Lo scorso 15 febbraio, Tg-news24* ha pubblicato un articolo dal titolo “Addio alla pensione di reversibilità: il Governo fa cassa sulle vedove”. Nel pezzo si legge che l’esecutivo “vuole far cassa sulla pelle delle vedove, andando a toccare anche la pensione di reversibilità”, cioè la parte della pensione che spetta a uno dei due coniugi dopo la morte dell’altro.



Tutto partirebbe “dall’allarme lanciato dal segretario generale dello Spi-Cgil, Ivan Pedretti che, sulle colonne dell’Huffington Post, denuncia l’arrivo di un disegno di legge delega del Governo alla commissione lavoro della Camera, contenente un punto molto controverso che andrebbe ad incidere appunto sul diritto alla pensione di reversibilità”.



Quali sarebbero le conseguenze? “Spiegato con parole semplici, secondo il ddl (ndr disegno di legge) le reversibilità saranno considerate prestazioni assistenziali e non più previdenziali. Ciò significa letteralmente che l’accesso alla pensione di reversibilità sarà legato all’Isee e quindi al reddito familiare, andando a ridurre inevitabilmente il numero delle persone che continueranno a veder garantito questo diritto”.



Si tratta però di una notizia vecchia di due anni, superata ma spacciata per attuale. Il testo del pezzo di Tg-news24 è infatti la trascrizione letterale di un articolo di Marina Crisafi pubblicato sul sito StudioCataldi.it il 14 febbraio 2016. Lo stesso allarmedi Ivan Pedretti, il segretario generale dello Spi-Cgil citato nell’articolo di Crisafi, è infatti stato pubblicato sull’Huffington Post il 12 febbraio del 2016. Pochi giorni dopo, lo stesso ministro del Lavoro Giuliano Poletti, in un post su Facebook, era intervenuto scrivendo che “la polemica sulle pensioni di reversibilità è totalmente infondata. […] La proposta di legge delega del Governo lascia esplicitamente intatti tutti i trattamenti in essere. Per il futuro non è allo studio nessun intervento sulle pensioni di reversibilità; tutto quello che la delega si propone è il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale”.



Tg-news24 non fornisce al lettore nessuna indicazione temporale all’interno dell’articolo e come fonte inserisce un link che non rimanda al vecchio pezzo originario di Crisafi, ma direttamente al sito StudioCataldi.it.



Inoltre, lo stesso Pedretti, ad aprile del 2016, cioè due mesi dopo il suo allarme lanciato sull’Huffington Post, ha pubblicato un altro articolo in cui si legge che l’intenzione del governo era quella di rivedere la questione sulle pensioni di reversibilità tramite un emendamento per chiarire definitivamente la vicenda.



Il 26 aprile dello stesso anno, il Ministero del Lavoro ha pubblicato una nota ufficiale in cui specificava: “Non è previsto nessun intervento di razionalizzazione delle prestazioni di natura previdenziale, a partire dalle pensioni di reversibilità. A metterlo per iscritto è il Governo, che ha predisposto uno specifico emendamento al Disegno di Legge Delega contenente norme relative al contrasto della povertà, che ha iniziato l’iter parlamentare nelle commissioni riunite Lavoro e Affari Sociali della Camera. L’emendamento predisposto dal Governo, che verrà presentato non appena saranno aperti i termini relativi, e quindi dopo la conclusione del ciclo di audizioni sul provvedimento, propone, infatti, la soppressione del riferimento alla razionalizzazione ‘di altre prestazioni anche di natura previdenziale, sottoposte alla prova dei mezzi’. In questo modo si esclude, in maniera assoluta, qualsiasi tipo di intervento su prestazioni quali le pensioni di reversibilità e le integrazioni al minimo”.



Lo stesso Ministero il 1° giugno del 2016 annunciava di aver presentato l’emendamento, poi approvato a fine dello stesso mese dalla Commissione Lavoro della Camera.



*Aggiornamento 22 febbraio 2018: la notizia è stata pubblicata anche su informazionelibera.agency, attivotv.it, iozummo.com, mondoit.info, italia.migliori.org, streamingneuws.com, giph.it.