Il governatore lombardo polemizza, ringraziando ironicamente Renzi per le perdite subite dalla Lombardia a causa dell’embargo europeo alla Russia. Maroni fa riferimento alle sanzioni economiche imposte dall’Unione Europea a Mosca a seguito della crisi politico-militare dell’Ucraina. Con il Regolamento UE n. 692 del giugno 2014, Bruxelles impone delle restrizioni all’import di prodotti russi provenienti dalla Crimea o Sebastopoli in Europa, che vengono inasprite con il successivo Regolamento UE n. 825 che aggiunge restrizioni sugli investimenti in settori come trasporti, telecomunicazioni e energia. A fine luglio 2014, il Regolamento UE n. 833 impone ulteriori sanzioni, tra cui restrizioni sull’export europeo alla Russia di determinate tecnologie. A queste sanzioni, il Presidente russo Vladimir Putin risponde impedendo l’importazione dall’Occidente di prodotti agroalimentari (si veda qui una timeline della vicenda).



Le perdite in Russia



Il dato citato da Maroni è tratto da uno studio della Cgia di Mestre: la Lombardia avrebbe perso 1,18 miliardi di euro lo scorso anno (non 1,8 miliardi come riportato nel titolo dell’articolo di Repubblica). Le elaborazioni della Cgia si basano a loro volta su dati Istat e mostrano come complessivamente l’export italiano in Russia sia calato di 3,6 miliardi da prima a dopo l’embargo. Secondo la Cgia tra il 2013 e il 2015 gli export lombardi in Russia sono calati di quasi 1,2 miliardi di euro, come dice Maroni, facendo della Lombardia la regione maggiormente colpita. Andando a osservare direttamente i dati Istat si ritrova infatti una variazione percentuale di -31% per gli export e -21% per gli import tra il nostro paese e Mosca tra maggio 2014 e maggio 2015.



I guadagni in altri mercati



Se da un lato l’export verso la Russia ha senz’altro subito una flessione, con conseguenze economiche per l’Unione, dall’altro è importante vedere se vi sia stato un “dirottamento” degli stessi export verso altri partner commerciali. Secondo la Commissione Europea infatti, dall’inizio dell’embargo, l’export complessivo di prodotti agroalimentari dei Paesi dell’Unione verso l’estero è complessivamente aumentato del 5,7%. Questo perchè le perdite dovute all’incrinamento dei rapporti con la Russia sono state compensate dall’apertura verso altri mercati, come la Cina, la Corea del Sud, l’Egitto e gli Stati Uniti. Se si guarda ai singoli settori, si nota che la compensazione non è avvenuta per tutti i prodotti: mentre per le carni le esportazioni sono aumentate o rimaste costanti nonostante le perdite sul mercato russo, per formaggi e verdure il saldo complessivo è negativo, ovvero la chiusura del mercato russo non è stata compensata completamente dalle vendite in altri Paesi.



Se guardiamo nello specifico al nostro Paese vediamo che a fronte di un calo delle esportazioni in Russia, pari a oltre il 30% (confrontando il periodo agosto 2013-luglio 2014 con il periodo agosto 2014-luglio 2015), le esportazioni di prodotti agroalimentari fuori dall’Ue sono aumentate del 10%. Le esportazioni tra l’Italia e gli altri Paesi dell’UE28 sono invece calate del 5%. Complessivamente il valore delle esportazioni italiane nell’agroalimentare è rimasto pressoché costante (quasi 34 miliardi sia nel periodo 2013-2014 che nel periodo 2014-2015).



Anche secondo l’Istat (Serie storiche), le esportazioni italiane nel periodo gennaio-maggio 2015 sono state maggiori dello stesso periodo del 2014 (4,1%) e anche il saldo della bilancia commerciale è positivo.



La Lombardia



I dati sopra presentati riguardano rispettivamente l’Europa e l’Italia. Vale lo stesso ragionamento per la Lombardia? Second Istat (Serie storiche), tra il 2014 e il 2015 le esportazioni della Regione sono aumentate dell’1,5%. In particolare quelle nord-occidentali avrebbero beneficiato di aumenti dell’export verso Paesi come Spagna (+9,3%), Romania (+11,1%), Stati Uniti (+27,4%), India (+11,1%) e la zona oceanica (+15,9%).



Il verdetto



I dati citati da Maroni riprendono correttamente quanto riportato dall’articolo della Cgia. Per completezza bisognerebbe però aggiungere che l’export è complessivamente aumentato e che le perdite russe sono compensate da un aumento di export in altre zone del mondo, anche se con differenze tra settori produttivi.