Commentando gli ultimi dati ISTAT sulla disoccupazione, pubblicati il 2 maggio scorso, il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta ha citato qualche dato di confronto europeo per dimostrare il fallimento delle politiche del lavoro dei governi Renzi e Gentiloni. Vediamoli più da vicino.



Il confronto europeo



Per prima cosa, il dato della disoccupazione giovanile: a marzo 2017, ha detto l’ISTAT, si è attestato sul 34,1 per cento – che, come sanno i nostri lettori, non significa che un giovane su tre sia senza lavoro. Rispetto al mese precedente, c’è stato un calo dello 0,4 per cento (che Brunetta descrive come “diminuzione frazionale”). Nel grafico successivo mostriamo la situazione nei principali paesi europei, secondo i dati Eurostat.



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Brunetta ha ragione: la media della disoccupazione giovanile è sotto il 20 per cento sia nell’Unione Europea che limitandosi all’area euro. Se consideriamo l’ultimo mese per cui sono registrati dati da tutti i paesi UE – dicembre 2016 – solo due paesi facevano peggio dell’Italia, con percentuali sopra il 40 per cento: Spagna (42,1%) e Grecia (46,7%).



E la disoccupazione nel complesso? L’ultimo dato ISTAT dice che la disoccupazione italiana è all’11,7 per cento. Il grafico successivo fornisce il confronto europeo per lo stesso mese.



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Anche in questo caso, i numeri di Brunetta sono corretti: 8 per cento per la media dei ventotto Paesi dell’Unione, e 9,5 per cento per l’area euro.



Il divario è in aumento?



Il deputato forzista aggiunge un altro particolare: il distacco tra i numeri italiani e quelli europei sarebbe in aumento. Per verificarlo, registriamo nel grafico successivo il dato medio europeo (UE a 28 Paesi) e quello italiano per la disoccupazione totale e giovanile negli ultimi 12 mesi.



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Per quanto riguarda la disoccupazione totale, la riduzione è stata piccola ma costante in Europa. Dall’8,7 per cento si è scesi all’8 per cento senza mai risalire, tra un mese e l’altro, nell’ultimo anno. In Italia, invece, il numero è oscillato di qualche punto percentuale, ma sempre sopra l’11,5 per cento di un anno fa. Come dice Brunetta, il divario è (leggermente) aumentato.



Nella disoccupazione giovanile, vediamo anche qui una diminuzione lenta, ma costante mese su mese, nell’Unione. Un anno fa il tasso era al 19,1 per cento, contro il 17,2 di oggi. In Italia c’è stata un po’ più di incertezza, ma anche nel nostro Paese la percentuale è calata: dal 37,1 di un anno fa al 34,1 per cento. Qui insomma non si può dire che il divario stia aumentando, specie se guardiamo agli ultimi mesi (ma si tratta comunque di numeri ai massimi storici).



Il verdetto



Renato Brunetta ha citato i numeri corretti per quanto riguarda la media europea della disoccupazione totale e di quella giovanile. Ha poi aggiunto che il divario tra il nostro Paese e il resto dell’Unione “si amplia sempre di più”. In effetti, l’aumento del divario c’è se si guarda alla disoccupazione totale, mentre per quella giovanile la situazione non è in peggioramento. “C’eri quasi” per il capogruppo di Forza Italia.



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2017-05-16 12:30:59 UTC
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C’eri quasi
«A quelli che sostengono che le riforme hanno effetto e gioiscono sul dato della diminuzione frazionale della disoccupazione giovanile, facciamo notare che in Europa questa è sotto il 20 per cento, mentre la disoccupazione complessiva è all’8 per cento (nella zona euro al 9,5 per cento), con un divario che invece di ridursi si amplia sempre più»
Renato Brunetta
Deputato di Forza Italia
Il sito di Renato Brunetta
martedì 2 maggio 2017
2017-05-02