Alla Leopolda 2015, Paolo Gentiloni ha partecipato a un question time in cui ha risposto ad alcune domande del pubblico sulla politica estera italiana. La seconda di queste riguardava “come coniugare accoglienza e sicurezza nazionale” e, nella risposta, il ministro ha tracciato un parallelo tra i Paesi che non vogliono accogliere immigrati nel proprio territorio e quelli più anziani.



Gentiloni intendeva sottolineare l’opportunità, per i Paesi europei in via di invecchiamento di ricevere benefici dall’afflusso di immigrati in termini sia demografici sia di forza-lavoro. Uno di questi Paesi, secondo Gentiloni, è l’Ungheria che, al contrario, si è contraddistinta per un atteggiamento particolarmente duro nei confronti dei migranti nelle fasi più acute dell’ondata migratoria di quest’estate, con la costruzione di una rete sormontata da filo spinato lungo i 175 chilometri di confine con la Serbia. Il primato ungherese citato dal ministro è attendibile?



Quali sono i Paesi con più over 60



Dal database di statistica Eurostat siamo riusciti ad ottenere i dati demografici dei Paesi europei per la popolazione con più di 60 anni. Riassumiamo nel grafico successivo quelli riferiti al 2014:



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Come si vede, l’Ungheria è molto lontana dal primo posto. La popolazione ungherese con più di 60 anni rappresenta il 24,4% (leggermente più bassa della media Ue – 24,6%) e occupa la tredicesima posizione. In testa alla classifica ci sono Italia (27,4%) e Germania (27,1%), due Paesi che non si sono contraddistinti per una posizione particolarmente dura sui migranti; anzi, la Germania ha preso decisioni politiche coraggiose come l’accoglimento dei siriani (riviste però nelle ultime settimane).



Chi non vuole i migranti



A chi si riferisce il ministro quando parla di Paesi che “non vogliono accogliere i migranti”? Probabilmente a quelli che hanno votato contro il sistema di quote obbligatorie inserito nel piano approvato dai ministri dell’Interno dell’Unione Europea a fine settembre, secondo cui 120.000 migranti sarebbero stati redistribuiti con un sistema di quote ai Paesi Ue. Tali Paesi sono Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria: questi ultimi due hanno anche annunciato un’azione legale contro il piano. La Finlandia si è astenuta.



Il parallelismo che fa Gentiloni però non regge: tutti e quattro i Paesi che hanno votato contro sono lontani dalle prime posizioni nella percentuale di ultrasessantenni. Dell’Ungheria si è già detto, mentre in Romania e Repubblica Ceca la percentuale è ancora inferiore (rispettivamente 23,2 e 24,3%). La Slovacchia, poi, ha una proporzione tra le più basse d’Europa, con il 19,9%.



Il tasso di invecchiamento in Europa



Il ministro fa riferimento anche al “tasso di invecchiamento”, che si misura in base a diversi indicatori statistici, tra cui il rapporto tra la popolazione over 65 e quella nella fascia d’età 0-15 anni. Eurostat non fornisce dati aggiornati per questo indice specifico, ma l’Istat, nel suo rapporto “Noi Italia 2015”, riporta la classifica europea in base ai dati del 2013.



Rispetto alla classifica che abbiamo riportato sopra, il quadro cambia leggermente: l’Italia scivola dal primo al secondo posto, superata dalla Germania (158,4% contro 151,4%). L’Ungheria è al decimo posto con il 118,9%, poco sopra la media Ue del 112%. Gli altri Paesi che abbiamo ricordato – Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia – sono molto al di sotto della media, rispettivamente al 17°, 18° e 25° posto.



Una delle caratteristiche demografiche principali dei Paesi dell’ex blocco sovietico – il gruppo entro cui c’è stata la maggior opposizione alle politiche europee di accoglienza ai migranti – è che molti di essi hanno avuto negli ultimi anni un tasso di crescita della popolazione negativo. Questo vale per Ungheria e Romania, ma non per Repubblica Ceca e Slovacchia. Inoltre, il generale invecchiamento della popolazione, comune a tutta Europa, per i Paesi dell’Est si unisce a livelli di reddito relativamente più bassi. È un’altra caratteristica ben nota ai demografi: ad esempio, qualche anno fa è stata oggetto dello studio “From Red to Gray” della Banca Mondiale.



Il verdetto



Paolo Gentiloni fa un parallelo tra i Paesi meno accoglienti nei confronti dei migranti e quelli che invecchiano più in fretta. I dati, però, smentiscono che ci sia una correlazione tra quell’atteggiamento politico e le caratteristiche demografiche, sia che si consideri il tasso d’invecchiamento sia che si guardi alla percentuale di over 60. “Panzana pazzesca” per il ministro degli Esteri.