Durante un intervento all’università di Catania il 21 maggio scorso, il ministro per le Riforme Costituzionali Maria Elena Boschi è stata al centro di un episodio che ha avuto una certa risonanza sui media italiani. Uno studente 22enne di giurisprudenza, Alessio Grancagnolo, è intervenuto con una lunga e appassionata critica alla riforma costituzionale e alla nuova legge elettorale approvate dal governo Renzi.



Lo studente si è scagliato, tra le altre cose, contro il premio di maggioranza previsto dal cosiddetto “Italicum” (legge 6 maggio 2015, n. 52). Il meccanismo assegna 340 seggi alla lista che raggiunge il 40 per cento dei voti al primo turno o, nel caso in cui nessuna lista raggiungesse la soglia, li assegna a chi vince il ballottaggio tra le due liste più votate al primo turno. Lo studente ha commentato che “in nome della stabilità di governo, si sacrifica la rappresentanza”.



Nella sua risposta, il ministro Boschi ha difeso il premio di maggioranza assegnato nel nuovo sistema in Italia, aggiungendo un confronto con il Regno Unito, dove le storture causate da esso sarebbero state ben maggiori nell’ultima tornata elettorale.



Il sistema britannico



Il sistema elettorale britannico per la Camera dei Comuni è il cosiddetto first past the post (FPTP). L’intero territorio del Regno Unito è diviso in 650 circoscrizioni in base alla popolazione: ogni circoscrizione comprende 60-70 mila aventi diritto al voto e ben 533 di esse si trovano in Inghilterra. L’elettore, in ogni circoscrizione, è chiamato a esprimersi su un candidato soltanto, e chi ottiene più voti avrà il seggio di quella circoscrizione a Westminster.



Proviamo a capire le conseguenze di questo sistema a livello nazionale. Immaginiamo un’elezione a cui si presentano soltanto tre partiti (A, B e C) e in cui, per assurdo, i voti di tutti e 650 collegi vanno nello stesso modo: due partiti, A e B, si fermano al 33%, mentre C riesce sempre a prendere un po’ di più e raggiunge il 34%. Il parlamento che ne uscirà sarà formato solo da rappresentanti di C, perché gli altri due partiti non sono riusciti a vincere nessuna singola corsa (nonostante abbiano preso più o meno lo stesso numero di voti).



Come sono andate le ultime elezioni



Con il FPTP, quindi, c’è di solito un notevole scostamento tra le percentuali di voto a livello nazionale e il numero di seggi ottenuti. Di solito, a un partito basta vincere poco più di un terzo dei voti per ottenere una maggioranza assoluta dei seggi. Vediamo in concreto come sono andate le cose alle elezioni del 2015 a cui fa riferimento il ministro (risultati tratti da qui).























































Partito



N° voti

Perc. voti

N° seggi

Perc. seggi

Conservatori

11.334.726

36,9%

331

50,9%

Laburisti

9.347.324

30,4%

232

35,7%

Scottish National Party

1.454.436

4.7%

56

8,6%

LibDem

2.415.862

7,9%

8

1,2%

UKIP

3.881.099

12,6%

1

0,1%

Verdi

1.156.149

3,8%

1

0,1%


Il ministro Boschi riporta correttamente la situazione che si è venuta a verificare. Il partito euroscettico e populista di Nigel Farage, l’Ukip, ha ottenuto più del 12 per cento dei voti, ma un solo rappresentante. È andata molto meglio allo Scottish National Party, un partito “regionale” che ha vinto in quasi tutti i 59 seggi assegnati alla Scozia e ha quindi portato a Westminster 56 deputati.



Il partito conservatore, che ha ottenuto una maggioranza che gli permette di governare da solo, lo ha fatto con poco meno del 37 per cento dei voti. Per quanto riguarda i numeri, Maria Elena Boschi ha citato giustamente solo quest’ultimo, mentre negli altri casi la memoria l’ha tratta in inganno: il partito “regionale” scozzese (Snp), non ha ottenuto 18 rappresentanti ma più del triplo, 56; l’Ukip è rimasto molto lontano dai dieci milioni di voti ed è rimasto al di sotto dei 4 milioni.



Il verdetto



Maria Elena Boschi cita il caso del Regno Unito per mostrare che ci sono altri casi di leggi elettorali, oltre all’Italicum, in cui le maggioranze assolute dei seggi parlamentari possono essere ottenute con meno (a volte molti meno) voti. La sostanza dei casi che presenta è corretta, anche se i numeri sono un po’ imprecisi. “C’eri quasi” per il ministro.