In un lungo post su Facebook in cui ha parlato della povertà nella società odierna e della necessità del reddito di cittadinanza, Alessandro Di Battista ha individuato due tendenze generali nella povertà in Italia e non solo e ha citato, per entrambe le zone, alcuni numeri sulla disparità nella ricchezza personale. Vediamo che cosa dicono i numeri.



I poveri aumentano in Italia?



Per prima cosa, vediamo se “qui da noi” il numero dei poveri è davvero in aumento. Abbiamo a disposizione una fotografia dettagliata grazie al rapporto più recente su “La povertà in Italia”, pubblicato da ISTAT nel luglio 2016 e riferito all’anno 2015. In quell’occasione l’istituto di statistica scrisse che la povertà assoluta era rimasta “sostanzialmente stabile sui livelli stimati negli ultimi tre anni per le famiglie, con variazioni annuali statisticamente non significative”. La percentuale dal 2013 al 2015 è sempre rimasta intorno al 6 per cento per quanto riguarda le famiglie.



Cresceva invece in termini di persone coinvolte, a causa dell’aumento nelle categorie delle famiglie di quattro componenti e delle famiglie di soli stranieri (solitamente numerose). La stessa dinamica – incidenza stabile per le famiglie, in crescita per le persone – si ritrova anche nella misura della povertà relativa, che è di poco superiore al 10 per cento per quanto riguarda le famiglie.



A novembre 2016, durante un’audizione al Senato, il presidente dell’ISTAT Giorgio Alleva ha riassunto così la situazione: “Fino al 2011, la diffusione del fenomeno (della povertà assoluta, ndr) si è mantenuta stabile su livelli prossimi al 4% delle famiglie residenti […]. Un deterioramento della situazione, generalizzato a tutte le ripartizioni, è emerso nel 2012 e nel 2013 quando l’incidenza di povertà assoluta mostra un aumento di circa 2 punti percentuali a livello familiare […]. Negli ultimi due anni, la crescita della povertà assoluta si è invece fermata”. Insomma: la povertà in Italia è stata stabile fino al 2011, per poi aumentare nel 2012 e 2013 e stabilizzarsi ancora.



E nel mondo?



L’aumento dei poveri se consideriamo il mondo intero è invece un fenomeno inesistente. Come certifica la Banca Mondiale, negli ultimi anni – addirittura negli ultimi decenni – c’è un trend positivo di costante riduzione della povertà. In base al suo rapporto 2016 nella seriePoverty and shared prosperity”, basato sui dati globali fino al 2013, “sia la percentuale di persone in povertà estrema sia il numero totale sono stabilmente diminuiti a livello mondiale dal 1990”.



Se nel 1990, infatti, le persone in condizione di povertà estrema erano 1 miliardo e 850 milioni, nel 2010 si era scesi a 1 miliardo e 78 milioni, nel 2012 a 881 milioni e nel 2013 a 767 milioni. Negli ultimi 23 anni i poveri assoluti sono insomma più che dimezzati, anche se la popolazione mondiale è aumentata di circa due miliardi di persone (da 5,3 a 7,3 miliardi). Se nel 1990 un abitante della Terra su tre era in condizioni di povertà assoluta, nel 2013 era soltanto uno su dieci.



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Anche guardando ai dati forniti a maggio 2015 dalla FAO – l’organizzazione dell’Onu che si occupa di agricoltura e alimentazione – si traggono indicazioni incoraggianti: “il numero complessivo delle persone che soffrono la fame nel mondo è sceso a 795 milioni – 216 milioni in meno rispetto al biennio 1990-92”. Una diminuzione del 20% circa. Sempre secondo la FAO, poi, “nei paesi in via di sviluppo, la prevalenza della denutrizione – che misura la percentuale di persone che non sono in grado di consumare cibo sufficiente per una vita attiva e sana – è scesa al 12,9% della popolazione, un calo dal 23,3% di un quarto di secolo fa”.



Il verdetto



Alessandro Di Battista ha dichiarato che in Italia e nel mondo la povertà è in aumento. In realtà, per quanto riguarda l’Italia c’è stata una stabilizzazione del fenomeno della povertà assoluta negli ultimi due anni, dopo un aumento dovuto alla crisi, mentre nel mondo il numero dei poveri è in consistente calo da decenni. “Pinocchio andante” per l’esponente del M5S.