In un’intervista con Euronews, il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo ha argomentato la sua opposizione alla riforma costituzionale. Ha descritto la situazione sociale durante la quale venne concepita la Costituzione, dando anche qualche numero. Vediamo se sono corretti.



Le parole della Costituzione



Ci siamo già occupati, in un’analisi recente, di una dichiarazione resa poco dopo, nella stessa intervista, da Beppe Grillo, che riguarda più da vicino il numero delle parole della Costituzione e la media di termini per ciascun periodo (e articolo). Riprendiamo qui le conclusioni: la Costituzione del 1948 aveva molto meno di 9.369 parole, fermandosi a circa 7.800.



Le diverse modifiche successive hanno comunque progressivamente aumentato il numero di parole del testo costituzionale, che nella sua versione attuale (pre-riforma) è più o meno lungo quanto dice Grillo. Insomma, il riferimento a un testo di oltre novemila parole è un anacronismo.



Negli anni Cinquanta?



Impreciso è anche il riferimento a quanto sia stato steso il testo: l’Assemblea Costituente fu eletta il 2 giugno 1946, quando gli italiani furono chiamati anche a votare nel referendum sulla forma istituzionale dello stato (se repubblicano o monarchico). La prima seduta della Costituente, formata da 556 deputati, si tenne il 25 giugno successivo. I lavori continuarono fino al 31 gennaio 1948.



Poco prima di allora, nella seduta pomeridiana del 22 dicembre 1947, il testo della nuova Costituzione fu approvato a scrutinio segreto con 453 voti favorevoli e 62 voti contrari. Come stabiliva la XVIII disposizione transitoria e finale del testo, la Costituzione entrò in vigore il 1° gennaio 1948, dopo essere stata promulgata dall’allora capo dello stato Enrico De Nicola.



Come si vede – e come è noto – la Costituzione venne interamente concepita negli anni Quaranta, in circa un anno e mezzo tra il 1946 e il 1947.



Un laureato ogni mille persone



Grillo dice inoltre che quando venne stesa la Costituzione gli italiani erano “tutti ignoranti” e cita la percentuale assai bassa dei laureati – una persona su mille. Tramite i dati storici sull’istruzione dell’ISTAT* possiamo tracciare un quadro più preciso. Nel grafico sottostante riportiamo i livelli di istruzione per la popolazione con più di sei anni di età, come emergono dai censimenti decennali fatti a partire dal 1951.



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Come si vede, la quota di laureati, nel 1951, era di circa una persona su cento. In numeri assoluti, appena 422 mila persone su 47,5 milioni di abitanti. Oggi la quota è salita all’11,2 per cento, più di una persona su dieci. Nel 1951 la larga maggioranza della popolazione era in possesso della sola licenza elementare. Tra gli altri, quasi un terzo era senza alcun titolo di studio, mentre l’analfabetismo riguardava quasi cinque milioni e mezzo di persone, il 12,9 per cento.



La dimensione della nostra ignoranza



Ma quanti italiani, in concreto, erano in grado di capire il testo costituzionale? Il linguista Tullio De Mauro, in un saggio recente che abbiamo già avuto modo di citare**, ha calcolato l’indice di leggibilità del testo costituzionale attuale (utilizzando l’indice Gulpease) che tiene conto della lunghezza delle frasi e delle parole.



La Costituzione italiana ha un indice di leggibilità di 50, in una scala che va da zero (leggibilità minima) a 100 (leggibilità massima). Per essere “molto facile” per persone con una laurea o un diploma, prosegue De Mauro, un testo deve avere indice di leggibilità da 70 in su (il 4,3 per cento della popolazione nel 1951, il 41,4 per cento oggi). Per risultare molto facile a chi ha una licenza media deve avere indice di leggibilità 80 (il 5,9 per cento nel 1951, il 29,8 per cento oggi); mentre per chi ha la sola licenza elementare i testi “molto facili” sono quelli con indice superiore a 95 (il 59 per cento della popolazione nel 1951, il 20,1 per cento oggi).



Dunque, conclude De Mauro, “nessuna parte della Costituzione risultava ‘molto facile’ per nessuno strato della popolazione italiana degli anni in cui fu concepita”. Elaborando ulteriormente a partire dall’indice di leggibilità, il linguista scrive che “la Costituzione fu ed è un testo capace di raggiungere, sia pure con una lettura assistita e spiegata, tutta la popolazione con almeno la licenza elementare, cioè, nei nostri anni, oltre il 90%. Essa poté o, meglio, avrebbe potuto raggiungere, negli anni in cui fu scritta, il 41,8% della popolazione non analfabeta”.



Il verdetto



Beppe Grillo dice che la Costituzione fu scritta quando il grado di scolarizzazione degli italiani era bassissimo. È vero, anche se nel riportare i singoli dati compie almeno tre imprecisioni: il numero di parole del testo, la percentuale dei laureati e il decennio in cui fu formulato. “C’eri quasi” per il leader del Movimento 5 Stelle.



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* Serie storiche ISTAT / Livello di istruzione e analfabetismo / Popolazione residente in età da 6 anni in poi per livello di istruzione e ripartizione geografica ai censimenti – Censimenti 1951-2011



** Introduzione alla Costituzione della Repubblica Italiana, Torino, UTET, 2015.