proprio nel 2012 che il M5S riuscì ad eleggere i primi propri sindaci: a Sarego, Comacchio, Mira e Parma.



Da allora sono passati cinque anni, durante i quali i pentastellati sono entrati in Parlamento e hanno vinto importanti elezioni amministrative. Il dato che è più indicativo è quindi quello del più recente voto amministrativo, quello del giugno 2016. Rispetto a un anno prima risulta evidente un calo nei consensi del M5S.



I comuni vinti o portati al ballottaggio



In primo luogo su 1.364 comuni che andavano al voto, allora i pentastellati ne conquistarono 4 al primo turno e 19 ai ballottaggi (su 20 a cui partecipavano), tra cui città importanti come Roma e Torino.



Nel 2017, quando andavano al voto 1.004 comuni, il M5S ha vinto due comuni al primo turno (Sarego e Parzanica, rispettivamente 5.184 e 377 elettori) e si presenta in 10 ballottaggi (non nove, come sostiene il sindaco di Roma). Questi ultimi riguardano comuni con meno di 100 mila elettori e solo in 3 casi con più di 50 mila (Asti, Carrara e Guidonia Montecelio). Due di questi dieci sono in effetti in provincia di Roma: la già citata Guidonia Montecelio e Ardea.



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Anche ipotizzando li vinca tutti, il numero di comuni conquistati sarebbe significativamente inferiore all’anno precedente: 12 contro 23, circa la metà.



La percentuale nazionale



In secondo luogo la percentuale che ottiene il Movimento 5 Stelle nei comuni, proiettata come media a livello nazionale, si è parimenti dimezzata (sottolineiamo che si tratta di una proiezione che non ha particolare rilevanza in termini di sondaggio per eventuali elezioni politiche: le ultime rilevazioni di questo genere danno il M5S al 29%).



Dal 20,6% che aveva ottenuto nel 2016 è crollata nel 2017 al 10,3%. Una percentuale questa, elaborata da Youtrend, che oltretutto tiene conto solo dei risultati nei 160 comuni con più di 15 mila abitanti, dove i partiti nazionali ottengono in media percentuali più alte che nei piccoli centri.



È vero che il dato del 2016 tiene conto dell’esito dei ballottaggi e quello del 2017 no, ma il numero di elettori coinvolti nei 10 ballottaggi a cui parteciperà il M5S (340.417 contro i 9.172.026 elettori del primo turno) non è tale da poter alterare significativamente la percentuale.



Il verdetto



Premesso che, per le ragioni già dette, abbiamo preso come pietra di paragone i risultati delle amministrative 2016, e non di quelle 2012 come fa Grillo, possiamo dire che Virginia Raggi meriti un “Pinocchio andante”. In attesa comunque dei ballottaggi di domenica 25 giugno, che potranno dare delle dimensioni più precise al calo del M5S.



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2017-06-23 07:45:44 UTC
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Pagella Politica rating logo Pagella Politica Verdetto:
Pinocchio andante
«Le amministrative? Sono tutte elezioni a sé stanti. Conta moltissimo il peso e l’immagine del candidato. In Italia abbiamo assistito a un fenomeno di crescita M5S dappertutto. Abbiamo ballottaggi in nove città, solo due in provincia di Roma»
Virginia Raggi
sindaco di Roma
Conferenza stampa
mercoledì 21 giugno 2017
2017-06-21